Micam e Mipel: visitatori in crescita. Assenti buyer cinesi
I cittadini della Repubblica Popolare non hanno ancora ripreso a viaggiare verso l’Italia. A un anno dalla guerra presenti i russi
di Marta Casadei
3' di lettura
Sono positivi i riscontri che arrivano da Micam 95 e Mipel 123, fiere dedicate rispettivamente alle calzature e alla pelletteria, fino a domani a Rho Fieramilanocity insieme a TheOne, manifestazione che dà spazio al pret-à-porter e alla pellicceria. Si tratta di tre delle sette fiere che dallo scorso 17 febbraio al prossimo 27 saranno una vetrina per oltre 3mila marchi italiani ed esteri. I visitatori sembrano essere aumentati e, nonostante le incertezze legate anche alla situazione geopolitica, gli espositori sono cautamente ottimisti.
Inizio promettente per Micam
Micam, che ospita 988 marchi di cui 451 stranieri, ha avuto un inizio promettente: «Il Micam è partito bene sia in termini di visite di clienti consolidati sia di nuovi clienti – spiega Gabriella d’Arcano, presidente di Frau, calzaturificio di San Giovanni Ilarione (Verona) che conta circa 180 dipendenti –. Stiamo scrivendo più ordini rispetto alle edizioni più recenti: i clienti hanno avuto un buon sell out lo scorso inverno e sono ben disposti». Frau, che ha festeggiato 70 anni proprio nel 2022, realizza all’estero una quota limitata (10%) dei 23 milioni di fatturato (+25% sul 2021 ma non ancora ai livelli pre Covid) e punta sulla fiera proprio per aumentare la presenza internazionale: «Vendiamo in Grecia, Turchia, Spagna, Slovenia e Austria. Avevamo investito su Russia e Ucraina: i fatti geopolitici hanno avuto un impatto negativo sulle nostre scelte, ma l’espansione all’estero rimane sempre tra le priorità e la fiera è importantissima perché permette di incontrare compratori dal vivo e comprenderne le esigenze», chiosa la presidente.
Mipel, energia positiva e tanti stranieri
Lo scorso anno l’export è stato un importante fattore di crescita per il settore calzaturiero made in Italy: secondo il Centro studi di Confindustria moda nel 2022 è aumentato del 23,3% in valore, contribuendo a portare il fatturato a 14,5 miliardi di euro (+14% sul 2021). Lo stesso vale per il settore pelletteria (e anche per il sistema moda allargato): secondo i dati di preconsuntivo il 2022 si è chiuso con ricavi intorno ai 13 miliardi (+14,8%) trainati dall’export a +15,1% rispetto al 2021. Passando dagli stand di Micam a quelli di Mipel (che ospita 150 brand) la percezione non cambia. È quella di una manifestazione che ha aperto all’insegna della crescita: «Il primo giorno è andato molto bene – conferma Valentina Amidei, direttrice creativa di Biagini – con buyer italiani e stranieri, in particolare americani e coreani, e in generale un’energia positiva». La fiera, per una Pmi come l’azienda modenese, fondata nel 1968, continua a funzionare: «Non è affatto un format vecchio: ti permette di costruire un network di clienti che altrove sarebbe impossibile creare». Poi la campagna vendita continua in showroom. Biagini – che espone anche a Pitti Uomo – è a Mipel per incontrare buyer esteri: «Esportiamo il 60% dei 3,2 milioni di ricavi – conferma Amidei – e abbiamo già incontrato spagnoli, greci, giapponesi, coreani e uzbeki». I russi? «Per noi sono i primi clienti: per continuare a vendere lì nonostante le sanzioni abbiamo cambiato perfino prodotti, puntando più sulla pelle e meno sul rettile. In fiera ci sono, anche in delegazioni». Mancano invece i cinesi, nonostante l’apertura delle frontiere.
Oggi comincia a Rho un’altra manifestazione molto importante: Lineapelle 101, che per tre giorni ospita 1.161 espositori da 42 Paesi (61,7% italiani, 38,3% esteri): 544 concerie, 403 attive nel comparto accessori/componenti, 164 specializzate in tessuti e sintetici e 50 aziende di altri settori. Sul piano produttivo, il 2022 è stato un anno critico per l’industria conciaria: i volumi sono risultati in calo e secondo gli organizzatori di Lineapelle, che prevede molti incontri di approfondimento, anche sul grande tema della sostenibilità, «La sensazione è che dalla primavera 2023 si possa invertire la china».
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