Migranti, a Cutro si riuniscono i ministri. La Calabria fa i conti con l’accoglienza e le salme da trasferire
I congiunti chiedono qualche giorno di tempo per capire il da farsi, se trasferire le salme nel proprio paese d’origine o in Germania dove gran parte di loro vive
di Donata Marrazzo
I punti chiave
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Mentre il Consiglio dei ministri discute a Cutro nuove regole per agevolare la migrazione regolare, semplificando gli accessi e inasprendo le pene per gli scafisti, più di 50 salme restano al PalaMilone di Crotone. I familiari delle vittime del naufragio hanno fatto da barriera umana ai primi carri funebri pronti a partire per il cimitero islamico di Bologna su decisione del ministro dell'Interno. Dopo lunghi tentennamenti, sono partiti a tarda notte solo 7 feretri. Per gli altri, i congiunti chiedono qualche giorno di tempo per capire il da farsi, se trasferire le salme nel proprio paese d'origine o in Germania dove gran parte di loro vive. Un’agenzia tedesca si occuperebbe dei trasferimenti.
Bare presidiate al PalaMilone
Solo un giovane afghano è stato inumato a Crotone. Altri due sono in attesa di sepoltura. I parenti presidiano le bare, mentre vanno avanti a oltranza i colloqui tra funzionari della prefettura e del ministero. Anche molti comuni della zona, Crotone in primis, si stanno adoperando per trovare soluzioni adeguate. Tanti cittadini hanno offerto un posto nelle loro cappelle di famiglia. Le associazioni coordinano incessantemente l'assistenza: operatori, mediatori e psicologi si stanno prendendo cura di tutti i superstiti. Dodici sono stati accolti nei centri Sai (Sistema accoglienza integrazione), gli altri sono stati sistemati in albergo, anche se inizialmente erano stati collocati in un hotspot improvvisato del Cara (Centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Isola Capo Rizzuto. Alcuni, pakistani soprattutto, sono destinati al Sai di San Benedetto Ullano, comune albanese in provincia di Cosenza dove opera l'associazione Don Vincenzo Matrangolo, con sede ad Acquaformosa. Il presidente è l'ex sindaco di Acquaformosa Giovanni Manoccio, da molti anni impegnato nell'accoglienza ai migranti.
Sepolture e ospitalità ai parenti, la Regione paga le spese
La burocrazia sta rallentando le procedure per il trasporto dei feretri e per le sepolture. Anche il presidente della Regione Roberto Occhiuto, che ha espresso la sua disponibilità a farsi carico delle spese per le salme da seppellire in Calabria, si è trovato davanti l'ostacolo della prefettura. In ogni caso dichiara di essere pronto «a far fronte a tutte le incombenze, come stiamo già facendo per gli alloggi delle famiglie. La nostra regione mostra sempre il suo volto solidale. Abbiamo la disponibilità di alcuni terreni destinati ad area cimiteriale, ma per qualunque decisione dobbiamo attendere l'ok del prefetto». E aggiunge: «A Tarsia sono già iniziati i lavori per il cimitero internazionale dei migranti in una zona attigua al campo di Ferramonti. Un progetto nato d'intesa con l'associazione Diritti Civili di Franco Corbelli». Si tratta di un'area del cosentino tristemente nota per essere stata un campo di concentramento per stranieri e sfollati.
Sabato manifestazione nazionale a Cutro
Intanto si lavora alla manifestazione nazionale di sabato: da Cutro, alle 14,30, partirà una grande mobilitazione organizzata da decine di associazioni per i diritti umani, da ActionAid ad Amnesty International Italia, dalla Caritas a Medici senza frontiere, da Open Arms a Save the Children, compresa Anpi e sindacati. Fra i promotori, anche Rete 26 febbraio che si è costituita all'indomani della tragedia, su impulso dell'associazione crotonese Sabir presieduta da Manuelita Sciglian. Chiedono all'unisono chiarezza sull'accaduto: l'istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sulle stragi di frontiera, la realizzazione immediata di un programma europeo di ricerca e salvataggio in tutto il Mediterraneo, l'attivazione visti umanitari, l'ampliamento dei canali regolari d'ingresso. E infine di fermare ogni iniziativa e programma di esternalizzazione delle frontiere, oltre alla promozione di accordi bilaterali condizionati dal rispetto dei diritti umani e non dal controllo dei flussi migratori. «Quella di Cutro è una strage annunciata, causata da anni di politiche sbagliate. Urge invertire la rotta», dichiara Celeste Logiacco,segretaria confederale della Cgil Calabria.
#fermarelastrage
Nel loro appello, i promotori rimarcano che «le persone che partono dalla Turchia, dalla Libia o dalla Tunisia sono obbligate a farlo rischiando la vita a causa dell'assenza di canali sicuri e legali di accesso al territorio europeo. I governi hanno concentrato i loro sforzi solo sull'obiettivo di impedire le partenze, obbligando chi fugge da guerre, persecuzioni e povertà a rivolgersi ai trafficanti. Chi ha responsabilità politiche, in primo luogo il governo, non può ribaltare la realtà e scaricare sulle vittime il peso di una strage che ha visto la perdita di oltre 70 esseri umani che si potevano e si dovevano salvare». Le associazioni invitano chi non potrà essere a Cutro ad aderire a distanza alla mobilitazione, scattandosi una foto con la fascia bianca al braccio e a pubblicarla sui social con l'hashtag #fermarelastrage.
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