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Migranti: 5 milioni i regolari in Italia, producono l’8,8% della ricchezza

di Alessia Tripodi

4' di lettura

I migranti regolari in Italia sono 5 milioni e fra 20 anni diventeranno 20 milioni. Producono l'8,8% della ricchezza del nostro Paese, nonostante le politiche di integrazione siano ancora in ritardo. Il maggior numero di stranieri risiede a Roma e Milano e in tutto il Paese sono oltre mezzo milione le imprese a "gestione immigrata". Sono i dati del Dossier Statistico Immigrazione 2017 di Idos presentato oggi e realizzato insieme al centro studi Confronti e in collaborazione con l'Unar. I dati fissano il fenomeno migratorio al 31 dicembre 2016.

I numeri
Secondo il dossier gli immigranti regolari sono 5.047.028, aumentati di appena 20.875 nel 2016 rispetto all'anno precedente, nonostante gli sbarchi e nonostante i movimenti migratori abbiano interessato quasi un milione di persone. Un dato che risente, quindi, del «gran numero di acquisizioni di cittadinanza italiana». Circa 3.5 milioni dei residenti stranieri sono non comunitari, anche se l'archivio dei permessi di soggiorno ne attesta 206.866 in più, costituiti soprattutto da nuovi arrivati, ancora in attesa di essere registrati come residenti. Ma se si tiene conto del divario tra arrivi regolari e registrazioni anagrafiche, che riguarda anche i cittadini comunitari, in realtà secondo il dossier la stima della presenza straniera regolare complessiva è di 5.359.000 persone. Un numero più basso, fa notare Idos, degli italiani all'estero, che sono 5.383.199 secondo le Anagrafi consolari (aumentati di oltre 150mila unità rispetto al 2015).

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Roma e Milano le città con più stranieri
Roma è la città metropolitana con più residenti stranieri (544.956), seguita da Milano (446.923). Lo scorso anno, nel Lazio gli stranieri sono aumentati del 2,8%, mentre si sono ridotti dello 0,8% in Lombardia.
In Italia sono 2 milioni e 470mila le famiglie con almeno un componente straniero (in 7 casi su 10 con solo stranieri). Tra il 2007 e il 2016 la popolazione straniera residente è aumentata di 2.023.317 unità; 262.929 nel 2016. Il maggior numero dei visti è stato rilasciato per motivi familiari (49.013), per studio (44.114), lavoro subordinato (17.611), motivi religiosi (4.066), adozioni (1.640).

Ricchezza per 127 miliardi
Secondo il dossier, la ricchezza complessiva prodotta dagli stranieri in Italia ammonta a circa 127 miliardi di euro (dato riferito al 2015). I redditi dichiarati sono mediamente di 11.752 euro annui a testa, pari a 27,3 miliardi di euro e i versamenti Irpef ammontano a 3,2 miliardi di euro, in media 2.265 ciascuno.

Occupati in aumento
Nel 2016, gli occupati con cittadinanza straniera sono aumentati a 2.401.00 (+42mila unità), con un'incidenza del 10,5% sul totale. Due terzi (66,4%) sono impegnati nei servizi. Appena il 6,7% svolge professioni qualificate, spesso il livello di istruzione è superiore alla mansione svolta (il 37,4% contro il 22,2% degli italiani) e la loro retribuzione (in media 999 euro netti mensili) è inferiore del 27,2% rispetto a quella degli italiani. I disoccupati stranieri sono leggermente diminuiti: sono 437mila, 19mila in meno in un anno.

Tre quarti dei lavoratori domestici sono stranieri
Su 739mila gli occupati nel lavoro domestico, i tre quarti sono stranieri, ma nell'ultimo biennio questi ultimi sono diminuiti di 54mila unità, mentre c'è stato un lieve aumento del personale italiano (12mila.). Nel settore turistico, spiega ancora il dossier, gli occupati nati all'estero hanno inciso per il 23,2%, mentre in agricoltura i 345.015 lavoratori stranieri hanno svolto il 25% di tutte le giornate lavorative del 2016.

Oltre 570mila imprese gestite da immigrati
Tra gli occupati stranieri, poi, il 13,4% svolge un lavoro autonomo- imprenditoriale (il 50,4% tra i cinesi) e alla fine del 2016 sono 571.255 le imprese a gestione immigrata (+3,7% contro lo -0,1% di quelle gestite da italiani). Il dossier sottolinea poi che con le loro rimesse verso i paesi in via di sviluppo (429 miliardi di dollari nel 2016, 11 miliardi in meno rispetto al 2015), i migranti sostengono circa 800 milioni di familiari (ben 1 su 7 tra tutti gli abitanti nel mondo). In Italia i 5,6 miliardi di euro inviati nel 2016 risultano in diminuzione da 6 anni consecutivi (erano stati di 7 miliardi nel 2011).

Sull'integrazione Italia è cantiere con «lavori in ritardo»
Secondo il dossier, in materia di integrazione di immigrati «l'Italia appare come un cantiere in cui i lavori risultano in ritardo e talvolta neppure avviati», anche se sul fronte dell'accoglienza non mancano le buone pratiche. La tendenza all'insediamento stabile dei cittadini stranieri è attestata - scrivono i ricercatori - dal crescente aumento dei titolari di un permesso Ue di lungo periodo (il 63% dei non comunitari che soggiornano nella Penisola), come anche dal numero di nuove nascite da genitori stranieri (69.379, un settimo di tutti i nati nell'anno), dei ricongiungimenti familiari (50 mila visti richiesti) e dall'incidenza complessiva dei minori (20,6% tra residenti stranieri, 21,9% tra soggiornanti non comunitari).

Le buone pratiche dell'accoglienza
Il dossier dedica una parte anche alle buone prassi sul territorio. Il Molise, per esempio, da solo ha accolto 3.542 richiedenti asilo. Alcuni piccoli comuni si sono distinti: Pornassio (Imperia), ospita 173 rifugiati, mentre a Torino, nel maggio scorso, è stata celebrata la laurea degli studenti universitari di origine straniera, «segno di internazionalizzazione e apertura alle nuove generazioni», dice Idos. E in Liguria - spiega ancora il dossier - i nuovi migranti, nonostante il loro recente arrivo, hanno compreso l'opportunità di inserirsi nell'associazionismo di solidarietà sociale, sui cui iscritti incidono per il 3%. «Questi esempi - si legge nel rapporto - confermano che la convivenza è possibile e fruttuosa, ma non scontata. I decisori pubblici sono chiamati ad assicurare un supporto strutturale: all'interno del paese, promuovendo uno sviluppo più inclusivo e socialmente orientato e a livello internazionale, coniugando meglio il controllo dei flussi con la solidarietà».

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