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Migranti, slitta il voto sulla protezione speciale: decreto in Aula senza relatore. Ecco tutti i numeri dell'Italia

Domani mattina in aula si partirà dalle questioni pregiudiziali per poi proseguire con la presentazione degli emendamenti e di eventuali sub-emendamenti a quelli del governo. Poi bisognerà acquisire il parere della commissione Bilancio sulle coperture di tutti gli emendamenti. Non si dovrebbe iniziare a votare prima di giovedì. Nel 2023, su 19mila decisioni adottate finora dalle commissioni territoriali sulle richieste, il 20% è stato di riconoscimento della protezione speciale (3.800 permessi circa), il 17% di riconoscimento di asilo o protezione sussidiaria e il 63% è stato di diniego

di Andrea Gagliardi

Aggiornato il 19 aprile 2023), ore hh:mm ]

Dl Cutro, Meloni: "Obiettivo è eliminare protezione speciale"

5' di lettura

Slitta a oggi l’esame in aula al Senato del dl Cutro. Si ripartirà dal testo base approvato in Consiglio dei ministri, visto che il commissione Affari Costituzionali non si è completatata la votazione degli emendamenti per l’ostruzionismo delle opposizioni e non è stato dato mandato al relatore. Si comincia con le questioni pregiudiziali per poi proseguire con la discussione e la votazione degli emendamenti dei gruppi e soprattutto del governo. Poi verrà posto il termine per la presentazione dei subemendamenti alle proposte di modifica governative, che andranno a loro volta esaminati e votati. Seguirà la discussione generale sul testo e la sua votazione..

Attese stesse modifiche da maggioranza e da governo

Per il decreto Migranti «la linea direttrice è quella dei due emendamenti del governo e dell’emendamento di maggioranza già proposti in commissione». Così Alberto Balboni, senatore di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Affari costituzionali del Senato. Balboni ha chiarito che «l’emendamento della maggioranza sarà firmato dai tre capigruppo delle forze di maggioranza cioè Malan, Romeo e Ronzulli». Quest’ultimo, dovrebbe ricalcare quello che riduce la protezione speciale dei richiedenti asilo proposto venerdì scorso da Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia.

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In aggiunta dovrebbero esserci gli emendamenti governativi già presentati la settimana scorsa in commissione che tra l'altro escludono la possibilità di ospitare i richiedenti asilo nella rete del Sistema di accoglienza ed integrazione gestita con i Comuni e Paletti e introducono paletti per la protezione internazionale. Per ora è stato presentato solo il nuovo emendamento governativo (che ha avuto il vaglio del ministero della Giustizia) chee disciplina la procedura per i ricorsi delle richieste di permessi speciali presentati entro il 31 dicembre 2021

Ipotesi voto emendamenti da giovedì

Infine sui tempi del voto del decreto, Balboni ha ipotizzato: «Dopo la presentazione degli emendamenti, bisognerà lasciare tempo per eventuali sub-emendamenti a quelli del governo. Poi bisognerà acquisire il parere della commissione Bilancio sulle coperture di tutti gli emendamenti. Dunque, secondo me, non si inizierà a votare prima di giovedì»

Le tensioni nella maggioranza

Sul fronte della maggioranza restano in piedi i 21 emendamenti della Lega che si riserva di presentare in Aula, qualora gli interventi del governo non siano valutati sufficienti a sanare le questioni su cui insiste il partito di Matteo Salvini, non soltanto quindi la stretta sulla ’protezione speciale’, ma anche i temi legati a accoglienza e espulsioni.In Aula dunque si vedrà se ci sarà e poi reggerà l’intesa nella maggioranza sulla protezione speciale per i richiedenti asilo. Occhi puntati sulla Lega che tiene sulla corda i due alleati di governo accarezzando l’idea di intestarsi la battaglia per il sostanziale ritorno ai decreti Salvini sulla sicurezza. L’obiettivo dell’Esecutivo è invece quello di fermarsi alle misure concordate con l’UE sia pure con alcune mirate restrinzioni su temi specifici, come la mancata conversione della protezione speciale in permessi di lavoro o introducendo dei limiti per i permessi concessi per cure mediche o calamità naturali eccezionali.

Il nodo della protezione speciale

Al centro della partita politica è dunque la protezione speciale. Si tratta del permesso di soggiorno rilasciato nei casi in cui la Commissione territoriale non riconosca al cittadino straniero richiedente asilo né lo status di rifugiato né la protezione sussidiaria, ma ritiene ricorrano i presupposti di proteggere la persona dall'espulsione o dal respingimento verso uno Stato in cui possa essere oggetto di persecuzione (per motivi di razza, di sesso, di orientamento sessuale, di identità di genere di lingua, di cittadinanza, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali o sociali), o vi siano fondati motivi di ritenere che lo straniero, in caso di espulsione, rischi di essere sottoposto a tortura o a trattamenti inumani o degradanti.

I numeri della protezione speciale

Ma quali sono i numeri della protezione speciale in Italia? Nel 2023, su 19mila decisioni adottate finora dalle commissioni territoriali sulle richieste, il 20% è stato di riconoscimento della protezione speciale (3.800 permessi circa), il 17% di riconoscimento di asilo o protezione sussidiaria e il 63% è stato di diniego. Nel 2022 invece su circa 59mila decisioni delle commissioni, il 19% è stato di riconoscimento della protezione speciale (poco più di 10mila permessi), a fronte del 25% di riconoscimento della protezione internazionale. Il 56% delle decisioni è stato invece di diniego.

Le tre forme di protezione internazionale

Sono tre le principali forme di protezione internazionale che in Italia uno straniero può richiedere, dall’asilo politico alla protezione sussidiaria fino a quella speciale, quella che potrebbe subire significative modifiche in Parlamento. Secondo la norma attualmente in vigore, introdotta dal centrodestra nel 2018 (Salvini ministro dell’Interno) la protezione speciale può essere chiesta dai cittadini stranieri direttamente alla Questura o viene rilasciata dalle commissioni territoriali che esaminano la domanda di asilo nel caso in cui (secondo l’articolo 19 del Testo Unico Immigrazione) non ci sono le condizioni per la concessione delle forme principali di protezione internazionale (asilo e protezione sussidiaria) ma la persona possa essere «oggetto di persecuzione» ovvero qualora esistano «fondati motivi di ritenere che essa rischi di essere sottoposta a tortura o a trattamenti inumani o degradanti» . È stata eliminata .la menzione del permesso di soggiorno “per motivi umanitari”. Ad essa è stata sostituita l’enumerazione dei permessi speciali per alcuni particolari motivi: per cure mediche, per le vittime di violenza o di grave sfruttamento,per le vittime di violenza domestica, in casi di particolare sfruttamento del lavoratore straniero, il quale abbia presentato denuncia, per situazioni di contingente ed eccezionale calamità, per atti di particolare valore civile.

«L’estensione» della protezione speciale nel 2020

Una modifica all’articolo 19 introdotta nel 2020 dal governo giallo rosso M5s-Pd (Conte premier e Lamorgese ministro dell’Interno) ha inoltre esteso il divieto di respingimento, espulsione o estradizione anche nell’ipotesi del rischio di violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare. Il permesso di soggiorno per protezione speciale, dal 2020 convertibile anche in permesso di lavoro, dura due anni e il suo rinnovo è legato ad una rivalutazione della situazione da parte di un commissione territoriale. Con l'entrata in vigore di questo decreto legge è stata estesa insomma l'impossibilità di respingere quegli stranieri che in qualche modo dimostrino di avere, tra le altre cose, posto in essere un'integrazione all'interno del nostro paese abbastanza importante dal punto di vista relazionale, di vita affettiva e quant'altro.

La violazione della vita privata o di relazione

Facciamo un esempio. Ci sono stranieri che seppure regolarmente sono in Italia da 5-6-8-10 anni che in qualche modo lavorano in nero o che piuttosto mandano i soldi a casa ai propri familiari che non hanno possibilità economiche maggiori, ma che comunque sia hanno stabilito ormai una vita di relazione abbastanza stabile. Hanno una casa e via dicendo, pur con tutti i limiti di una posizione irregolare. In questi casi, un respingimento e un rimpatrio nel paese di origine, laddove non avrebbero le stesse possibilità che ormai hanno gia raggiunto e conquistato nel nostro paese, sarebbe una violazione rispetto alla vita privata o di relazione. Un discorso che è stato affrontato da numerose sentenze della Corte di Cassazione.

Le modifiche nella proposta unitaria del centrodestra

Le modifiche richieste dal governo nel decreto varato dal governo dopo la strage in mare a Cutro del 26 febbraio- con un subemendamento presentato sulla scia del decreto sicurezza del 2018 - prevedono in diversi casi la cancellazione della possibilità di convertire la protezione speciale in permesso di lavoro. Inoltre si chiede di non considerare più le “gravi calamità” e le “cure mediche” tra i motivi dell’accoglimento della domanda: anche chi soffre di “condizioni psicofisiche o derivanti da gravi patologie” potrà essere espulso, ad eccezione di chi soffre di patologie “non adeguatamente curabili nel Paese di origine”. Riguardo alle calamità (non più quelle “gravi” ma solo quelle “contingenti ed eccezionali”) il permesso, per 6 mesi, non sarà più rinnovabile, ma prolungabile “per un periodo ulteriore di sei mesi”.

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