Viaggi d'arte

Mettere l'uomo al centro: il collezionismo secondo Giuseppe Iannaccone

Cerca opere capaci di formare un catalogo dei sentimenti. Per questo si muove fra produzioni italiane a cavallo fra le due guerre e linguaggi contemporanei

di Patrizia Sandretto Re Rebaudengo

Il Circo (1939), olio su tavola, di Arnaldo Badodi.

5' di lettura

Giuseppe Iannaccone si definisce un napoletano doc, anche se dagli anni Settanta vive a Milano, dove ha studiato Giurisprudenza all'Università Statale. «Amo il diritto civile e penale», mi racconta, «sono cresciuto con il mito dello studio». Nella sua collezione www.collezionegiuseppeiannaccone.it , l'arte del Novecento dialoga con i linguaggi delle ultime generazioni, formando un prezioso e molteplice catalogo di sentimenti.

QUANDO HAI INIZIATO A COLLEZIONARE? QUALE È STATA LA TUA PRIMA ACQUISIZIONE? E L'ULTIMA?

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Nei primi anni Novanta, poco più che trentenne. Ho cominciato dai libri di storia dell'arte perché me li potevo permettere e perché ero, e sono ancora, convinto che senza cultura non si possano fare scelte oculate. Ricordo benissimo la mia prima acquisizione, un dipinto di Claudio Bonichi, nipote del grande Scipione. Una sirena ferita. È la prima opera che mi ha fatto battere il cuore. La ricerca per l'ultima acquisizione è durata qualche mese e ha aperto una parentesi nuova: si tratta di un'opera incredibile delle artiste inglesi Hannah Quinlan e Rosie Hastings. Oggi, scommettere su due giovani artiste significa credere che l'arte di qualità non abbia confini di genere e di generazione. Ti confesso che, quando ho iniziato a collezionare, avevo solo due artiste nella raccolta delle opere tra le due guerre e neppure italiane. Nella collezione di arte contemporanea invece ho più donne che uomini.

Public Affairs 1 (2020), affresco su pannello di legno, di Hannah Quinlan & Rosie Hastings.

COME SI INIZIA UNA COLLEZIONE E COME PUÒ ESSERE SVILUPPATA? QUALI SONO I TUOI CONSIGLI?

Si inizia con lo studio, la base per costruire un percorso personale e collezionistico sapiente e consapevole. Credo che ogni collezionista prenda coscienza della propria raccolta, con tutte le sue sfumature, soltanto dopo un po' di acquisizioni. È difficile iniziare con un tracciato prestabilito. Il tempo, l'esperienza e le opere stesse arrivano a comunicare, meglio di quanto potremmo fare da soli, l'indirizzo verso cui stiamo tendendo. Una volta compresa con più chiarezza la direzione - che mai può limitarsi a un'unica tematica o a una sola scena artistica - non si fa altro che assecondare le proprie passioni, veicolate dallo studio e dalle ricerche, che io condivido con la mia storica collaboratrice, ora affiancata da due giovani ricercatori. Consigli: non tradirsi mai, studiare tanto e lasciare che le emozioni facciano il resto. Una collezione deve avere una personalità, una storia che la renda diversa, personale e unica.

LA TUA COLLEZIONE È COMPOSTA DA UNA SEZIONE DEDICATA ALL'ARTE ITALIANA TRA LE DUE GUERRE E DA UNA SECONDA INDIRIZZATA ALL'ARTE CONTEMPORANEA. È UNA SCELTA CHE MI INTERESSA MOLTO.

Sì, sono i miei due capisaldi. Sembrano entità distinte, ma sono le membra di un unico corpo ragionato e pensato, diversificate solo da un puro arco temporale. Parlo della comunanza di un rapporto d'amore nei confronti dell'umanità, della consapevolezza di essere vivi in diversi momenti storici, ricchi, ognuno a suo modo, di particolarità, di forza e debolezze. La stessa necessità che mi guida nella ricerca delle opere contemporanee, mi conduce “a caccia” dei maestri dell'espressionismo degli anni Trenta del Novecento, alla ricerca di opere concentrate sull'uomo, che sappiano parlare del suo oggi, nel presente come nel passato. Potremmo dire che le parole che legano le mie due collezioni sono: emotività, espressionismo, vita quotidiana e soprattutto, come ho già sottolineato, ma voglio insistere su questa sfumatura, l'uomo al centro dell'arte, con i suoi amori, i suoi bisogni, tribolazioni, peccati e capricci. Ciò che voglio continuare a costruire è una sorta di catalogo dei sentimenti, da quelli positivi a quelli più malinconici.

Natura & Cultura (1974), stampa ai sali d'argento incollata su cartoncino (foto di performance), di Fabio Mauri.

TRE ARTISTI DA RISCOPRIRE E GLI EMERGENTI DA TENERE D'OCCHIO.

È una domanda complicata. Ci sarebbero così tanti artisti da ristudiare. Credo, soprattutto per noi italiani, si debba riscoprire il grande Fabio Mauri, una figura poliedrica per la cultura così come per l'arte. Un secondo artista a cui riconsegnare la dovuta attenzione è certamente Arnaldo Badodi, con la sua raffinata indagine della realtà così piena di lirismo. Poi un maestro come Gianfranco Ferroni, con la sua pittura dell'indefinito che trasmette emozioni uniche e intime. Fra gli emergenti che seguo con interesse: il duo inglese Hannah Quinlan e Rosie Hastings, Kyle Dunn, Zehra Doğan, Iva Lulashi, Toyin Ojih Odutola.

Kismet (Fate) 2020, acrilico su tappeto, di Zehra Doğan.

DOVE ACQUISTI GENERALMENTE LE TUE OPERE?

Credo che esista un codice da seguire nelle acquisizioni, non per evitare infrazioni di regole, che come deformazione professionale tendo a seguire con attenzione, ma perché credo che i player meritevoli del sistema dell'arte vadano valorizzati e non raggirati, in particolar modo nel nostro Paese; solo in questo modo è possibile far crescere i nostri artisti. Acquisto le mie opere sempre presso le gallerie e difficilmente ho acquistato direttamente dall'artista.

LA TUA È UNA COLLEZIONE PRIVATA RESA ACCESSIBILE GRAZIE A UN SITO DEDICATO, ALLE VISITE GUIDATE NELLO STUDIO LEGALE IANNACCONE ASSOCIATI E GRAZIE A MOSTRE COME QUELLA APERTA NEL 2017 ALLA TRIENNALE DI MILANO E AL NUOVO IMPORTANTE APPUNTAMENTO TORINESE, ALLA GALLERIA D'ARTE MODERNA. PUOI PARLARCI DI QUESTI PROGETTI E DELLA DIMENSIONE PUBBLICA DELLA RACCOLTA?

A oggi ci sono più di 90 mie opere in giro per il mondo: questo mi rende molto fiero perché significa che attraverso la mia passione sto contribuendo attivamente alla cultura di questo Paese e non solo. In collaborazione con Artshell, abbiamo da poco rinnovato il nostro sito, che ora è molto più fruibile e chiaro e rende le opere della collezione accessibili a tutti. Purtroppo la situazione generale legata alla pandemia ha rallentato alcuni progetti espositivi che, sono fiducioso, potranno riprendere presto. Sono convinto che la cultura e in particolar modo l'arte debba, oggi più che mai, avere la meglio ed essere portata a conoscenza di tutti. Mi piace definirmi un collezionista attivo, non solo perché continuo a comprare arte, ma perché voglio che la collezione venga fruita dal pubblico. Tengo a restituire alla società e in particolar modo alla città di Milano un po' della fortuna che mi ha dato. Non lo faccio solo per un senso di generosità, ma piuttosto per un senso di riconoscenza. Milano è una città che mi ha dato tanto quando avevo solo poco più che la mia voglia di crescere e se oggi posso fare qualcosa per dimostrare che quella fortuna non è stata vana, non è stata buttata al vento, beh, lo faccio volentieri!

Giuseppe Iannaccone.

QUALCHE CONSIGLIO PER UNA VISITA A MILANO CHE SAPPIA INTRECCIARE CULTURA, ARTE, FOOD.

A questa domanda saprebbe rispondere meglio mia moglie, che conosce molto bene i luoghi più magici di Milano. Personalmente consiglio le visite alla Fondazione Prada, all'Hangar Bicocca e al Mudec, il Museo delle Culture di Milano, con la strepitosa cucina dello chef Enrico Bartolini.

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