Migranti, arrivi raddoppiati da rotta balcanica: pattugliamenti misti al via
Si registra dunque quasi un raddoppio degli arrivi dalla Slovenia rispetto al 2018 solo nel primo semestre di quest'anno. Non a caso è partito oggi un pattugliamento congiunto delle forze di polizia al confine tra Italia e Slovenia, con l’obiettivo principale di contrastare l'immigrazione irregolare
di Andrea Carli e Andrea Gagliardi
3' di lettura
Proseguono gli arrivi in Italia via mare. Al di là del caso Sea Watch, con l’arresto della comandante Carola Rackete, quasi ogni giorno si registrano sbarchi su piccole imbarcazioni, gommoni e barche a vela. Un barchino con a bordo 17 persone, tutti tunisini, ad esempio, è approdato ieri direttamente a Lampedusa la scorsa notte. Ma contemporamente il flusso migratorio attraverso la rotta balcanica, ripreso in modo consistente già nel 2018, si sta ulteriormente intensificando quest'anno.
I numeri della rotta balcanica
In tutto il 2018 - secondo i dati del Dipartimento della Pubblica sicurezza - 446 stranieri irregolari sono stati rintracciati presso le zone del confine sloveno. Nel corso dei primi cinque mesi del 2019 i migranti irregolari in quell'area erano già 652, cui vanno aggiunti gli oltre 130 individuati finora a giugno. Si registra dunque quasi un raddoppio degli arrivi dalla Slovenia rispetto al 2018 solo nel primo semestre di quest'anno. Numeri che hanno fatto accrescere l’attenzione del Viminale sulla rotta di terra del Nordest.
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Parte pattugliamento congiunto Italia-Slovenia
Non a caso è partito oggi un pattugliamento congiunto delle forze di polizia italiane e slovene al confine tra Italia e Slovenia, con l’obiettivo principale di contrastare l'immigrazione irregolare. Il pattugliamento avviene sulla base dell'accordo tra i due governi sulla cooperazione transfrontaliera. Sono quattro le pattuglie miste che ogni settimana, con a bordo due agenti della Polizia di frontiera italiani e due colleghi sloveni, monitoreranno un'area di dieci chilometri all'interno dei rispettivi confini. Previsto un breefing ogni 15 giorni per rimodulare eventualmente frequenza e percorsi. Poi il 30 settembre sarà effettuato un bilancio dell’attività, che potrebbe essere ulteriormente estesa. I controlli, è stato ribadito, si terranno lungo la fascia confinaria delle province di Trieste e Gorizia, sul versante italiano e di Koper (Capodistria) e Nova Gorica, su quell sloveno.
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L’allarme rilanciato da Salvini
L’avvio in Friuli Venezia Giulia di pattugliamenti misti di Forze dell’ordine italiane e slovene, era stato annunciato nei giorni scorsi dallo stesso ministro Salvini, che non aveva escluso misure più drastiche . «Se il flusso di migranti non dovesse arrestarsi - aveva ammonito - a mali estremi estremi rimedi: non escludiamo la costruzione di barriere fisiche alla frontiera come fatto da altri Paesi europei».
La bagarre politica sul muro al confine est
Una ipotesi, quella di un muro al confine est con la Slovenia evocata ieri dal governatore del Friuli Venezia-Giulia, Massimiliano Fedriga (Lega), intervistato dal Fatto Quotidiano. («Sarà un muro o altro», ma «dobbiamo respingere un fenomeno che attenta alla tranquillità dei nostri concittadini, alla nostra sicurezza»). E anche se poi Fedriga è tornato sui suoi passi definendo il muro «una licenza poetica», la bagarre politica si è scatenata ugualmente. Fuoco amico dagli alleati M5S. «Non è costruendo muri che si gestisce il fenomeno migratorio. Non è così che un grande Paese come l'Italia può pensare di far fronte a un fenomeno epocale. Tutti i muri, infatti, sono destinati a essere superati o abbattuti. Lo dice la nostra storia» ha detto il presidente della Camera, Roberto Fico. Simile la posizione di Emilio Carelli, considerato da sempre vicino ai vertici M5S. «Spero che l'idea del governatore - ha chiosato - non venga raccolta da nessuna forza politica», perché «non é alzando i muri che si governano i problemi delle migrazioni».
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Ma l’ipotesi del muro è bocciata, in un'intervista a La Repubblica, anche da Rudi Ziberna, sindaco forzista di Gorizia. «Sono contrario al muro - ha dichiarato - per noi sarebbe una iattura. Chi ha visto la cortina di ferro che ha tagliato in due la città sa bene che non è la soluzione giusta per sigillare la rotta balcanica, dalla quale tra l' altro i flussi migratori sono scarsi». E ancora: «Qui da noi l’ultimo pezzo di muro è caduto nel 2004, tirarlo su di nuovo significherebbe resuscitare un passato che non è solo doloroso, è controproducente»
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