Migliorare la comunicazione non verbale: 5 raccomandazioni semplici
L’espressività fisica riveste un ruolo fondamentale nel catturare l’attenzione e l’interesse di chi ci ascolta
di Lorenzo Cavalieri *
4' di lettura
L’inesorabile affermarsi dei canali digitali di comunicazione e dello smartworking stanno inevitabilmente indebolendo la nostra espressività fisica quando interagiamo con gli altri. Siamo sempre più “animali da schermo e da divano” e questo influenza senza dubbio il nostro modo di discutere e di confrontarci. Comunicare infatti non significa solo scegliere le parole giuste, ma anche esprimersi in un atto di “forza fisica”. Il nostro corpo e la nostra voce giocano un ruolo fondamentale nel “caricare” i nostri messaggi. Questa componente ancestrale e “pre-verbale” della comunicazione, proprio come un muscolo, si sviluppa con l’abitudine e l’allenamento e per converso si atrofizza se non esercitata.
Passare le giornate davanti ai nostri molteplici schermi, scrivendo in chat e mandando messaggi vocali, non è come parlare in una riunione dal vivo, salutarsi lungo i corridoi, litigare alla macchinetta del caffè o alzare la voce per farsi sentire dal collega seduto un po’ più in là. È difficile certificare con dei numeri questa perdita di energia comunicativa, ma è un fenomeno comunque facilmente osservabile: il tempo che trascorriamo a dialogare con uno schermo lo sottraiamo ai momenti di confronto vis a vis con altri esseri umani.
Fortunatamente la parte più “fisica”, più emotiva, più appassionata della nostra comunicazione continua ad essere fondamentale, sia perché la nostra vita lavorativa ha ancora una importante dimensione “offline”, sia perché la nostra espressività si fa sentire anche quando siamo al telefono o dentro uno schermo. Anzi proprio in questi contesti ci serve un surplus di energia per dare forza ai nostri messaggi.
Quando si parla di espressività fisica, di “teatralità” si tende a dire che si tratta di una inclinazione, di un talento naturale. Se ce l’hai più facilmente prenderai la parola davanti ai tuoi compagni di scuola, nello spogliatoio di una squadra sportiva, in riunione con i colleghi, per un brindisi con gli amici durante una festa. Se ce l’hai sarai più bravo come animatore in un villaggio vacanze, come raccoglitore di fondi per una onlus, come organizzatore di eventi, eccetera.
Tuttavia, come sa perfettamente chi si è cimentato in un corso di teatro, l’espressività è un dono che appartiene a tutti noi in quanto esseri umani. Si tratta semplicemente di essere disposti a “estrarre” questo talento che in molti di noi è solo nascosto. Insomma è facile diventare comunicatori carismatici. Basta volerlo. E per volerlo bisogna riflettere sul fatto che nella vita tutti noi siamo chiamati a “fare colpo”, a impressionare, a convincere il collega, il cliente, il capo, il datore di lavoro.
Pensiamo per esempio ai colloqui di lavoro che abbiamo gestito nella veste di selezionatori. Quante volte ci è capitato di dire “Che candidato moscio!” o “Mi ha addormentato!”. Cosa ci ha portato a dirlo? Sicuramente ciò che ha detto, ma forse soprattutto il modo in cui l’ha detto, con il piglio di una pigra telefonata dal divano la domenica mattina.
Ecco cinque raccomandazioni per chi vuole allenare e sviluppare la propria espressività comunicativa:
1) Adottiamo un tono simile a quello che ci verrebbe spontaneo utilizzare con una persona che non conosce bene la nostra lingua: rallentare l’eloquio, alzare leggermente il nostro “volume” e soprattutto scandire bene ciò che diciamo, senza mangiarci le parole.
2) Evitiamo il segregato vocale, quell’insieme di suoni rumorosi e fastidiosi (ehm…) che emettiamo inconsapevolmente mentre cerchiamo “la parola giusta”. Denotano insicurezza e imprecisione come i professori a scuola non mancavano di segnalarci durante le nostre interrogazioni meno brillanti.
3) Accompagniamo ciò che diciamo con la forza del nostro sguardo. Teniamo il contatto visivo con chi ci ascolta. Guardiamo negli occhi il nostro interlocutore, ruotando il collo per intercettare gli sguardi di tutti se parliamo ad una pluralità di persone. In videoconferenza non facciamo cadere il nostro sguardo sullo schermo, ma sulla webcam.
4) Entriamo nelle conversazioni con i muscoli del viso “stirati” da un bel sorriso. Non c’è modo migliore per trasmettere energia positiva a chi ci ascolta.
5) Una comunicazione vivace ed espressiva deve essere accompagnata da tutto il corpo. In piedi ovviamente siamo più efficaci che da seduti. Per ottenere la massima efficacia dobbiamo essere ben fermi e piantati sui piedi (se oscilliamo e ci spostiamo troppo generiamo “mal di mare” in chi ci ascolta) e contemporaneamente muovere in modo energico braccia e mani. Non si tratta di gesticolare ma di dare forza al nostro messaggio con movimenti secchi e decisi delle braccia.
Un’ultima riflessione: nessuno può avere una comunicazione carismatica ed energetica se non ha passione per ciò che fa. Pensiamo a certi allenatori di calcio che appaiono completamente flosci e spenti in conferenza stampa per diventare invece delle maschere da avanspettacolo, quasi comici nella loro mimica esagitata quando comunicano con i loro ragazzi dalla panchina a bordo campo. In questi casi si percepisce chiaramente che la passione fa la differenza.
Possiamo quindi essere per indole un po’ “frenati” o impassibili nella nostra modalità di interazione con gli altri, ma se troviamo nel nostro lavoro emozione e passione finiremo inesorabilmente col diventare dei fiumi in piena quando ce ne sarà bisogno. È un’ottima notizia.
* Managing director della società di formazione e consulenza Sparring
loading...