salvataggi in mare

Migranti: Msf, sospende temporaneamente attività

di Redazione Online

(AP)

3' di lettura

Msf sospende “temporaneamente” l'attività davanti alla Libia. Lo comunica la Ong sottolineando che la sospensione segue la decisione della Libia di istituire
una zona Sar, «limitando l'accesso delle Ong in acque internazionali» e ad un «rischio sicurezza» segnalato dal Mrcc ( Centro di Coordinamento del Soccorso Marittimo) «dovuto a minacce della guardia costiera libica».Sarà dunque fermata la nave Prudence, mentre «l'équipe medica di Msf
continuerà a fornire supporto a bordo della nave Aquarius di Sos
Mediterranee».

Msf, blindano il mare,restiamo contrari a codice
L’assocazione conferma intanto la sua decisione di non firmare il codice Minniti. «I recenti sviluppi nel Mediterraneo mostrano che il codice di condotta è parte di un disegno più ampio che intende sigillare la costa libica e intrappolare migranti e rifugiati in Libia, gettando via la chiave» spiega Loris De Filippi, presidente di Medici senza frontiere Italia, in un'intervista a Repubblica. « Queste azioni stanno chiaramente dimostrando la vera ambizione delle autorità italiane ed europee: limitare l'attività degli attori di ricerca e soccorso indipendenti e concentrare tutti gli sforzi nel riportare le persone in Libia. Per questi motivi Msf rimane ferma nella propria convinzione di non poter firmare il Codice».

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Boldrini, inaccettabile campagna denigrazione Ong
In una lettera inviata al quotidiano La Repubblica la presidente della Camera Laura Boldrini ha stigmatizzato l’«inaccettabile campagna denigratoria anti Ong nel Paese». «Se tra le Ong qualcuna si è comportata in modo non trasparente e ha violato leggi, è giusto che i singoli responsabili vengano sanzionati. Ma è inaccettabile la criminalizzazione di un intero gruppo sociale.
Se un chirurgo sbaglia un intervento - scrive Boldrini - e fa morire un paziente
deve risponderne, ma non per questo chiudiamo le sale operatorie
di tutta Italia» .
«L'accanimento col quale oggi le Ong vengono indistintamente prese di mira rischia di mettere in secondo piano due grandi questioni» osserva Boldrini. «La prima è la drammatica impotenza dell'Unione europea, che in materia di immigrazione e asilo non riesce ad ottenere dai suoi membri risposte coerenti
coi valori civili sui quali si fonda. La seconda è la condizione attuale della Libia».
«Ho letto nei giorni scorsi cronache compiaciute per il fatto che finalmente la Guardia costiera di quel Paese comincia a fermare in acqua e riportare indietro i migranti che tentano la traversata. Questo alleggerisce senz'altro il numero degli arrivi sulle nostre coste. Ma non è doveroso chiedersi che fine fanno coloro che tornano in Libia?» evidenzia Boldrini. «Perché non si prende atto delle denunce delle organizzazioni internazionali come l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e l'Organizzazione Internazionale delle Migrazioni,
che concordemente parlano di centri di detenzione, non di accoglienza, e delle condizioni terribili di angherie e violenze alle quali sono sottoposti soprattutto donne e bambini?».

«La nostra linea di condotta - della civile Europa - non può essere il vecchio adagio 'occhio non vede, cuore non duole'. È proprio per questo che l'azione delle Ong risulta a molti insopportabile. Perché ci ricorda quel dato tragico che le
polemiche strumentali di queste settimane hanno rimosso: che nel Mediterraneo si continua a morire» scrive Boldrini. «E allora dobbiamo 'accoglierli tutti'? La risposta è no. Continuo a pensare che il flusso dei migranti vada gestito dall'Italia e da un'Europa che deve riuscire a farsi carico delle proprie responsabilità. Una gestione che non può essere basata sull'indebolimento del soccorso in mare» rimarca Boldrini. «Di fronte a chi rischia di annegare nel Mediterraneo, il primo dovere è tendere la mano e salvare vite, senza preoccuparsi del passaporto di chi sta affogando».

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