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Mestre, pullman precipita dalla sopraelevata: 3 minori tra i 21 morti. «Il mezzo viaggiava lentamente». È polemica sullo stato del guardrail

Passeggeri di varia nazionalità, trovati documenti tedeschi e ucraini. Prima ipotesi sulle cause: un malore dell’autista, un italiano di 40 anni

Aggiornato il 4 ottobre 2023, ore 22:00

Pullman cade da cavalcavia a Mestre. 21 morti. Polizia sul posto

4' di lettura

Ci sono due bambini - un neonato di pochi mesi, e un 12enne - e anche una ragazza minorenne tra le 21 vittime dell’incidente del pullman avvenuto a Mestre. Non ci sono stati nuovi decessi tra i 15 feriti portati negli ospedali della regione. Sono state tutte identificate le 21 vittime. Secondo i dati della prefettura di Venezia, si tratta di nove cittadini ucraini, 4 romeni, 3 tedeschi, due portoghesi, un croato, un sudafricano e l’unico italiano, l’autista del bus. In base a quanto riferito dal prefetto di Venezia, Michele Di Bari, i 15 feriti sono tutti stranieri: quattro sono cittadini ucraini, due sono spagnoli, due austriaci, un tedesco, un croato e un cittadino francese. Minorenni anche tra i feriti, una ragazzina di tre anni ricoverata a Padova con gravi ustioni e due tedeschi a Treviso.

Il pullman, noleggiato da un campeggio di Marghera, è precipitato da un tratto sopraelevato di via dell’Elettricità, a Mestre, nella serata di martedì 3 ottobre, finendo sul sedime ferrioviario che scorre a fianco della strada. Il pullman, sottolinea il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, ha fatto un volo di 30 metri prima di schiantarsi.

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L’indagine: il pullman viaggiava lentamente, nessun incendio prima della caduta

La Procura della Repubblica di Venezia ha aperto un fascicolo d’inchiesta sul terribile incidente. Sotto la lente degli inquirenti le immagini delle telecamere di sicurezza puntate sul cavalcavia, per capire meglio la dinamica dello schianto. Sul luogo del disastro è giunto nella tarda serata di martedì anche il procuratore capo, Bruno Cherchi. Nella notte un obitorio di fortuna, tirando alcuni teli fra i piloni, è stato creato sul teatro della strage. Sul posto le ambulanze hanno raccolto le vittime per portarle all’obitorio. La zona è stata recintata e chiusa.

«A breve avremo la velocità del mezzo, ma dalla testimonianza di chi era all’esterno o viaggiava sui sedili del bus andava lentamente». È uno dei dettagli forniti da Cherchi. Al momento sono stati sentiti i feriti meno gravi, gli otto in terapia intensiva saranno sentiti successivamente quando le condizioni di salute lo consentiranno.

Oltre ad detreminare la velocità del mezzo verranno disposti accertamenti sulla salma dell’autista, così come sulle batterie al litio e le scatole nere presenti sul mezzo elettrico - «dobbiamo accettare se è un intervento ripetibile o no» specifica il procuratore capo - si procederà, inoltre, a controllare le condizioni del pullman sequestrato. «In questo momento stiamo cercando di fare le prime cose urgenti, rispetto alla situazione sanitaria, il resto potremmo farlo con più calma» con avviso alle parti e incarichi ai consulenti, conclude il procuratore. «Stiamo lavorando sulla dinamica dell’incidente che ha visto il bus toccare e scivolare lungo il guardrail per un cinquantina di metri, e infine, con un’ulteriore spinta a destra, precipitare al suolo», ha detto ancora Cherchi. «Non ci sono segni di frenata, né contatti con altri mezzi» ha aggiunto. «Non si è verificato alcun incendio - ha spiegato - né dal punto di vista tecnico né c’è stata una fuga di gas delle batterie a litio che ha provocato fuoco e fumo».

La Procura di Venezia ha comunque aperto un fascicolo con l’ipotesi di omicidio stradale plurimo. «Non ci sono allo stato indagati - ha detto il Procuratore Bruno Cherchi - mentre il guardrail, la zona di caduta del bus e lo stesso mezzo sono sotto sequestro».

Il punto in cui e' precipitato il bus a Mestre

I feriti sono stati portati negli ospedali di Mestre, Treviso, Padova, Mirano e Dolo. Anche l’autista del mezzo, Alberto Rizzotto, trevigiano, 40 anni, è morto nello schianto. Sotto shock i suoi colleghi, che lo definiscono un conducente esperto, che svolgeva l’attività da 7 anni. Rizzotto aveva postato l’ultimo messaggio su Facebook martedì sera, alle 18.30, un’ora e mezza prima della tragedia: «Shuttle to Venice» (navetta per Venezia) aveva scritto, geolocalizzandosi davanti allo «Hu Camping Town» di Marghera, dove alloggiavano i turisti del pullman, tutti di varia nazionalita, tra cui tedeschi e ucraini. L’autista era dipendente della Martini Bus, che aveva noleggiato il mezzo alla società La Linea, con una quale aveva un contratto per il trasporto dei turisti a Venezia.

Mestre, pullman precipita dalla sopraelevata

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L’ipotesi del malore dell’autista. Il guardrail era obsoleto?

«Allo stato non siamo in grado di fare una ricostruzione precisa degli avvenimenti», ha detto il procuratore Bruno Cherchi, annunciando che verrà disposta un’attività medico-legale «sia per attività ordinaria di controllo sia anche perché possiamo immaginare che vi sia qualche soggetto privo di documenti e dobbiamo provvedere ad acquisire tutti gli elementi necessari per l’identificazione». Tra le ipotesi che si stanno vagliando sulle cause dell’incidente c’è quella di un malore dell’autista. «L’autobus era nuovo e lui era bravo», sostiene Massimo Fiorese, amministratore delegato de La Linea. Un video diffuso sembra suffragare l’ipotesi di un malore: «Si vede il pullman, un mezzo molto pesante perché elettrico - dice Fiorese - poco prima di cadere dal cavalcavia. Il mezzo arriva, rallenta, frena. È quasi fermo quando sfonda il guard rail». Fiorese sottolinea come si sia trattato di un «incidente veramente inspiegabile perché è avvenuto in un’area urbana, ha coinvolto un pullman elettrico nuovo e la velocità in quel momento era bassissima», ma lascia campo a un dubbio: «Attendiamo i risultati dell’autopsia per capire qualcosa» ma «dai video il guardrail sembra una ringhiera».

Che il guardrail possa essere una delle cause della tragedia è intervenuto tuttavia anche il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini: «non è un problema di guardrail», ha detto all’evento per i 20 anni di Sky. «È presto per dare commenti - ha aggiunto il ministro - qualcuno mi dice che le batterie elettriche prendono fuoco più velocemente di altre forme di alimentazione e in un momento in cui si dice che tutto deve essere elettrico uno spunto di riflessione è il caso di farlo».

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