Milan, la perdita record complica i piani di Elliot esposto per oltre 600 milioni
Il bilancio al 30 giugno 2019, il primo dell’amministrazione Usa, ha registrato una perdita record di 146 milioni, che peggiora quella dell’esercizio precedente di 20 milioni. Oltre ai 300 milioni prestati a Yonghong Li, finora i proprietari Usa hanno immesso nel Milan 325 milioni
di Marco Bellinazzo
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La ricostruzione sportiva ed economica del Milan promossa dal fondo Elliot, nonostante gli sforzi fin qui compiuti, stenta a decollare. Il bilancio al 30 giugno 2019, il primo dell’amministrazione Usa, ha registrato una perdita record di 146 milioni, che peggiora quella dell’esercizio precedente di 20 milioni.
Le difficoltà
Sui conti del Milan si trascinano ancora gli effetti negativi della dispendiosa gestione dell’ex proprietario cinese Yonghong Li (nel frattempo sparito dalla circolazione e finito sotto indagine dalla Procura di Milano per false comunicazioni). Ma anche per Paul Singer e suo figlio Gordon - che per ammissione dell’attuale ad Ivan Gazidis hanno salvato il club dal fallimento escutendo il pegno sulle azioni rossonere dopo l’inadempimento di Li - evidentemente non tutto è filato liscio. Alla mancata qualificazione alla ricca Champions League, alla squalifica della Uefa per le violazioni del financial fair play (a tal proposito nel bilancio che l’assemblea dovrà approvare a fine mese, la dirigenza rossonera mantiene accantonati una ventina di milioni per il concreto rischio di nuove sanzioni in caso di ritorno in Europa) si è sommato un avvio di stagione deludente, con tanto di cambio di allenatore (Stefano Pioli è atteso al debutto domenica sera contro il Lecce a San Siro), a dispetto di una campagna acquisti in cui sono stati spesi oltre 150 milioni.
I conti rossoneri
Per le aziende calcistiche da rimettere in carreggiata, come nel caso rossonero, le ragioni dell’equilibrio dei conti mal si conciliano infatti con la necessità di potenziare l’organico. Nella stagione 2018/19 i costi complessivi del Milan sono saliti da 354 a 373 milioni, principalmente a causa dell’incremento degli stipendi per i tesserati passati da 130 a 164 milioni. A fronte di queste uscite i ricavi sono scesi a 241 milioni: 90 milioni dai diritti tv della Serie A, 14 dall’Europa League, 34 dallo stadio, 57 da sponsor e merchandising, (di cui 14 da Emirates e 11 da Puma). Elliot ha avviato un processo di ammodernamento delle strutture sportive (da Milanello al centro Vismara dedicato alle giovanili), della media house e della rete commerciale. Tuttavia, l’impatto di queste misure è ancora scarso e senza la leva della Champions rischia di essere fortemente depotenziato anche nel prossimo futuro. Dunque, per il fondo Usa - impegnato in Italia su molti tavoli finanziari - la partita con l’Inter di Suning per la costruzione del nuovo stadio nell’area di San Siro assume un’importanza cruciale, anche nell’ottica di valorizzazione dell’investimento fatto nel club che fu di Silvio Berlusconi .
Tra il nuovo stadio e la (futura) vendita del club
Oltre ai 300 milioni prestati a Yonghong Li, finora i proprietari Usa hanno immesso nel Milan 265 milioni per far fronte al fabbisogno di cassa e per estinguere il prestito obbligazionario da 116 milioni acceso nella gestione cinese. Ma il Milan brucia tuttora una decina di milioni al mese e tra luglio e settembre 2019 sono già stati girati alla società altri 60 milioni.
Per uscire dall’affare con un margine positivo il fondo Usa ad oggi perciò dovrebbe vendere il Milan per oltre 700 milioni. Un prezzo che senza definire le questioni aperte difficilmente potrebbe spuntare sul mercato (per quanto il club rossonero non sia più esposto con le banche). Lo stadio, con annesso distretto multifunzionale, su cui nei prossimi giorni si attende il primo pronunciamento del Comune di Milano, può rappresentare l’asset decisivo per imbastire remunerative trattative di cessione. Una positiva conclusione dell’iter autorizzativo o l’apertura del cantiere aumenterebbe notevolmente il valore del Milan. La famiglia Singer è consapevole di ciò. Anche se forse si aspettava un percorso meno tortuoso.
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