Migranti, sono 19.500 i minori soli, 12mila nella rete dei Comuni. In arrivo nuovi centri governativi
Il rapporto Anci-Cittalia: in aumento continuo gli under 18 accolti nel Sai, il sistema gestito dagli enti locali. Il commissario Valenti annuncia poteri ai prefetti per strutture di prima accoglienza
di Manuela Perrone
I punti chiave
- Comuni da vent’anni in prima linea
- Nel 2022 quasi 12mila minori nel sistema
- In Sicilia il 26% dei posti, privato sociale sempre in campo
- L’identikit: bambine solo il 3,7%, ma più fragili
- Il commissario Valenti: centri da 50 posti in ogni Regione
- I Comuni chiedono 4mila posti in più nella rete Sai
- Il tema della conversione dei permessi di soggiorno
- Biffoni (Anci): «Abbiamo bisogno di un sistema ordinato»
- I dubbi delle comunità di accoglienza
5' di lettura
Il dramma nel dramma: tra i migranti che arrivano in Italia aumentano i minori soli, non accompagnati da un adulto, spesso fragili. «I vulnerabili tra i vulnerabili, provati dalla paura e dalla nostalgia», come li ha definiti Carla Garlatti, Garante per l’infanzia e l’adolescenza, che a breve presenterà un report frutto delle sue visite e colloqui. Un esercito di 19.442 bambini e ragazzi (dati del ministero del Lavoro a febbraio 2023), maschi all’85,2%, provenienti in gran parte dall’Ucraina 24,8%) e dall’Egitto (23,9%). È il sistema di accoglienza e integrazione (Sai) gestito dai Comuni a prenderne in carico la maggior parte, ogni anno di più: quasi 12mila nel 2022 (+47%), 8.075 nel 2021 (+42,2% rispetto ai 2.395 accolti nel 2020 e il 19% del totale delle persone ospitate nella rete). Rispetto al 2014, quando i minori erano 1.142, l’incremento è stato del 607%.
La fotografia è scattata nel rapporto Anci-Cittalia “Il sistema di accoglienza e integrazione e i minori stranieri non accompagnati”, presentato stamane a Roma nella sede dell’Associazione nazionale Comuni italiani. Che, in 124 pagine di numeri, tabelle e analisi, dimostra l’impegno crescente dei Comuni in vent’anni di politiche di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati.
Comuni in prima linea: nel 2022 quasi 12mila minori nel Sai
Dopo l’introduzione di Veronica Nicotra, segretario generale Anci, che ha esortato a lavorare sì per l’emergenza attuale, ma con l’obiettivo di «non ritrovarsi tra due-tre anni nelle stesse condizioni di oggi», è stata Virginia Costa, responsabile del Servizio centrale del Sai, a illustrare il documento. Fino al 2008 gli enti locali hanno affrontato la presa in carico degli under 18 in totale solitudine; da quell’anno si è registrata la progressiva assunzione di responsabilità condivisa tra il livello centrale e le autonomie fino ad arrivare, nel 2014, alla costruzione di un sistema nazionale con l’allora Sprar al centro della filiera. Poi è cominciato il «consolidamento», che ha visto aumentare di quasi dieci volte nell’ultimo triennio il numero dei minori ospitati nel Sai, fino ad arrivare ai 12mila del 2022 sui quasi 20mila totali. Complici anche, ma non solo, i tanti bambini e ragazzi in fuga dall’Ucraina: sono 4.754 i minori ucraini presenti al momento in Italia, oltre il 60% concentrato in Lombardia, Emilia Romagna, Lazio e Veneto.
In Sicilia il 26% dei posti, privato sociale sempre in campo
I posti a disposizione per i 239 progetti attivati per minori stranieri non accompagnati nel Sai (in 219 Comuni, 5 ex Province, 3 Unioni di Comuni e 12 tra consorzi, società della salute e distretti) erano 6.683 (+110% dal 2017). Ben il 25,8% si trova in Sicilia. Subito dopo ci sono la Campania (12,3%), la Puglia (10,5%) e la Lombardia (10,1%). La quasi totalità dei progetti (96%) ha previsto l’affidamento di uno o più servizi agli enti del privato sociale: cooperative (57%), associazioni (17%) e consorzi di cooperative (10%). Gli operatori censiti nel 2021 risultavano in tutto 4.992, dagli educatori professionali agli insegnanti d’italiano, passando per mediatori, psicologi, assistenti sociali.
L’identikit: bambine solo il 3,7%, ma più fragili
L’età media degli under 18 non accompagnati accolti nel Sai nel 2021 era di 17 anni e oltre la metà (il 53,7%) ha raggiunto la maggiore età nel corso dell’anno. Bambine e ragazze rappresentavano appena il 3,7% dei minori soli, ma detenevano il maggior carico di fragilità: il 28% era stata vittima di tratta, il 5,4% era incinta. Dal Bangladesh arrivava il 23,4% dei minori, seguito da Tunisia (12,5%), Egitto (10,9%) e Albania (9,7%), Somalia (5,4%), Pakistan e Guinea (5,3%), Costa d’Avorio (4,6%). «Solo il 23,4% - ha sottolineato Costa - era stato precedentemente accolto presso centri Fami (finanziati cioè dal Fondo asilo migrazione e integrazione). Il 61,4% era composto da minori segnalati a seguito di sbarchi».
Il commissario Valenti: centri da 50 posti in ogni Regione
Proprio per ovviare a questo fenomeno e garantire più strutture “filtro”, il commissario straordinario all’emergenza immigrazione, il prefetto Valerio Valenti, ha annunciato dalla sede Anci l’arrivo della seconda ordinanza di protezione civile da quando è stato dichiarato dal Governo lo stato di emergenza. «Prevede la possibilità di offrire ai prefetti - ha spiegato - uno strumento che, così come per i maggiorenni, consente di attivare in deroga strutture di prima accoglienza “a bassa soglia”, cioè con prestazioni ridotte all'essenziale, con massimo 50 posti, per poter calmierare l'accoglienza sul territorio e consentire ai sindaci di avere il tempo per trovare i posti nel sistema Sai». Centri di accoglienza straordinaria (Cas) che siano in numero adeguato (almeno uno per Regione, e due-tre nelle Regioni più grandi e più sotto pressione) e che abbiano «la funzione di prima risposta sul territorio». Il finanziamento sarà a valere dei 5 milioni stanziati per tutti gli interventi con la delibera sullo stato di emergenza.
I Comuni: servono 4mila posti in più nella rete Sai
Valenti si è anche detto «favorevole» a un incremento «non inferiore a 2mila e fino a 4mila» dei posti per minori non accompagnati nel Sai, nella direzione da tempo auspicata dall’Anci. Che lo ha da ultimo proposto anche attraverso un emendamento all’ultimo decreto legge immigrazione, chiedendo (finora invano) un aumento di 150 milioni di euro annui del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo. Il commissario, che mantiene il suo incarico di capo Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione al Viminale, non si è sbilanciato e non ha fornito cifre, ma ha assicurato che «se fossero necessarie ulteriori risorse per realizzare le strutture aggiuntive non chiederemo soldi al ministero dell'Economia: utilizzeremo le risorse proprie del ministero dell'Interno». Da oggi, assieme al capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, ha cominciato gli incontri con le Regioni per predisporre il piano straordinario dell’accoglienza. Si partirà dalla Campania.
Il tema della conversione dei permessi di soggiorno
Valenti ha indicato anche altre due questioni relative ai minori soli che a suo dire «andrebbero affrontate a livello parlamentare». La prima è quella dei tanti 17enni, in procinto di diventare maggiorenni, che «vanno a occupare posti in accoglienza» che potrebbero essere destinati agli under 16. «Potrebbero essere utili - ha aggiunto - anche modalità per rendere più rigorosa la conversione dei permessi di soggiorno da minorenne a maggiorenne, ma bisognerà ragionarne con il ministero del Lavoro. C’è il rischio che il sistema attuale agisca da pull factor».
Biffoni (Anci): «Abbiamo bisogno di un sistema ordinato»
«Noi abbiamo bisogno che il sistema sia ordinato, depurato il più possibile dallo spontaneismo», ha sottolineato concludendo l’incontro il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, delegato dell’Anci all’immigrazione. «Domandiamo che ci siano le condizioni anche economiche per gestire ragazzi con storie complesse, che in genere vengono mandati all’estero dalle famiglie perché inviino denaro a casa, che sono stati costretti a crescere in fretta. Servono strutture dedicate, con le giuste competenze e le giuste risorse. È una richiesta che arriva da tutti i sindaci, senza distinzioni di sensibilità politica».
I dubbi delle comunità di accoglienza
L’intenzione manifestata dal Governo di creare nuove strutture governative lascia fredde le comunità di accoglienza. «Non sappiamo ad oggi quanto tempo si pensa di tenere i ragazzi in queste strutture, e cosa faranno», commentano Liviana Marelli e Luigi Mangieri del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (Cnca). «Crediamo inoltre che sia fuori luogo, in assenza di risorse specifiche destinate, distrarre fondi che invece andrebbero investiti nel Sai, che funziona veramente». Marelli e Mangieri definiscono infine «inutile, anhe a fronte del bisogno di giovani che ha questo Paese», pensare a verifiche più approfondite sulla conversione del permesso di soggiorno alla maggiore età per i 17enni arrivati in Italia da poco: «Una perdita di tempo. Come Cnca pensiamo che il sistema di integrazione debba essere il più capillare possibile, con piccoli numeri e meglio ancora,ove possibile, anche con affido familiare». All’interno del Sai nel 2021 sono stati realizzati in tutto 117 affidi (erano stati 80 nel 2020 e 29 nel 2019).
loading...