Migranti: Italia in campo per disinnescare la polveriera Tunisia, ma crescono le tensioni nel governo
Prossima settimana il ministro tunisino degli Esteri Nabil Ammar a Roma, incontra il ministro degli Affari esteri Tajani
I punti chiave
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L’Italia osserva con attenzione la trattativa tra la Tunisia e il Fondo monetario internazionale per la concessione di un nuovo prestito da parte dell’organizzazione internazionale. Il governo italiano è impegnato in prima linea per sbloccare lo stallo del prestito in cambio di riforme. Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani ha ribadito la proposta di un compromesso per «favorire la stabilità della Tunisia», tanto importante per «regolare i flussi migratori»: Tunisi «deve fare le riforme» ma va incoraggiata «con una prima tranche di finanziamenti»; se poi «le cose funzionano, daremo una seconda e una terza tranche», ha detto il titolare della Farnesina avvertendo che «se non interveniamo noi, poi arrivano i russi e ce li ritroviamo nel Mediterraneo». La prossima settimana il ministro tunisino degli Esteri Nabil Ammar incontrerà a Roma Tajani.
Tunisia, 501 tentativi di partenze migranti bloccati in 3 mesi
Il pressing sulle coste italiane c’è. Delle oltre 28mila persone (28.285) giunte in Italia dall’inizio dell’anno, i tunisini sono oltre 2mila. Ma dalla Tunisia e dalla Libia sono partite anche oltre 5mila persone della Costa d’Avorio, quasi 4mila dalla Guinea, oltre 2mila dall’Egitto, 1.400 circa dal Camerun, oltre 900 dal Mali e 884 dal Burkina Faso.
La Guardia costiera tunisina ha comunicato di aver sventato tra il 1 gennaio e il 31 marzo scorso 501 tentativi di migrazione irregolare a partire dalle proprie coste, soccorrendo in mare 14.406 persone, di cui 13.138 di vari Paesi dell’Africa subsahariana e 1.268 di nazionalità tunisina.
Il tratto di costa più utilizzato per le partenze è risultato essere quello delle regioni di Sfax e Mahdia, dove nei primi tre mesi dell’anno sono stati bloccati 388 tentativi di partenza con 13.259 migranti soccorsi (12.804 di varie nazionalità subsahariane e 455 tunisini). Secondo la stessa fonte, nell’ambito delle operazioni di prevenzione e della lotta al fenomeno dell’immigrazione irregolare, 63 persone coinvolte nell’organizzazione di traversate illegali sono state arrestate mentre 135 imbarcazioni e 12 veicoli sono stati sequestrati.
Scontro tra governo e opposizioni sul nuovo decreto migranti
Intanto continua il braccio di ferro tra maggioranza e opposizioni sulle nuove regole in materia di gestione dei flussi migratori. Ha incassato il primo ok in Senato l’emendamento riformulato dall’esecutivo che punta a favorire, attraverso le quote dei flussi, gli ingressi regolari dai Paesi che sottoscrivono accordi con l’Italia. Una proposta di modifica che però ha scatenato la protesta delle opposizioni.
Il Pd ha abbandonato la commissione Affari costituzionali per protesta contro il “blitz” messo in atto dal governo. Una “forzatura” del regolamento condannata anche da M5s, Terzo Polo e Alleanza Verdi e sinistra. Si accentua dunque sempre più un iter tormentato per il nuovo provvedimento, nato in seguito alla tragedia di Cutro e il cui esame a Palazzo Madama dovrebbe riprendere l’11 aprile.
Le tensioni nella maggioranza
Ma le distanze sono anche all’interno della maggioranza. Chissà se allora saranno pronti anche gli ulteriori emendamenti annunciati dall’esecutivo e se e quanto incideranno su quelli già depositati (in tutto 126), in particolare dalla Lega. Il partito di Matteo Salvini ne ha proposti 21, il numero più alto nella maggioranza. E per ora «restano lì - conferma il capogruppo leghista Massimiliano Romeo - Poi, se il governo vuole affrontare alcuni temi con emendamenti propri, valuteremo. Magari potrebbero essere riformulati». Tra i ritocchi al provvedimento, potrebbe rientrare un giro di vite sulla protezione speciale dei migranti.
P.Chigi, in corso ricollocamento sopravvissuti Cutro
Una nota di Palazzo Chigi ha chiarito che procedono nel rispetto degli impegni presi dal Governo le operazioni di ricollocamento dei sopravvissuti del naufragio avvenuto a Cutro nella notte tra il 25 e il 26 febbraio. In base alle informazioni raccolte dal ministero dell'Interno, sono 76 - spiega il comunicato - i richiedenti protezione internazionale: 18 l'hanno chiesta all'Italia (15 di nazionalità pakistana, 2 di nazionalità afghana e 1 di nazionalità iraniana) e sono attualmente ospitati presso centri del Sistema accoglienza e integrazione (Sai); 5 minori stranieri non accompagnati sono collocati in strutture per minori. 53 richiedenti protezione internazionale in Paesi diversi dall'Italia (49 afghani, 2 Siriani, un iraniano, un somalo) hanno aderito al programma di ricollocazione volontaria e di questi 53, 14 si sono allontanati volontariamente.
La posizione di altre 39 persone è stata esaminata dalle autorità tedesche, che hanno ammesso al programma di ricollocamento 33 persone (29 afghani, 2 Siriani, un somalo, un iraniano), 32 delle quali sono partite per la Germania lo scorso 31 marzo, mentre una persona di nazionalità afghana partirà successivamente perché necessita di ulteriori cure mediche. Una ha rifiutato il trasferimento in Germania in quanto intende ricongiungersi con una parente stretta in Irlanda. «Dopo l'incontro a Palazzo Chigi del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con i sopravvissuti e i familiari delle vittime, le richieste - conclude la nota - sono state esaminate, portate all'attenzione delle istituzioni e dei partner europei, e gli impegni presi dal Governo -conclude la nota- sono stati rispettati».
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