la giornata dei mercati

Milano argina le perdite con le banche, chiude a -0,62%

di Eleonora Micheli

(Manzonetto / IMAGOECONOMICA)

6' di lettura

Chiusura negativa, ma sopra i minimi di giornata per le Borse europee che proprio sul finale hanno tentato il recupero, dopo giorni di vendite pesanti, provocate dal fuggi fuggi degli investitori istituzionali dai mercati.

Del resto i gestori preferiscono portare a casa i consistenti guadagni realizzati da inizio anno, mentre si avvicina la fine del 2017 e così stanno alleggerendo i portafogli e provocando un’emorragia di vendite. Milano ha terminato le contrattazioni in ribasso del 0,62%, arginando i danni rispetto a metà giornata grazie al recupero dei titoli di alcune banche e assicurazioni.

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Banche e assicurazioni in recupero sul finale

Sono infatti rimbalzate le quotazioni di Banca Pop Er e Banco Bpm, oltre che di Unicredit, Ubi Banca, Uipolsai e Unipol. Le banche somo nettamente migliorate sul finale anche negli altri mercati europei, con Deutsche Bank salita dell'1,91%, complice la notizia che il fondo Cerberus ha superato la soglia del 3% di titoli. Il fondo detiene anche il 5% di Commerzbank (+1,84%). Sono andate bene anche le Bnp Paribas (+0,6%) e le Credit Agricole (+0,6%), oltre che BBva (+1,29%9 e le Santander (+1,25%). Del resto il settore bancario è quello che per primo ha imboccato la strada del ribasso, dopo che nelle scorse settimane la Banca centrale europea ha dato nuove indicazioni restrittive in tema di sofferenze bancarie.

Ferragamo la peggiore del Ftse MIb

A Piazza Affari sono invece andate male le azioni di Salvatore Ferragamoall’indomani dei conti del terzo trimestre giudicati deludenti.
La società fiorentina ha registrato un fatturato di 287 milioni di euro, in calo del 5,5% annuo e un ebitda di 25,5 milioni, sceso del 49%, risentendo di oneri non ricorrenti, tra i quali 7 milioni di svalutazioni di magazzino e 3 milioni per la vendita delle controllata in India a un partner locale. L'utile netto è stato di 3,9 milioni, in ribasso dell’82,4% e nettamente al di sotto delle attese. Anche nel corso della conference call la società non ha fornito indicazioni dettagliate sulle previsioni. Gli analisti, anzi, mettono in conto che siano in arrivo nuove svalutazioni di magazzino anche nel quarto trimestre. I vertici del gruppo hanno sottolineato che Ferragamo sta vivendo una fase di transizione. Equita ha tagliato l'utile per azione 2017-19 in media dell'8%, sia per minor fatturato organico che per minore marginalità. Come conseguenza il target price è stato portato a 20,7 euro dal precedente 22,1.

Petroliferi giù sul dietrofront del prezzo del greggio, bene Leonardo

Hanno registrato pesanti cali anche gli energetici, trascinati in basso dal dietrofront greggio. Saipem ha continuato a perdere quota (-1,77%), pagando ancora dazio all'esclusione dall'indice Msci Global in favore di Davide Campari. Inoltre Tenaris ha perso il -1,55% ed Eni l'1,8%. Leonardo - Finmeccanica, invece, ha vantato la performance migliore del Ftse Mib, recuperando il 4,4% del proprio valore, dopo la debacle delle ultime sedute, innescata dalla trimestrale e dal profit warning sui conti futuri. Da venerdì scorso a ieri, però le azioni hanno lasciato sul parterre circa il 28%.

Telecom recupera su ipotesi avvicinamento a Open Fiber

Sono rimbalzate anche le Telecom Italia(+1,7%) sull’ipotesi di un avvicinamento a Enel Open Fiber dopo il cambio ai vertici della società con l’uscita di Tommaso Pompei. Gli analisti, comunque, ritengono che a questi livelli di prezzo le azioni di Telecom siano tutto sommato sottovalutate, anche se, come ha sottolineato due giorni fa Goldman Sachs, si profila una maggiore concorrenza all'orizzonte con Enel Open Fiber che sta procedendo nella cablatura del Paese e Iliad che si appresta a lanciare i propri servizi sul mercato italiano.

Quanto all'aspetto speculativo, gli investitori hanno iniziato a ragionare su un possibile avvicinamento di Telecom a Enel Open Fiber, dopo l'uscita di Pompei e l'ingresso di Elisabetta Ripa, manager con un passato proprio in Telecom. Secondo indiscrezioni raccolte dal Sole 24 Ore, Pompei avrebbe lasciato la plancia di comando dell'azienda di tlc per divergenze di opinioni con il presidente, Franco Bassanini, che invece avrebbe una posizione più favorevole a una convergenza tra le reti. Sarà poi da vedere se l'avvicinamento sarà solamente di natura commerciale o societaria. Gli analisti ritengono che le decisioni potrebbero essere prese dopo le elezioni politiche in calendario l'anno venturo. Venerdì scorso in conference call il neo-ad di Telecom, Amos Genish, si è espresso a favore di accordi commerciali con Open Fiber. La speculazione su un eventuale avvicinamento tra Tim e Enel Open Fiber ha messo in ombra anche la notizia che la commissione bilancio del Senato ha preparato l’emendamento per riportare le bollette a una cadenza mensile anziché ogni 28 giorni. Emendamento che potrebbe avere un impatto negativo sui numeri della stessa Tim, che fattura sul fisso a 28 giorni dallo scorso aprile.

Tra le piccole crollano Astaldi, De Longhi e Carige
Fuori dal paniere principale, Bca Carigeha registrato un ribasso dell'11,1% nel giorno del cda chiamato a fissare il prezzo dell’aumento di capitale da 560 milioni. Sono inoltre state vendute le Banca Mpse le Credito Valtellinese, quest’ultime sempre in scia alla notizia dell’aumento di capitale da 700 milioni annunciato la scorsa settimana. Le Astaldi (-32%) sono letteralmente precipitate, sulla notizia che i vertici dell’azienda hanno varato un rafforzamento del capitale da 400 milioni di euro, di cui 200 milioni come aumento di capitale e altri 200 milioni attraverso strumenti finanziari. Tra fine anno e il primo semestre 2018 ha anche in programma una serie di cessioni, dagli ospedali in Toscana che valgono 20 milioni alla concessione del terzo ponte sul Bosforo per almeno 340 milioni. Anche i conti dei primi nove mesi sono stati giudicati deludenti, con la società che ha registrato un fatturato in calo del 9% a 685 milioni e una perdita di 88 milioni, contro l'utile di 55 milioni del corrispettivo 2016. Sul risultato ha inciso una svalutazione per circa 230 milioni dell’esposizione complessiva del gruppo nei confronti del Venezuela. Tra i i titoli in calo, Il Sole 24 Ore ha registrato un ribasso del 26%, in vista che si chiuda definitivamente l'operazione sul capitale. Ed ancoraDe' Longhi ha lasciato sul parterre il 13%, dopo collocamento del 5% del capitale sociale da parte di DL Industrial, che ha ridotto la presa al 57% delle azioni. Sono invece rimbalzate del 6,7% le Rcs Mediagroup, mentre circolano mille ipotesi sull'impatto sui conti della società a seguito della mancata qualificazione dell'Italia ai MOndiali di calcio del 2018.

Inflazione in linea con le stime negli Usa. Wall Street in calo

Negli Stati Uniti, intanto, Wall Street ha aperto in rosso. In Usa si guarda a una serie di trimestrali, con quella del retailer Target (-4,3% nel pre-mercato) risultata migliore delle stime; il problema è che l'outlook per l'importante stagione dello shopping natalizio ha deluso. General Electric, il cui titolo è sceso ieri sui minimi di quasi sei anni, resta sotto pressione dopo avere ceduto oltre il 12% nelle ultime due sedute, conseguenza degli annunci riguardanti l'azienda fatti dal Ceo John Flannery. Continua poi il dibattito sulla riforma fiscale; la bozza dei repubblicani alla Camera verrà messa al voto domani. Dal fronte macroeconomico, i prezzi al consumo a ottobre sono saliti mensilmente dello 0,1% come previsto; a livello annuale, la componente core è cresciuta dell'1,8%, massimo di aprile; le vendite al dettaglio nello stesso mese sono salite oltre le previsioni (+0,2%).

L'euro sui massimi da tre settimane oltre 1,18 dollari

L'euro nel corso della seduta è salito sopra l'importante soglia di 1,18 sul biglietto verde, ma poi ha ingranato la retromarcia (segui qui l'andamento dell'euro contro le principali valute e qui quello del dollaro), rimanendo comunque sui livelli massimi da tre settimane.

Petrolio ancora debole nel giorno scorte Usa

Il petrolio ha perso terreno, ma ha recuperato in serata sui minimi toccati a metà giornata, sebbene le scorte americane siano aumentate a sorpresa (segui qui l'andamento di Brent e Wti). Nel dettaglio, secondo i dati diffusi dal dipartimento all'Energia americano, nella settimana conclusa il 10 novembre le scorte di petrolio negli Stati Uniti sono cresciute a sorpresa di 1,854 milioni di unita' a 458,997 milioni, mentre gli analisti attendevano un ribasso di 1,4 milioni,.

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)

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