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Nel Mezzogiorno d'Italia l'economia pugliese è una di quelle che meglio si è ripresa dopo lo shock rappresentato dalla pandemia. A certificarlo sono i numeri diffusi da Eurostat e relativi alla variazione percentuale del prodotto interno lordo su base annua. Nel 2021, infatti, il Pil pugliese è cresciuto del 6,7% rispetto all'anno precedente, quello che ha visto le misure più dure di lockdown. Un dato analogo a quello campano e inferiore, nel Sud Italia, solo a quello di Basilicata (+7,7%) e Abruzzo (+7%).
Ma non è tutto. Questo dato, infatti, non è significativo soltanto perché è superiore anche a quello di diverse regioni del centro Nord, come Toscana, Liguria, Friuli-Venezia Giulia e le province autonome di Trento e Bolzano. Ma anche perché il Pil pugliese era quello che meglio aveva retto allo shock del 2020 rispetto a tutte le altre regioni italiane, registrando una contrazione del 7,3%. In Lombardia il calo era stato del 7,6%, nel Lazio del 9,1%, in Emilia-Romagna dell'8,4%. In altre parole, l'economia pugliese è quella che in tutta Italia ha retto meglio l'urto della pandemia in termini di contrazione del prodotto interno lordo.
Allo stesso modo, il dato sulla disoccupazione in Puglia, sebbene più alto di quello nazionale, resta inferiore alla media delle regioni del Mezzogiorno. In questo caso la fonte è Istat e il dato è aggiornato al 2022. Anno in cui l'Italia ha registrato un tasso di disoccupazione, nella fascia compresa tra i 15 e i 74 anni, pari all'8,1%, mentre quello pugliese si è attestato al 12,1%. Nelle altre regioni del Sud la percentuale di coloro che non riuscivano a trovare un'occupazione ha raggiunto il 14,3%.
La situazione è però molto variegata tra le diverse province. La migliore la si è vista a Bari, dove la percentuale di quanti non è riuscita a trovare un'occupazione nel corso del 2022 si è attestata al 9,1%, appena un punto sopra la media nazionale. A Foggia, invece, questa percentuale ha toccato quota 16,9, un valore superiore di oltre due punti e mezzo rispetto alla media relativa al solo Mezzogiorno.
Un discorso analogo vale per quanto riguarda la disoccupazione giovanile, ovvero riferita alla fascia di età compresa tra i 15 ed i 24 anni. Bene ricordare che questo dato riguarda solo coloro che stanno attivamente cercando un lavoro e che dal computo sono esclusi tutti coloro che stanno completando un percorso di studi. Tra chi invece sta provando ad entrare nel mercato del lavoro, il 32% dei pugliesi ha fallito e rientra quindi nella categoria dei disoccupati. Un valore che, anche in questo caso, è superiore alla media nazionale, che per il 2022 si è attestata al 23,7%. Ma inferiore al valore medio relativo al Mezzogiorno, pari al 37%.
Anche in questo caso, la situazione all'interno della regione è molto variegata. Da un lato c'è la provincia di Barletta, Andria e Trani, dove la disoccupazione giovanile si è attestata al 12,1%, dato sostanzialmente dimezzato rispetto alla media nazionale. All'estremo opposto si trova invece la provincia di Taranto, dove la disoccupazione giovanile ha raggiunto lo scorso anno il 51,3%. Un valore che, se riferito solo alle giovani donne, tocca addirittura il 65,4%.
Un altro indicatore che conferma come l'economia pugliese si sia rialzata dopo la pandemia è rappresentato dal valore delle esportazioni che nel 2022, per la prima volta, hanno superato la soglia psicologica dei 10 miliardi di euro. Lo certifica anche in questo caso Istat, secondo la quale lo scorso anno le aziende del territorio regionale hanno esportato beni per 10 miliardi e 54 milioni di euro. Un valore superiore del 14,8% rispetto a quello registrato nel 2021, quando le esportazioni pugliesi si erano attestate sopra gli 8,7 miliardi di euro. Un valore che era ancora inferiore, seppur di poco, a quello registrato prima della pandemia: nel 2019 l'export pugliese valeva infatti 8,9 miliardi di euro. Una flessione, quella imposta dalle chiusure legate alle misure di contrasto alla pandemia, che è però stato ampiamente recuperato nel 2022, anno record per quel che riguarda l'export della regione Puglia.
Volgendo lo sguardo al dettaglio del biennio 2020-2021, e dunque con valori che ancora risentono dell'effetto Covid, secondo l'Ice – nel suo “quaderno” sulle potenzialità dell'export pugliese - la struttura delle esportazioni vede un primato del settore dei macchinari (15,8%), seguiti dagli autoveicoli (14,6%), e dall'agrifood (10,8%). Il valore dei beni del comparto aerospaziale che hanno preso vie internazionali, sempre secondo il nostro Istituto per il commercio estero negli ultimi anni è passato dai 289 milioni (4,7% dell'export italiano) del 2011 al picco di 739 milioni (12,5%) nel 2019.
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