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UE, accordo sulla gestione delle crisi migratorie: l’Italia ottiene l’eliminazione del passaggio sulle ONG

Il negoziato si è sbloccato dopo i contatti Roma-Berlino. Ungheria e Polonia votano contro. Von der Leyen: «Ora uniti per approvare il Patto migrazioni entro la fine della legislatura»

di Manuela Perrone

Migranti, Tajani: "Oggi a Bruxelles ha prevalso la posizione italiana"

3' di lettura

Con il solo voto contrario di Polonia e Ungheria e l’astensione di Slovacchia, Repubblica Ceca e Austria, è stato approvato al Coreper, l’organo che riunisce a Bruxelles gli ambasciatori dei Ventisette, l’accordo sul regolamento di gestione delle crisi, uno dei pilastri del Patto migrazioni e asilo. Esulta Ursula von der Leyen: «Accolgo con favore l'accordo politico raggiunto con successo dagli Stati membri. È una vera a propria svolta che ci permette di portare avanti i negoziati con il Parlamento e il Consiglio Ue. Uniti possiamo siglare il Patto prima della fine di questo mandato».

Decisivi i contatti tra Roma e Berlino

L’intesa sulla proposta di mediazione avanzata dalla presidenza spagnola, che aveva ricevuto il disco verde della Germania, si era arenata giovedì scorso al Consiglio Affari interni per la richiesta italiana di un supplemento di riflessione. Il nodo era rappresentato dall’esclusione dei salvataggi compiuti dalle navi Ong dalle possibili situazioni di «strumentalizzazione» dei flussi migratori da parte di Paesi terzi, nel solco della guerra ibrida cavalcata dalla Bielorussia. Nei giorni dello scontro con Berlino per il finanziamento da 750mila euro del Governo tedesco a Sos Humanity, il passaggio era suonato a Roma come una provocazione. Da qui il fitto lavorìo diplomatico per superare l’impasse prima del Consiglio europeo informale di Granada.

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Migranti, Tajani: "Oggi a Bruxelles ha prevalso la posizione italiana"

Via il passaggio sulle Ong

Il compromesso, che a questo punto potrebbe facilitare un bilaterale chiarificatore tra la premier Giorgia Meloni e il cancelliere Olaf Scholz proprio a Granada, è stato trovato stralciando dall’articolato il passaggio sulle Ong chiesto dalla Germania e sgradito all’Italia, passaggio che è stato declassato nei “considerando”, ossia nel preambolo. «Le operazioni di aiuto umanitario - si legge dunque nelle premesse - non dovrebbero essere considerate come strumentalizzazione dei migranti quando non vi è l'obiettivo di destabilizzare l'Unione o uno Stato membro».

La premier Meloni: «Passata la linea italiana»

Quanto basta, comunque, per far cantare vittoria all’Italia. «È passata la nostra linea, l'emendamento tedesco è stato ritirato», ha sottolineato Meloni, cavalcando un esito niente affatto scontato. «Avanti verso il superamento del regolamento di Dublino», afferma il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che aggiunge: «L’accordo di oggi conferma la volontà dei Paesi europei di dare una risposta concreta all'emergenza migratoria e soprattutto testimonia il grande lavoro fatto dal nostro Governo per riportare al centro nella agenda europea il tema migrazione». L’intesa «è un successo per l'Italia, frutto di un grande lavoro diplomatico. I nostri partner hanno compreso le nostre istanze. In caso di grandi crisi migratorie tutti gli Stati membri dovranno fare la loro parte», sostiene il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Ma anche l’omologa tedesca Annalena Baerbock ha potuto rivendicare: «Abbiamo lottato duramente e con successo a Bruxelles per garantire che gli standard umanitari minimi non venissero indeboliti». In effetti, era per i timori che le regole durante le emergenze potessero allentare l’attenzione ai diritti umani che la Germania aveva posto il suo veto sull’accordo fino alla settimana scorsa, collocandosi nella minoranza di blocco con i Paesi Visegrad, ma per motivi opposti ai loro.

I contenuti del regolamento

Il crisis mechanism elenca in 54 pagine le misure che potrebbero essere adottate in caso di emergenze caratterizzate da grandi afflussi di migranti, da una pandemia a una crisi prodotta dalla strumentalizzazione delle migrazioni per scopi politici da parte di Paesi terzi. Il regolamento, che era stato presentato dalla Commissione europea a settembre 2020, prevede che lo stato di emergenza possa essere innescato dai Governi nazionali, chiamati a esprimersi su richiesta di una capitale o della Commissione. Una volta dichiarata aperta la crisi, la procedura contempla alcune deroghe all'abituale sistema di asilo, aprendo ad esempio ad una maggiore flessibilità nello screening delle domande e all’istituzione di centri di gestione delle richieste d’asilo al di fuori dei confini dell’Unione europea, con la possibilità di trattenere i migranti fino alla fine del procedimento di valutazione delle istanze.

Solidarietà ai Paesi che affrontano crisi

Tra i capisaldi, c’è la previsione di misure di solidarietà come la redistribuzione obbligatoria dei migranti in tutta l'Unione per andare incontro ai Paesi più esposti a sbarchi e arrivi come l’Italia, ma anche contributi finanziari o “compensazioni di responsabilità”, nonché la facoltà di interrompere il trasferimento dei cosiddetti movimenti secondari dei “dublinanti” verso gli Stati di primo approdo.

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