Migranti, ecco cos’è la protezione speciale
La commissione Affari costituzionali vota gli emendamenti al decreto Cutro. Il provvedimento è atteso in Aula nel pomeriggio di martedì 18 aprile
I punti chiave
- Braccio di ferro sulle modifiche al decreto Cutro
- Migranti:le opposizioni votano unite in Commissione
- Accantonati gli emendamenti della Lega
- Tempi stretti
- Il rischio che non si riesca a conferire il mandato al relatore
- Il nodo della protezione speciale
- La stretta
- Piantedosi, protezione speciale? Si troverà l’equilibrio
- Martedì il neo commissario Valenti a Lampedusa
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Tra la ripresa degli arrivi dalle coste africane - quasi mille persone in un solo giorno -, le opposizioni pronte a dare battaglia, in commissione e in Aula al Senato, contro l’annunciata stretta del governo nei confronti della protezione speciale; le proteste annunciate per martedì 18 aprile da parte delle associazioni e di Magistratura democratica, il no delle quattro Regioni guidate dal centrosinistra (Emilia Romagna, Toscana, Campania e Puglia) a un commissario ad hoc e, infine, l’allarme lanciato dai sindaci Dem alla guida delle grandi città (Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e Firenze) sul rischio di smantellare il sistema di accoglienza, il dossier migranti è sempre più al centro del confronto politico tra maggioranza e opposizioni.
Braccio di ferro sulle modifiche al decreto Cutro
C’è tensione attorno alla annunciata ulteriore stretta sulla protezione speciale che dovrebbe giungere nelle prossime ore alla prova del voto dopo il serrato confronto per trovare una intesa nella maggioranza. La Commissione Affari Costituzionali del Senato ha ripreso il voto sugli emendamenti al decreto sull’immigrazione varato a Cutro dopo la strage di migranti.
Migranti: le opposizioni votano unite in Commissione
Nelle prime battute dei lavori tutte le opposizioni hanno votato unite gli emendamenti che propongono di modificare il provvedimento, anche se finora sono stati tutti respinti. Su ciascun emendamento sono intervenuti per i cinque minuti concordati i senatori Dem Dario Parrini e Andrea Giorgis, Ivan Scalfarotto di Iv, Peppe De Cristofaro di Avs, mentre Alessandra Maiorino di M5s è intervenuta su un proprio emendamento. Al momento del voto le opposizioni hanno sostenuto reciprocamente i diversi emendamenti. Una curiosità ha riguardato un emendamento all’articolo 5, su cui il governo con il sottosegretario Nicola Molteni ha dato parere negativo. Era stato presentato infatti nello stesso identico testo dal Pd (con Dario Parrini) e dalla Lega (con Giorgio Bergesio), mirando a consentire l’accesso alle quote dei decreti flussi del 2021 e del 2022 anche a coloro che si trovino già in Italia entro l’1 gennaio 2023. Dopo il parere negativo l’emendamento di Bergesio è stato ritirato mentre quello di Parrini è stato bocciato.
Accantonati gli emendamenti della Lega
Sono stati invece accantonati gli emendamenti della Lega al decreto. Si tratta di quelli che riguardano la modifica del permesso speciale per i migranti. La decisione è stata presa su richiesta del sottosegretario Nicola Molteni, mentre esprimeva i pareri sugli emendamenti ad una serie di articoli. Gli emendamenti in questione, a prima firma di Daisy Pirovano, erano stati presentati agli articoli 4 e 6 del decreto Cutro.
Tempi stretti
Dopo una breve sospensione, i lavori sono ripresi nel pomeriggio. I senatori delle opposizioni continuano a intervenire e, come annunciato, lo faranno ancora su ciascuno degli oltre 300 emendamenti che restano da votare. La seduta andrà avanti ad oltranza, potrebbe proseguire anche nella mattinata di martedì 18 aprile. Alle 16.30 di quel giorno sono già fissati i lavori dell’Aula del Senato. I tempi sono dunque stretti.
Il rischio che non si riesca a conferire il mandato al relatore
Ecco perché appare difficile completare l’esame in commissione. La parola, se non si riuscirà a dare il mandato al relatore, passerebbe così all’Aula dove dovrebbe essere ripresentato da parte della maggioranza il solo emendamento frutto dell’accordo.
Il nodo della protezione speciale
Al centro della partita politica è dunque la protezione speciale. Si tratta del permesso di soggiorno rilasciato nei casi in cui la Commissione territoriale non riconosca al cittadino straniero richiedente asilo né lo status di rifugiato né la protezione sussidiaria, ma ritiene ricorrano i presupposti di proteggere la persona dall’espulsione o dal respingimento verso uno Stato in cui possa essere oggetto di persecuzione (per motivi di razza, di sesso, di orientamento sessuale, di identità di genere di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali), o vi siano fondati motivi di ritenere che lo straniero, in caso di espulsione, rischi di essere sottoposto a tortura o a trattamenti inumani o degradanti.
La stretta
Ecco allora che, nei piani del governo, la protezione speciale potrà essere rinnovata solo per 6 mesi e non si potrà più trasformare in permessi di lavoro. E lo stesso vale quelli per calamità e per cure mediche, a loro volta fortemente ridimensionati. «La protezione speciale non esiste a livello europeo, l’Italia non può accogliere da sola i migranti che arrivano da ogni dove», ha sottolineato il leader della Lega Matteo Salvini, mentre da Fi Maurizio Gasparri, primo firmatario della proposta di maggioranza, ha ricordato che era «urgente e indispensabile» intervenire perché «negli anni infatti l’uso strumentale della protezione umanitaria ha praticamente attuato una sanatoria permanente». Sul tema è in corso un approfondimento, che vede coinvolti il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano, il ministro dei Rapporti con il parlamento Ciriani e il Quirinale. Obiettivo: individuare una soluzione che garantisca il rispetto dei diritti umani.
Piantedosi, protezione speciale? Si troverà l’equilibrio
Sulla protezione speciale, ha confermato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi intervenendo ad un convegno organizzato dal sindacato di polizia Coisp, «sono convinto che i lavori parlamentari riusciranno a trovare il giusto punto di equilibrio tra il rispetto degli obblighi umanitari e costituzionali, ma nello stesso tempo senza svilire l’alto valore di un istituto giuridico trasformandolo in un meccanismo surrettizio di elusione dell’accesso al soggiorno nel territorio nazionale». Il responsabile del Viminale ha ricordato che «si è fatto ricorso allo stato di emergenza anche per i profughi ucraini per avere strumenti di gestione del fenomeno adeguati al forte impatto degli arrivi concentrati di persone. Se in un fine settimana ne arrivano 6mila - ha aggiunto - sfido chiunque con strumenti ordinari a trovare un’adeguata sistemazione. L’emergenza non è una qualificazione del fenomeno ma è uno strumento tecnico per avere una gestione adeguata dell’accoglienza».
Martedì il neo commissario Valenti a Lampedusa
Il neo commissario delegato per lo stato d’emergenza migranti, il prefetto Valerio Valenti - che è il capo del dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno -, sarà a Lampedusa martedì 18 aprile. A poche ore dalla nomina, fatta con un’ordinanza a firma del capo della Protezione civile Fabrizio Curcio, Valenti, il prefetto di Agrigento Maria Rita Cocciufa e il questore Emanuele Ricifari torneranno sulla più grande delle isole Pelagie. È prevista una visita all’hotspot di contrada Imbriacola, una riunione in Comune e poi un incontro con tutte le autorità. Compito del nuovo commissario, in linea generale, è coordinare le attività volte all’ampliamento della capacità del sistema di accoglienza, con particolare riferimento agli hotspot.
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