Migranti, la Libia è tornata primo paese di partenza. Escalation di rinchiusi nei centri di detenzione libici
Fra i 25 mila migranti e rifugiati “transitati” per i quattro hotspot italiani nel 2021 (quasi 20 mila quelli passati solo a Lampedusa) si contano oltre 4.500 minori, di cui 3.500 non accompagnati.
di Andrea Carli
I punti chiave
4' di lettura
Sulla rotta del Mediterraneo centrale verso l'Italia, almeno nel periodo agosto 2020-luglio 2021 la Libia è tornata ad essere il principale Paese di partenza, prima della Tunisia. Ma rispetto al 2019-2020 è cresciuta di molto anche la quota di arrivi in Italia da una rotta “anomala” come quella dalla Turchia, che nell'anno ha totalizzato quasi il 14% delle persone sbarcate, contro l'8% di un anno prima. È quanto mette in evidenza il Report 2021 sul diritto d’asilo che la Fondazione Migrantes ha presentato oggi, martedì 14 dicembre, a Roma.
Escalation di persone rinchiuse nei centri di detenzione libici
Nel 2021, fino al 6 novembre la Guardia costiera “libica” ha intercettato in mare e riportato in territorio libico 28.600 rifugiati e migranti, un dato senza precedenti (dal 2016, il totale supera ormai le 100 mila persone). Da inizio anno all'8 novembre, i rifugiati e migranti che sulla rotta del Mediterraneo centrale sono riusciti ad arrivare in Italia o a Malta sono circa 56.700: quindi, meno del doppio di quelli intercettati e riportati in Libia, spesso con metodi brutali. Il 2021 - mette in evidenza ancora l’indagine - ha visto una nuova escalation delle persone rinchiuse arbitrariamente nei centri di detenzione libici: i soli centri “ufficiali” della Direzione per il contrasto dell'immigrazione illegale ne stipavano ai primi di ottobre circa 10 mila fra uomini, donne e minori contro i 1.100 scarsi di gennaio.
Contro allarmismi e cliché
In generale, l’indagine Migrantes prova a fare chiarezza su un tema, quello delle strategie di gestione dei flussi migratori, spesso cavalcato dalla propaganda politica sulla base di «allarmismi» e « cliché». I circa 53 mila arrivi di rifugiati e migranti in Italia nel periodo gennaio-ottobre 2021 sono sì - viene messo in evidenza - quasi il doppio rispetto allo stesso periodo 2020. Ma anche un terzo degli oltre 159 mila registrati sempre nel medesimo periodo del 2016 e meno della metà rispetto al 2017. Quanto poi alle Ong, fra l'agosto del 2020 e il luglio del 2021, su 49.280 rifugiati e migranti sbarcati, quelli soccorsi da navi appartenenti a quelle organizzazioni sono stati 4.239, ovvero il 9% scarso, meno di uno su 10.
Il crollo delle domande d’asilo nel 2020
Nel 2020 della pandemia Covid sono riuscite a presentare domanda d'asilo in Italia 26.963 persone, con un crollo del 38% rispetto all’anno precedente. Per trovare un valore più basso occorre risalire al 2013, con circa 26.600 richiedenti. Alla fine del 2020 vivevano nella penisola 128 mila rifugiati in senso ampio, cioè beneficiari di uno status di protezione: poco più di due rifugiati ogni 1.000 abitanti. I valori di altri Paesi europei - viene messo in evidenza nell’indagine - sono «nettamente superiori»: Francia, quasi sette per 1.000 abitanti, Grecia, quasi 10 per 1.000, Germania, 14 per 1.000, fino alla Svezia, 25 per 1.000.
Arrivano sempre più minorenni
Fra tutti i richiedenti asilo in Italia l'ultimo triennio vede un 15-17% di minorenni, con una tendenza all'aumento (il 17% è stato registrato nel periodo gennaio-agosto 2021). Sono 5.211 i richiedenti protezione under 18 (accompagnati e non accompagnati) registrati nel '21 fino al 24 agosto. Nelle Commissioni territoriali italiane per il diritto d'asilo i minori registrano una percentuale di riconoscimento superiore a quella generale (55% contro 41% nel 2021), ma rimane comunque elevata la percentuale di richieste respinte (45%). Fra i 25 mila migranti e rifugiati “transitati” per i quattro hotspot italiani nel 2021 (quasi 20 mila quelli passati solo a Lampedusa) si contano oltre 4.500 minori, di cui 3.500 non accompagnati. I minori stranieri non accompagnati (MSNA) “presenti e censiti” in Italia alla fine di settembre 2021 erano 9.661; erano 5.979 alla stessa data del 2020 e dunque sono cresciuti del 62%. Si tratta di 9.385 ragazzi e bambini (97%) e 276 ragazze e bambine (3%). Sono soprattutto bangladesi, tunisini, egiziani, albanesi, pakistani, ivoriani, guineani, somali, eritrei e afghani. Uno su tre è accolto in Sicilia; seguono Friuli-Venezia Giulia (il “terminal” italiano della rotta balcanica), Lombardia e Puglia.
Nella Ue irregolari in crescita ma i numeri del 2015 sono lontani
L’Unione europea “allargata” (cioè quella che comprende i 27 Paesi membri più quelli “associati”, Svizzera, Norvegia, Liechtenstein e Islanda) vede nell'autunno 2021 in crescita, rispetto al 2020, i flussi “irregolari” di rifugiati e migranti ai suoi confini esterni. E tuttavia l’indagine pone l’accento sul fatto che i circa 134 mila ingressi “irregolari” al settembre 2021, ma anche la tendenza che prospettano per la fine d'anno, rimangono un sottomultiplo dei migranti entrati nell'Unione durante l'“emergenza” europea del 2015: oltre un milione di uomini, donne, minori. Almeno fino all'estate 2021 i livelli della “domanda di asilo” nei confini dell'Ue non aveva ancora raggiunto quelli del pre-pandemia. Sono stati circa 103 mila i richiedenti protezione registrati nel secondo trimestre di quest'anno: più del doppio del secondo trimestre 2020, che ha visto la paralisi causata dalla “prima ondata” di Covid-19 (48 mila richiedenti), ma appena due terzi del primo trimestre 2020 (150 mila). In totale, il primo semestre di quest'anno ha visto chiedere asilo nell'Unione europea circa 200 mila persone, in pratica quante nel primo semestre 2020.
Il disastro umanitario
Allo stesso tempo va considerato un altro elemento: ai primi di novembre 2021 la stima (minima) dei migranti morti e dispersi nel Mediterraneo ha già superato il totale del 2020, 1.559 contro 1.448. Lo scenario di questo “nuovo” disastro umanitario è soprattutto il settore del Mediterraneo centrale, sulla rotta che conduce verso l'Italia e Malta, dove sempre ai primi di novembre 2021 si contano già più di 1.200 morti e dispersi, contro i 999 di tutto il '20.
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