Milano fashion week al via: occhi puntati sulla Cina. Scalfarotto: «Aspettiamo le deleghe»
Il sottosegretario agli Esteri: «Ecco cosa succede quando qualcosa o qualcuno chiude i mercati». Il 2 marzo la riunione con il ministro Di Maio sui fondi del Piano Made in Italy
di Marta Casadei
2' di lettura
Il Museo della Permanente è gremito anche se i cinesi tra la folla ( e nel parterre della sfilata) sono giusto una manciata e molti arrivano dalle città europee in cui vivono e la vorano. La Cina, proprio per la mancanza di buyer e giornalisti dalla Repubblica Popolare, è la protagonista indiscussa dell’avvio della fashion week milanese per l’autunno inverno 2020/21 che nella sua prima giornata (piena) vede in passerella giovani come Gilberto Calzolari e Marco Rambaldi e big come Gucci, Alberta Ferretti, N.21, Jil Sander e Moncler.
Esperienza in streaming per i buyer cinesi
L’opening è avvenuto alla vigilia degli show con l’evento “China We Are With You” durante il quale il presidente della Camera della Moda Carlo Capasa ha presentato il progetto di collegamento con i buyer cinesi assenti che potranno partecipare virtualmente alle sfilate e ad altri eventi chiave della fashion week collegandosi alle piattaforme (principalmente le app) del gruppo Tencent dove potranno vedere sia gli show in streaming sia fruire di contenuti speciali creati ad hoc. Camera Moda, per l’occasione, ha lanciato il proprio account su Sina Weibo.
Al via la fashion week con il giovane Han Wen
Il défilé inaugurale, che ovviamente è stato trasmesso anche in streaming, è stato quello dello stilista cinese Han Wen, che però vive e lavora a New York: il giovane designer ha aperto le danze della fashion week (e il fashion hub, dove sono presenti otto creativi cinesi selezionati nell’ambito del progetto Sino Italian Fashion Town by Chic Group). Una settimana che conta 56 sfilate e circa 100 presentazioni e, come già detto, comincia sotto il peso dell’epidemia del coronavirus che, oltre a ostacolare la presenza dei compratori dall’ex Celeste Impero, da un lato sta creando situazioni di emergenza sul piano della filiera (per chi non ha fornitori solo italiani) e fa presagire un calo dell’export.
Il monito di Scalfarotto: se i mercati si chiudono l’Italia perde
«Quando i mercati si chiudono, perché qualcosa o qualcuno li chiude, per l’Italia è una sofferenza. Lo dico perché nel nostro Paese spesso ho sentito parlare di protezionismo, di dazi, perfino di uscire dall’euro: questa situazione sia da monito». A parlare è Ivan Scalfarotto, sottosegretario agli Esteri, che ha partecipato ieri all’inaugurazione della fashion week. «Ogni stima sull’impatto del virus in questo momento è solo un tentativo di stima, perché non sappiamo questa crisi quanto durerà- continua Scalfarotto-. Essendo un paese manifatturiero che esporta in tutto il mondo e produce per il lusso europeo possiamo puntare di più su altri mercati, investendo in mercati che ancora tengono e possono assorbire in parte il colpo».
Mancano ancora le deleghe per il settore moda
Una delle strategie potrebbe essere quella di utilizzare il piano per il Made in Italy e «ricalibrarlo per fare in modo di puntare con maggiore decisione a mercati che cresceranno . Il 2 marzo il ministroDi Maio ha annunciato una riunione in proposito».Il Tavolo della moda, invece, non è ancora stato inserito in agenda: «Purtroppo non abbiamo ancora ricevuto le deleghe, ma siamo pronti e desiderosi di riavviarlo, ma aspettiamo che il ministro sciolga la riserva».
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