Milano capitale del pret-à-porter: la fashion week ha coniugato reale e digitale
Per Mario Dell’Oglio, membro della Camera Buyer Italia e past president dell’associazione, sfilate e presentazioni in presenza spingono l’intero settore all’ottimismo, anche grazie all’interazione con il sistema delle fiere
di Giulia Crivelli
I punti chiave
2' di lettura
C’è stato un abisso tra la settimana della moda donna di febbraio e quella che è si chiusa lunedì a Milano. Lo stesso abisso che ha diviso le fiere di gennaio e dei mesi successivi da quelle di settembre. In senso positivo, racconta Mario Dell’Oglio (nella foto qui sotto), membro della Camera buyer Italia - The Best Shops (Cbi) ed ex presidente dell’associazione dei migliori negozi multimarca italiani, nonché imprenditore del settore egli stesso. «Un quadro positivo e vivace, quasi una magia: da una parte l’atmosfera di palpabile sollievo, ottimismo, ritrovata voglia di sperimentare e rischiare – sottolinea Dell’Oglio –. Dall’altra il ritorno, quasi la rivincita, del mondo fisico su quello digitale, con sfilate e presentazioni in presenza delle quali avevamo sentito tutti la mancanza: creativi, compratori, proprietari di showroom».
Una strada tracciata
Il presidente di Camera dei buyer però vuole essere chiaro sulla centralità del digitale: «La pandemia ci ha costretto all’e-commerce B2C e B2B, alla visione delle collezioni da remoto, senza possibilità di usare i sensi più importanti per chi compra e vende moda – spiega –. Ora che alcuni limiti non ci sono più, faremo tesoro di tutto quello che abbiamo imparato, continuando a usare la tecnologia quando ci conviene per risparmiare tempo e, perché no, denaro». Prima del Covid, Dell’Oglio e i proprietari o responsabili acquisti di multimarca e department store, facevano anche 5-6 trasferte all’anno a Milano e poi Parigi, per vedere e ordinare precollezioni e main collection, ritmi che potrebbero essere per sempre un ricordo.
La perenne sfida con Parigi
«Spero che Milano colga questa opportunità: oltre a essere da sempre capitale della moda italiana, nel post pandemia è avvantaggiata rispetto a Parigi – conclude Dell’Oglio –. Qui c’è da sempre un’energia speciale, legata alla filiera del tessile-abbigliamento che “converge” sulle fashion week, alla quale si aggiunge il mondo dell’arredo-design. Spazi e distanze sono importanti: a Milano si può organizzare meglio il proprio tempo e la creatività non manca. Anzi, il Covid l’ha stimolata». Come molti altri operatori, Dell’Oglio ha notato, accanto ai grandi marchi, un fiorire di talenti e start up, capaci di coniugare creatività, innovazione sui materiali e voglia di rischiare e che hanno rimesso Milano al centro del sistema moda globale. Un parere condiviso da Giacomo Santucci, attuale presidente dei Camera Buyer Italia, e da Beppe Angiolini, responsabile comunicazione dell’associazione.
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