Miart soddisfa per le vendite e i contatti
di Silvia Anna Barrilà Maria Adelaide Marchesoni
7' di lettura
Certo non è il Salone del Mobile , ma anche miart , la fiera per l'arte moderna e contemporanea di Milano che si è svolta dal 5 al 7 aprile, riesce da qualche anno a questa parte a fare da traino per Milano creando una settimana dell'arte degna di altre manifestazioni simili a livello internazionale. Allo stesso tempo, si crea un circuito virtuoso, per cui la programmazione delle istituzioni di questa settimana riesce ad attrarre in fiera anche gallerie di rilievo internazionale. È il caso di Hauser & Wirth , che ha partecipato per la prima volta alla fiera milanese (anni fa era stata già ad Artissima ) in parte motivata dalle ben cinque mostre istituzionali dei suoi artisti inaugurate a Milano: Hans Josephsohn all' ICA Milano, Lygia Pape alla Fondazione Carriero , Anj Smith al Museo Poldi Pezzoli , Anna Maria Maiolino al Padiglione D'Arte Contemporanea e Allan Kaprow presso Converso , uno spazio espositivo non-profit. “Per fare una fiera occorre avere una buona idea” ha dichiarato ad ArtEconomy24 Iwan Wirth. “Abbiamo voluto allestire stand significativi, soprattutto in tempi di 'stanchezza da fiera', certamente abbiamo voluto anche vendere, ma abbiamo voluto portare un contributo quindi, invece, di esporre 30 opere diverse, abbiamo voluto uno progetto che ci entusiasmasse come il solo show di Paul McCarthy. Sappiamo che l'Italia è sempre stata un luogo molto aperto alle sue idee, i collezionisti italiani sono molto sofisticati e non sono intimiditi da questo tipo di opere impegnative, è uno dei pochi luoghi in cui un lavoro così radicale trova un pubblico così entusiasta. In Italia ci sono delle collezioni incredibili, ma è anche un posto in cui per tanti anni è mancato un supporto istituzionale, un vuoto interessante, un'ecologia in cui nascono cose interessanti, in cui si sviluppano tecniche di sopravvivenza. Abbiamo una forte connessione e passione per l'arte italiana e, infatti, rappresentiamo diversi lasciti di artisti italiani”. Ma aprirà uno spazio in Italia? “Abbiamo nove gallerie in giro per il mondo - risponde -, per il momento no, ma non si può mai sapere, dipende dallo spazio”. Le opere in stand andavano da 65.000 a 650.000 dollari.
Anche Galerie Thaddeus Ropac ha partecipato in vista della Biennale di Venezia , dove esporrà Adrian Ghenie, e del centenario della nascita di Emilio Vedova. Positiva la risposta dei collezionisti per le opere in stand che andavano dai 20.000 ai 500mila euro. Chissà se l'anno prossimo torneranno come ha fatto Peter Kilchmann , che quest'anno beneficerà della presenza alla Biennale di Venezia di Teresa Margolles, mentre l'anno scorso era in mostra al Pac di Milano. “Sono tornato perché i risultati dello scorso anno sono stati positivi e anche quest'anno la fiera è andata bene – ci dice il gallerista svizzero – per nuovi contatti interessanti”. Per i collezionisti italiani Kilchmann ha presentato un focus sullo svizzero Tobias Kaspar, influenzato dal rapporto tra moda e arte (tema sicuramente appropriato a Milano, prezzi 8-19.500 euro), e poi opere di Adrian Paci (10-20.000 euro), Monica Bonvicini, Hernan Bas e altri. Tra le vendite un'opera di Adrian Paci e una scultura di Monica Bonvicini che non era esposta (30.000 euro).
Le vendite. In totale hanno partecipato 185 gallerie, di cui 70 internazionali da 18 paesi. Se durante l'anteprima riservata ai collezionisti e alla stampa, il 4 aprile, i commenti erano contrastanti (forse dettati da un'osservazione superficiale che definiva questa edizione un po’ sottotono), nei giorni successivi, dalle dichiarazioni e dalle vendite dei galleristi riportate ad ArtEconomy24, è emerso un cambiamento dell'atteggiamento dei collezionisti. “Un grande sostegno alla fiera – afferma la gallerista Francesca Minini , molto soddisfatta di questa edizione del miart – è stato dato dalle gallerie straniere presenti, che apprezzano il collezionismo italiano, molto vivace, anche se non ha le capacità di quello cinese, ma ha ancora il desiderio di visitare gli stand. Non come succede all' Armory Show a New York, dove a girare sono in prevalenza gli art advisor. I collezionisti italiani hanno il conoscere l'arte in modo personale e il concetto di investimento passa in secondo piano”.
Anche Raffaella Cortese ha apprezzato non solo le vendite che ha effettuato (era presente con una selezione di opere dei numerosi artisti della galleria tra cui Francesco Arena, Monica Bonvicini, Anna Maria Maiolino), ma anche il fatto che in questa edizione della fiera ha conosciuto “nuovi collezionisti italiani, ma non appartenenti alla cosiddetta categoria giovani”, e che ha portato la gallerista milanese a fare una riflessione sul fatto che in Italia ci sono ancora spazi di crescita. Pittura figurativa al centro dello stand di Monitor , con una grande opera di Thomas Braida, “Non ci si commuove mai” del 2015 (15.000 euro), in dialogo con Nathaniel Mellors (22.000 euro), Benedikt Hipp (3.500 euro) e Nicola Samorì (16-35.000 euro). In stand anche un ritratto di Tesla realizzato da Matteo Fato per la fiera (11.000 euro).
Si è aggiudicata l'XI Premio Rotary Club Milano Brera per l'Arte Contemporanea e i Giovani Artisti June Crespo (prezzi da 5.500 a 12.000 euro) della galleria P420 di Bologna che, dopo un inizio al rallentatore, ha messo a segno diverse vendite che hanno interessato tutti gli artisti esposti nello stand.
Da SpazioA i collezionisti hanno apprezzato le opere di un artista entrato di recente a far parte della galleria, Davide Jablonowski, che realizza sculture in carbonio e altri materiali, esposte di fianco alle sculture di Giulia Cenci (12.000 euro), che sarà presente con la galleria nella sezione Statement nella prossima Art Basel a Basilea. La galleria ha venduto un video dell'artista Katarina Zdjelar (12.000 euro edizione di 5).
Ottimi contatti anche per Antoine Levi della omonima galleria di Parigi, oltre all'acquisizione da pare del Fondo di Acquisizione di Fondazione Fiera Milano dell'opera di Francesco Gennari (10.000 euro). Nello stand oltre a Gennari il gallerista presentava opere di Lisetta Carmi, Daniel Jacoby e Srijon Chowdhury, con dipinti che hanno un range di prezzo compreso tra 3.000 e 4.200 euro.
Per Loom Gallery è stata: “un'ottima miart, nonostante la posizione difficile in fiera – spiega Nicola Mafessoni - i visitatori non sono mancati e i collezionisti non si sono risparmiati. Sono state vendute opere di Paul Gees per 28.000 euro, due opere di Pierre-Etienne Morelle per 5.000 euro, e un lavoro di Marco Andrea Magni per 7.000 euro, oltre a un bellissimo Man Ray del 1940 che ci saremmo volentieri tenuti se non fosse costato 40.000 euro. E poi il noto Helmut Newton che ha riscosso successo e la poco nota -ma bravissima, soprattutto nei lavori del 1970-80- Annamaria Gelmi che sarà la mostra di fine giugno, dopo quella di Paul Gees che inaugurerà il 15 maggio» conclude il gallerista.
Le sezioni speciali. Poco valorizzata la sezione di Design dove spiccava per audacia la presentazione di Officine Saffi , un paesaggio metafisico monocolore realizzato in argilla e progettato da Elisa Ossino (l'istallazione completa in edizione di 3 era in vendita a 40mila euro, ma è possibile acquistare anche singoli pezzi a prezzi tra 3.000 e 16.000 euro). Interessanti le proposte della sezione Emergent, dove è stata premiata con il riconoscimento da 4.000 euro dello Studio legale LCA la galleria viennese Vin Vin grazie alla mostra personale di Saskia Te Nicklin. Nella stessa selezione era presente la galleria Gilda Lavia di Roma che ha instaurato un dialogo tra due donne di diverse generazioni: Renata Boero, in mostra al Museo del Novecento con una grande retrospettiva, con un cronogramma del 2015 da 18.000 euro e un libro d'artista da 16.000 euro, e Petra Feriancová con un'installazione site specific (1.800-5.000 euro).
Per Ribot Gallery (Milano), che ha concluso la sua permanenza, dopo tre anni, nelle sezione Emergent e l'anno prossimo ha intenzione di continuare ma nella sezione Contemporary, soddisfazione per i contatti e le vendite che hanno premiato i lavori presenti nello stand: le sculture in ceramica e in cartone ritagliato di Anne Ryan (prezzi da 700 a 1.600 euro), ma ancor di più la pittura figurativa dell'artista Jonathan Lux (prezzi da 3.500 a 7.000 euro).
Per la prima volta una giovanissima galleria di Vienna Felix Gauditz (ha aperto lo scorso novembre) con due artisti norvegesi: Knut Ivar Aaser, Halvor Rønning (prezzi da 1.500 euro a 5.800 euro). David Casini e Damien Meade sono gli artisti presentati da un'altra debuttante, Car drde (Bologna) con un range di prezzo da 2.500 a 7.000 euro per le sculture di Casini e 4800-7.000 euro per le tele mix media di Meade.
I giovani. Nella sezione Generations le gallerie sono state chiamate a creare dei dialoghi tra artisti di diverse generazioni. Per esempio, l'ironia graffiante dei nuovi dipinti del giovane italiano Patrizio di Massimo della galleria T293 di Roma (6.000-18.000 euro) dialogava con la bellezza classica delle modelle di Horst P. Horst presentate da Paci Contemporary , in mostra anche nella nuova sede della galleria a Brescia. La galleria Hubert Winter di Vienna ha messo in conversazione le fotografie di Tina Lechner (classe 1981), di cui una è stata acquistata dalla Fondazione Fiera Milano (3.600-5.000 euro), con opere selezionate dal ricco lascito di Birgit Jürgenssen (1949-2003), attualmente alla Gamec di Bergamo in una mostra che ha sicuramente fatto crescere l'interesse intorno a lei soprattutto relativamente alle immagini più iconiche (14.000-24.000 per i vintage, circa 5.000 per le stampe realizzate dall'archivio).
Le decadi. A creare un ponte tra moderno e contemporaneo c'era la sezione Decades, nella quale ogni stand è dedicato ad una decade del Novecento. Nella parte più contemporanea, gli anni 90 erano dedicati a Jon Thompson, artista inglese influente (è stato l'insegnante della Young British Generation), critico e curatore, presente presso lo stand della galleria Anthony Reynolds di Londra con fotografie dedicate all'esplorazione di sé come “contenitore” di creatività (25-30.000 sterline). Molto interessante anche la proposta della galleria ungherese Acb per gli anni 70 con opere di Katalin Ladik (12-25.000 euro) e di altre artiste attive in Ungheria e Yugoslavia, tra cui Klára Kuchta (presente con una grande installazione da 45.000 euro), Aranka Hübner (con tele da 9.000 euro) e Margit Szilvitzky (con varie opere tra 9.000 e 22.000 euro), che hanno sperimentato nell'ambito delle arti tessili, un settore in cui non c'era una censura così pressante per cui si poteva esplorare l'astrazione e la geometria.
loading...