Migranti, Geo Barents: in corso soccorso del barcone con 500 persone a bordo
Gli arrivi sono saliti a quota 28mila in questi primi tre mesi del 2023, il 300% in più rispetto ai 6.800 del 2022. Con questo ritmo, le proiezioni indicano 430mila sbarchi a fine anno e l’esecutivo punta ad accelerare le iniziative per frenare le partenze da Tunisia e Libia soprattutto, ma nel frattempo occorre prepararsi ad ampliare i posti in accoglienza che ormai scarseggiano
I punti chiave
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La Geo Barents, la nave di ricerca e soccorso di Medici Senza Frontiere, ha raggiunto il barcone partito dalla Libia con circa 500 persone a bordo segnalato lunedì 3 aprile da Alarm Phone. L’imbarcazione sovraccarica e a rischio a causa delle cattive condizioni meteo con raffiche di vento di oltre 40 nodi e onde alte si trova in zona Sar Maltese e le autorità de La Valletta hanno assunto il coordinamento delle operazioni. Due piccoli scafi di Geo Barents, sono in acqua per tentare il salvataggio dell’imbarcazione in difficoltà. Lo comunica la stessa ong, che al momento sta distribuendo i salvagente.
Altri 32 migranti sono arrivati su un’isolotto vicino a Lampedusa e un elicottero è dovuto intervenire per recuperarli. È a Salerno la Ocean Viking, a bordo della quale ci sono 92 migranti tratti in salvo nei giorni scorsi.
È in questo contesto che la premier Giorgia Meloni ha convocato per oggi pomeriggio, martedì 4 aprile, un vertice di governo, mentre al Senato dovrebbe entrare nel vivo l’esame del nuovo decreto migranti. Alarm phone, che ha ricevuto l’sos dei cinquecento, ha fatto sapere di avere avuto indicazione dal soccorso marittimo italiano di contattare Malta. «Chiediamo a tutte le autorità di far fronte alle proprie responsabilità ed intervenire senza ritardo», è il suo appello.
Il vertice di governo
Il vertice servirà a fare il punto sulla pressione migratoria. Oltre alla presidente del Consiglio, parteciperanno i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini e i ministri Matteo Piantedosi e Guido Crosetto. Gli arrivi sono saliti a quota 28mila in questi primi tre mesi del 2023, il 300% in più rispetto ai 6.800 del 2022. Con questo ritmo, le proiezioni indicano 430mila sbarchi a fine anno e l’esecutivo punta ad accelerare le iniziative per frenare le partenze da Tunisia e Libia soprattutto, ma nel frattempo occorre prepararsi ad ampliare i posti in accoglienza che ormai scarseggiano.
Pressing sui principali Paesi di partenza: Tunisia e Libia
Periodicamente il governo fa il punto sullo stato dell’arte con tutti i ministri coinvolti per coordinare i passi da fare. Non mancano in parallelo le iniziative diplomatiche, col pressing sull’Europa e su Tunisia e Libia, principali Paesi di partenza. Il Rappresentante permanente dell’Italia presso l’Onu a Ginevra, ambasciatore Vincenzo Grassi, ha spiegato che Roma «è impegnata nella cooperazione e nel dialogo con le autorità libiche per rafforzare la gestione della migrazione e il rispetto dei diritti umani». L’Italia chiede poi da tempo lo sblocco della tranche di 300 milioni di dollari del prestito del Fondo monetario alla Tunisia, che è sull’orlo del collasso economico e non riesce a gestire l’imponente flusso di migranti subsahariani che puntano a partire verso l’Europa.
L’esecutivo punta a rafforzare il sistema dell’accoglienza
Il piano Piantedosi, da parte sua, è impegnato ad organizzare l’accoglienza senza che il sistema venga travolto dai troppi arrivi. La Difesa metterà a disposizione navi ed aerei militari per svuotare l’hotspot di Lampedusa - ormai costantemente sovraffollato - nelle giornate di maggiore picco di presenze . L’obiettivo del titolare del Viminale è l’ospitalità diffusa, distribuendo piccole quantità di migranti su tutto il territorio nazionale per evitare grosse concentrazioni che possano pesare sui territori. Si punta poi a potenziare i rimpatri, anche accelerando le procedure per l’esame delle domande di protezione. C’è quindi il rafforzamento della rete dei Centri di permanenza per il rimpatrio, grazie anche alle misure contenute nel decreto legge in via di conversione. Ne servono di più - almeno uno per regione - e con una maggiore capienza. Non tutti sono però d’accordo. Il presidente della Toscana, Eugenio Giani, è contrario a «nuove carceri per chi deve essere espulso. In Toscana vogliamo creare dei luoghi adeguati a una funzione che sia l’accoglienza e l’indirizzo sul piano professionale di queste persone».
Guardia costiera, sempre più soccorsi lontani dall’Italia
«“L’assenza o inadeguatezza» degli apparati di soccorso degli altri Paesi vicini fa sì che, «in ossequio alla Convenzione di Amburgo, quando noi veniamo a conoscenza di unità» bisognose di soccorso, «anche se queste si trovano fuori dalla acque di responsabilità italiana, c’è l’obbligo di intervenire e ormai questa è una prassi frequente. Noi siamo sempre più impegnati ad operare a distanze elevatissime dall’Italia e questo sta determinando un logorio del nostro strumento aeronavale: servono interventi urgenti». Così il comandante generale della Guardia costiera, ammiraglio Nicola Carlone, in audizione alla commissione Trasporti della Camera.
Migranti: Tajani, i muri non sono la soluzione
«Non so se il muro è una soluzione, dipende dalla Grecia, ma non è la soluzione perché poi i muri si scavalcano, il problema è la strategia europea che faccia un muro di altro tipo, non è questione di ordine pubblico ma di strategia. In Ue si sono fatti passi avanti ma non si può costringere alcuni Paesi ad agire da soli». Così il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani risponde, nella conferenza alla stampa estera, alla domanda di un giornalista greco sull’utilità di erigere muri per bloccare i flussi migratori.
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