Milano Cortina, la pista da bob è ancora senza costruttore
Nessuna comunicazione ufficiale da parte di Simico, la società delle infrastrutture delle Olimpiadi invernali 2026, ma ufficiosamente risulta che le aziende contattate non abbiano fatto proposte. Torna l’ipotesi di Saint Moritz
di Sara Monaci
3' di lettura
Per la pista da Bob di Cortina, da realizzare per le Olimpiadi invernali Milano Cortina del 2026, non c’è ancora nessun costruttore. L’impianto, che dovrebbe essere realizzato e collaudato entro fine 2025, rimane così un’incognita. Ieri in tarda serata la società che segue l’appalto, Simico (società infrastrutturale Milano Cortina), non aveva ancora comunicato l’esito della seconda chiamata alle aziende, che scadeva proprio ieri, dopo un primo bando andato deserto a fine luglio.
Quello che risulta ufficiosamente è che i grandi gruppi edili da cui ci si attendeva una risposta non sarebbero interessati, nonostante l’apertura di qualche dossier. Tra queste, Webuild e Pizzarotti avevano fatto dei sopralluoghi, e proprio da loro la Simico si aspettava una riposta positiva, che però non è arrivata. In generale le grandi imprese hanno valutato poco interessante il progetto, non tanto per questioni tecniche, quanto per questioni economiche (e in parte anche di tempo). Tra le valutazioni che sono sarebbero emerse ci sarebbe anche la considerazione che i prezzi dell’energia e delle materie prime sono aumentati nell’ultimo anno, e che quindi una base d’asta di 81 milioni non è più proporzionale all’impegno richiesto. Da Simico non è arrivato nessun commento.
Un bel problema per le Olimpiadi invernali del 2026. Dopo varie vicissitudini, si ripropone ora il rischio che questa specialità sportiva possa essere trasferita altrove, oltre i confini italiani. L’alternativa più plausibile è Saint Moritz, in Svizzera; in seconda battuta potrebbe esserci Innsbruck , in Austria, dove comunque ci sarebbero costi di riqualificazione significativi, non accettabili secondo la Fondazione Milano Cortina 2026 che si occupa dell’evento.
Ecco in breve la storia. La prima gara per la pista da Bob, aperta a giugno e chiusa a fine luglio, è andata deserta. Nessuna azienda locale è riuscita a organizzarsi in un raggruppamento di imprese. Due probabilmente i motivi: da una parte gli extracosti, che colpiscono tutte le opere olimpiche; dall’altra un progetto esecutivo non semplice, con impianti coperti da verde e sostenibili anche dal punto di vista estetico. Simico, dopo la chiusura a vuoto della prima gara, è passata alla procedura degli inviti mirati, prevista dal codice degli appalti, evidentemente di maggiore stimolo per le aziende, visto che in questo modo c’è sempre la possibilità di subappaltare il 50% dei lavori. Gli inviti sono stati rivolti a una decina di grandi aziende italiane, una chiamata mirata per favorire un grande evento nazionale. Dopo alcuni apparenti interessamenti, la risposta non è arrivata. Ora, o viene aperta immediatamente un’altra gara per una cifra superiore, o si dovrà trovare in fretta una soluzione alternativa, che in Italia non sembra esserci.
Non è la prima volta che l’organizzazione delle Olimpiadi invernali si trova in questa situazione. Anche altri impianti hanno subito aggiustamenti significativi in corsa. Il primo caso è stato quello dell’Ovale, per il pattinaggio di velocità, che doveva essere realizzato a Baselga di Piné (in Trentino) ma che poi è stato riassegnato alla Fondazione Fiera di Milano, negli spazi della fiera di Rho (alle porte di Milano). E sempre l’ente fieristico milanese pochi mesi fa si è presto anche la responsabilità dell’impianto per l’hockey femminile, visto che nemmeno il Palasharp di Milano riuscirà ad essere riqualificato per il 2026. In questa corsa contro il tempo, la pista da Bob, tra le più iconiche dell’evento, è un’altra tegola in testa.
Ha intanto superato l’esame della Corte dei conti il Dpcm che dovrà rifinanziare tutte le opere olimpiche. Il valore complessivo supera i 3 miliardi (verranno quindi aggiunti ulteriori 4-500 milioni circa). Il documento dovrebbe andare in Gazzetta ufficiale a breve.
Potrebbe esserci comunque tra qualche mese un altro decreto per sostenere gli extracosti, al momento a carico dei privati, per realizzare altre opere a Milano, il Villaggio olimpico e l’Arena nel quartiere Santa Giulia (dove si terrà l’hockey maschile). I costi sono cresciuti in entrambi i casi fino al 50% in più, ed è lo stesso sindaco di Milano Giuseppe Sala a chiedere al governo un aiuto
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