Professioni e patrimonio

MiC: nel 2022 in arrivo 250 assunzioni di profili specializzati, mancano gli economisti della cultura

La professione necessaria più che mai per rendere operativo il PNRR del Ministero che ha un programma di investimenti di 4,28 miliardi di euro

di Giuseppe Cosenza e Marilena Pirrelli

5' di lettura

Nel 2022 è prevista la pubblicazione della procedura concorsuale per l'assunzione di 250 unità di personale non dirigenziale (Area III, posizione economica F1) indicata nel piano triennale dei fabbisogni del personale (PTFP) del Ministero della Cultura. Si tratta di un investimento in risorse umane di 8,4 milioni di euro circa, che corrisponde al 22% dell'investimento totale pari a 39 milioni di euro.

Bandi per 250 profili altamente specializzati

La peculiarità di queste assunzioni consiste nella ricerca di 14 figure professionali altamente qualificate, quali bibliotecario, archivista; architetto, storico dell’arte, archeologo, paleontologo, biologo, chimico, demoetnoantopologo, restauratore, statistico, ingegnere, fisico e geologo che verranno selezionate con una procedura molto semplificata. Difatti, i super professionisti saranno assunti in base alla valutazione dei titoli e l’espletamento di una sola prova scritta e di una eventuale prova orale, così come previsto dal comma 3 dell'articolo 10 del decreto legge 1 aprile 2021, n. 44, (misure urgenti anti-Covid). In perfetta sintonia con quanto già avvenuto con l'assunzione di 35 esperti di comprovata qualificazione professionale per la Soprintendenza Speciale per il PNRR dove si sono assunti ingegneri, archeologi, architetti, avvocati e che ha causato non poche polemiche, soprattutto da coloro che hanno dovuto effettuare prove difficili (test di preselezione, due scritti e prove orali) e attendere anni per avere la certezza di essere assunto.

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Le altre assunzioni nel 2020, 2021 e nel 2022

Il MiC nel 2020 ha assunto cinque dirigenti, mentre per i non dirigenti sono stati assunti una unità per la Promozione e comunicazione, nove architetti, otto bibliotecari, dieci figure in vari profili professionali a tempo indeterminato. Tra le figure assunte a tempo determinato sono stati assunti due centralinisti non vedenti e 28 unità con profili professionali vari. Nel 2021 il personale dirigenziale assunto è di nove unità, a cui si aggiungono i 28 assunti senza concorso. Per quanto riguarda il personale non dirigenziale oltre le 35 unità assunte per la Soprintendenza speciale per il PNRR, si rilevano l'assunzione di un archivista, un custode, sei riammissioni al servizio, 95 addetti alla custodia, vigilanza ed accoglienza. Mentre per le selezioni ancora in corso si segnalano 500 unità in collaborazione con i Centri per l'Impiego, 300 amministrativi, 1.052 unità di assistenti alla fruizione, accoglienza e vigilanza. Tra le figure assunte a tempo determinato ci sono altri quattro centralinisti non vedenti e 26 con profili vari. Per il 2022 si prevede l'assunzione di 70 dirigenti e 1.108 non dirigenti, tra cui i 250 oggetto dell'articolo. Intanto è stato avviato il concorso per 50 dirigenti, bandito dalla Scuola Nazionale dell’Amministrazione in sinergia con la Fondazione “Scuola dei beni e delle attività culturali”, da impiegare negli archivi e biblioteche, soprintendenze e musei e dove non sono compresi, ovviamente, gli economisti della cultura.

Manca una figura chiave: l'economista della cultura

Colpisce come tra le figure specialistiche ricercate per supportare il MiC per gli investimenti previsti nel PNRR e per aiutare i musei ad affrontare i cambiamenti strutturali causati o accelerati dal Covid-19, non ci sia una figura fondamentale che corrisponde all'economista della cultura, una figura mitologica metà economista e metà umanista con una padronanza delle leggi da giurista. Eppure, tale professionalità servirebbe come il pane al MiC e ai suoi musei, in quanto potrebbe aiutare nella rendicontazione dei finanziamenti nazionali ed europei, occuparsi di fundraising e crowdfunding, sviluppare nuove idee e di marketing e nuovi modelli organizzativi focalizzati sull’uso del digitale. L'economista della cultura potrebbe aiutare a scrivere le gare dei servizi di assistenza culturale e di ospitalità per il pubblico (una volta si chiamavano servizi aggiuntivi), in proroga perenne sin da quando è entrata in vigore la legge Ronchey. Potrebbe aiutare a scrivere i bandi per la rigenerazione dei borghi e delle periferie, potrebbe occuparsi del rapporto con le imprese culturali e creative, gli attori di cui il sistema museale non può più fare a meno. Il caro economista potrebbe aiutare i direttori dei musei statali dotati di autonomia speciale a relazionarsi con i membri dei consigli di amministrazione. Del resto ci si domanda per attuare il PNRR del Ministero della Cultura il cui programma di investimenti ha un valore complessivo di 4,28 miliardi di euro non sarà necessaria la figura dell’economista della cultura?

Il MiC sin dal 2007 è stato orientato nella sua politica di sviluppo del personale dalla Carta delle Professioni museali di ICOM, successivamente revisionata nel 2017, la quale ha rappresentato una spinta all'innovazione nel settore museale. In tale raccomandazione è presente la figura di responsabile per lo sviluppo museale con il compito di occuparsi di fundraising, promozione e marketing e in possesso di una laurea specialistica nell'area economia e management. Non solo, ma sono ormai tante le università italiane che hanno inserito nei loro percorsi di studio il profilo di economista del patrimonio culturale con lauree ad hoc. Tuttavia, il MiC non ha mai pubblicato concorsi in tale senso, se non in un solo caso quando la Direzione Generale Musei nel dicembre 2020 pubblicò un avviso pubblico molto “singolare” dove si selezionava per soli titoli e senza nessuna prova scritta e orale e alcun colloquio un esperto in economia della cultura. Un incarico a tempo della durata di quattro mesi e con una retribuzione lorda di 18mila euro.

Le figure di spicco nel panorama italiano

Una grave mancanza che non si riesce a comprendere in quanto in Italia esistono eccellenti rappresentanti della categoria, il cui capostipiti sono Paolo Leon e Walter Santagata seguiti da Michele Trimarchi, Pier Luigi Sacco, Alessandro Leon, Ludovico Solima, Guido Guerzoni, Alessandro Bollo, Roberto Formato e ci scuserete se abbiamo dimenticato qualcuno. Tali illustri professionisti spesso intervengono in tavole rotonde, convegni, dibattiti promossi dal MiC e spesso firmano studi e ricerche interessanti, a cui il MiC fa riferimento, per progettare il futuro. Perché allora non selezionare per le proprie strutture una competenza ormai necessaria in un sistema che sempre più dovrà trovare le risorse, anche al di fuori del sostegno pubblico, per poi progettare e gestirle nel modo più efficiente possibile? Forse è opportuno ricordare che nel 2020 l’economia culturale e creativa (EY2021) tra attività pubblica e privata, ha registrato una perdita del 31% del volume d’affari sul 2019, nelle arti dello spettacolo è arrivata al 90% e nelle arti figurative al 38%: una crisi equiparabile solo al secondo dopoguerra.

Il MiC è ancora in tempo per pubblicare i nuovi bandi

Chi si occuperà della rendicontazione degli investimenti previsti nel PNRR e di tutti gli altri fondi ordinari nazionali ed europei? Chi si occuperà del lancio e della gestione delle fidelity card museali? Chi troverà i fondi privati per il restauro delle collezioni museali e per il loro accrescimento? Chi si occuperà di NFT, di nuovi modelli di governance, di partenariati pubblico/privato e di sviluppo di nuovi modelli di business museali? Le risposte potrebbero fornirle le migliaia di economisti culturali presenti sul mercato del lavoro e privi di opportunità concrete. Il 2022 è alle porte e il MiC ha sia il tempo che il denaro per investire in queste risorse fondamentali per lo sviluppo del settore.

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