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Metaverso, mercato legale a tutela del copyright

Lo sviluppo dei mondi virtuali è all’inizio. I consulenti concentrati sulla proprietà intellettuale: «Registrare subito i marchi»

di Massimiliano Carbonaro

 Le Metabirkins sono state riconosciute come copie digitali illecite della Birkin bag di Hermés

3' di lettura

Forse è ancora presto per pensare che il metaverso e tutti gli altri mondi digitali simili – come Roblox, Zepeto, Sandbox, legati soprattutto al gaming – riescano a catalizzare l’attenzione delle imprese, anche se alcuni settori come la moda e il lusso stanno facendo da apripista con gli studi legali chiamati a fare da consulenti e a guardare avanti prospettando problematiche e sviluppi.

Siamo ancora agli albori del mondo immaginato da Mark Zuckerberg e dagli altri suoi colleghi; e, anche se appaiono già chiari i segni del futuro, di un network immersivo, interattivo e pienamente interoperabile, per un pieno sviluppo economico del metaverso ci vorrà tempo.

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Intanto, l’avvocata Stephanie Rotelli, specializzata in proprietà intellettuale di Cosmo Legal Group, osserva come l’utilizzo di questi mondi virtuali stia andando al di là delle attività promozionali ed esperienziali del fashion con le prime realtà che stanno realizzando vestiti esclusivamente digitali, slegati dal mondo fisico, venduti attraverso Nft e blockchain.

A essere sollecitato è tutto il tema della proprietà intellettuale, della protezione del marchio in nuovi servizi o settori, delle vendite e della contrattualistica legata a queste nuove esperienze. Su Decentraland ci sono state le prime sfilate esclusivamente virtuali e diversi brand cercano di creare spazi immersivi dove offrire momenti esperienziali. «Quello che è interessante – commenta Rotelli – è l’approccio della piccola e media impresa italiana, che al momento si sta solo affacciando a questa nuova realtà. Con il nostro aiuto vogliono capire cosa è una blockchain e come usare gli Nft cercando di offrire oltre al prodotto fisico anche quello digitale».

Smorza gli entusiasmi su Meta e i suoi fratelli digitali Elisabetta Berti Arnoaldi, avvocata esperta di diritto industriale e protezione della proprietà intellettuale dello studio Sena & partners che per il momento circoscrive l’attuale evoluzione di questi mondi digitali a un fenomeno economico. «Si è parlato di universo parallelo – spiega – ma non sono altro che infrastrutture digitali create da un imprenditore. Per il momento ci troviamo a esplorare la titolarità dei diritti, ma presto si discuterà su come si può individuare un responsabile di una violazione commessa da una intelligenza artificiale. Il nostro orientamento per il momento è che non ci sia niente da adeguare, ma solo da applicare le norme che già ci sono».

In sintesi le problematiche che al momento stanno emergendo, come i casi di appropriazione di marchi della moda (il più famoso, quello delle Metabirkins, riconosciute dal tribunale di New York come copie digitali non autorizzate delle Birkin bag di Hermès), appartengono già al mondo del diritto e richiedono una grande e approfondita conoscenza specialistica per l’ applicazione delle norme già in essere. Per l’avvocato Fabrizio Sanna, esperto di proprietà intellettuale, media e tecnologia di Orsingher Ortu, una violazione del diritto d’autore anche nel mondo virtuale resta una contraffazione. «Anche se violo un marchio noto – spiega – o se creo confusione sulla sua origine, si applicano le regole generali. Ma ci sono problemi specifici: un conto è sequestrare una borsa contraffatta al mercato, un altro conto agire in una piattaforma che si trova negli Stati Uniti con un soggetto che non si sa chi sia».

Per questo gli advisor legali consigliano ai clienti di registrare i loro marchi e prodotti anche nella classe relativa applicabile al Metaverso. Ma già si immaginano prodotti che faranno il percorso inverso, ovvero ideati nel e per il mondo virtuale che proveranno a essere traslati nel mondo reale. «Il diritto della proprietà intellettuale ha regole generali valide a prescindere dal contesto e si basano su principi di equità ovvi – precisa ancora Sanna – quindi anche per beni nati nel mondo virtuale e traslati in quello reale dovrebbero valere i principi generali». Anche i legali immaginano per il futuro un network immersivo di piattaforme parallelo al mondo reale con alcuni settori, tutti italiani, che avranno grandissimo spazio, come il turismo e persino il food.

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