Milano frena nel finale con auto e utility. Euro al top da settembre
di E. Micheli e A.Fontana
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7' di lettura
Le forti vendite sulle utility e sull'auto piegano le Borse europee che chiudono in rosso una seduta caratterizzata, sul mercato del reddito fisso, dalla netta correzione dei titoli governativi, e in particolare del decennale (passato da un rendimento, che si muove in modo opposto rispetto al prezzo, dello 0,25% ieri allo 0,36%) e del 2 anni tedesco (da -0,65% di ieri a -0,56%). A segnare la giornata dei mercati finanziari l'intervento al Forum di Lisbona di Mario Draghi: il presidente della Bce ha mostrato fiducia sul fatto che le misure monetarie adottate mostreranno effetti sui prezzi preannunciando quindi uno scenario meno accomodante nel medio termine sul fronte della politica monetaria. La reazione dei mercati finanziari si è tradotta in un chiaro apprezzamento dell'euro (che ha chiuso a 1,1292 dollari dopo aver toccato 1,13 per la prima volta da settembre 2016) e in vendite sui titoli di Stato e utility normalmente sensibili agli scenari dei tassi di interesse (-2,4% l'Euro Stoxx di settore) mentre ne hanno beneficiato le banche.
Piazza Affari ha chiuso a -1,01% nel FTSE MIB con Italgas (-3,1%), Enel (-3%), Snam (-2,9%) e Terna (-2,9%) penalizzate. Sotto pressione anche il settore auto (-2,4% Brembo, -1,2% Fiat Chrysler Automobiles , -5% Sogefi) per una serie di fattori negativi: il taglio delle stime di vendita in Usa di Gm, le indiscrezioni sulla volontà della Germania di chiedere una aggiornamento del software ai motori diesel di 12 milioni di auto e l'allarme utili della società di componentistica tedesca Schaeffler. In tenuta le banche con Intesa (+1,7%) capofila. Rimbalzo del petrolio (+2,2% a 44,3 dollari al barile il Wti) che ha dato fiato ai titoli del comparto oil. Exor è stata la peggiore del Ftse Mib.
Al termine degli scambi sul mercato secondario dei titoli di stato, il differenziale di rendimento tra il Btp decennale italiano benchmark e il pari scadenza tedesco è indicato a 167 punti base, in lieve rialzo dai 166 punti dell'avvio e dai 165 del closing di ieri. Invece il rendimento dei decennali italiani balza e torna sopra la soglia del 2%, attestandosi al 2,03% dall'1,90% del finale della vigilia.
Wall Street chiude negativa, ma è soprattutto il Nasdaq a soffrire a causa delle vendite su Alphabet (segui qui l'andamento), che cede oltre l'1%, dopo la maxi multa da 2,7 miliardi di dollari comminata dalla Ue alla controllata Google per abuso di posizione dominante nei motori di ricerca online. Questa sera, attenzione all'intervento pubblico a Londra della numero uno della Federal Reserve, Janet Yellen.
Intesa Sanpaolo guida ancora Ftse Mib, Ubi chiude l'aumento di capitale
A Piazza Affari i bancari hanno resistito alle vendite sfruttando ancora la soluzione per le banche venete, Bp Vicenza e Veneto Banca, ma anche le indicazioni arrivate dal presidente Bce Mario Draghi che, pur non dando dettagli concreti sulla tempistica di quello che sarà il processo di rientro dall'attuale politica monetaria ultra-espansiva, ha lanciato segnali importanti sul fatto che la Bce sia pronta ad agire «con gradualità» quando da crescita e inflazione saranno giunte le conferme che ci si attende. La migliore del Ftse Mib è stata, come già ieri, Intesa Sanpaolo che ha beneficiato dei giudizi positivi degli analisti sulle condizioni applicate alla banca nel suo ruolo di pivot nell'operazione di liquidazione di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza. Sono inoltre rimbalzate anche le Banca Pop Emilia Romagna e le Ubi Banca , quest'ultime nell'ultimo giorno utile per aderire al'aumento di capitale da 400 milioni di euro. Quanto alle Bper, i titoli beneficiano dell'ipotesi che Unipol possa salire nel capitale, dopo che nei mesi scorsi ha raddoppiato la propria partecipazione portandosi al 9,9% del capitale dell'istituto, anche se per crescere al di sopra del 10% è necessaria l'autorizzazione di Bankitalia.
Fca in calo insieme a titoli auto: taglio stime Gm e allarme utili Schaeffer
Fiat Chrysler Automobiles è stata debole per l'intera giornata in linea con l'andamento ribassista di tutto il comparto auto europeo. Il settore ha risentito della notizia che l'americana General Motors ha tagliato le stime per il mercato dell'auto americano del 2017. Il direttore finanziario della casa auto di Oltreoceano, Chuck Stevens, ha detto di prevedere che quest'anno verranno vendute poco sopra i 17 milioni di unità contro attese iniziali in linea con il mercato 2016, pari a 17,55 milioni. Stevens ha anche aggiunto che potrebbero scattare pressioni sui prezzi visto che il clima «nel frattempo è diventato molto competitivo». Stevens ha comunque commentato che i costruttori, a fronte di una domanda che si sta raffreddando, non sono disposti a sostenere una minore redditività solo per mantenere le quote di mercato. «Sembra che il settore stia diventando più razionale», ha aggiunto Stevens, che quanto alla prevista vendita della controllata tedesca Opel ai francesi di Psa, ha affermato che l'operazione costerà a Gm un miliardo di dollari in più del previsto in quanto gli oneri legati alla dismissione sono stimati a 5,5 miliardi di dollari. Il mercato dell'auto americano, numero due al mondo (dietro alla Cina), è in calo su base annuale dallo scorso gennaio. Alcuni analisti stimano vendite annualizzate per 16,5 milioni di unità in giugno, che sarebbe in questo caso il quarto mese di fila in cui le immatricolazioni si collocherebbero sotto la soglia di 17 milioni. E' dal 2014 che il mercato dell'auto Usa non scendeva a questi livelli.
Il settore dell'automotive ha scontato anche due indicazioni negative arrivate dalla Germania: da una parte l'indiscrezione secondo cui il ministero dei Trasporti punterebbe a chiedere l'aggiornamento dei software dei motori diesel di 12 milioni di veicoli circolanti nel Paese, dall'altra l'allarme utili del gruppo tedesco della componentistica Schaeffler che ha anticipato un andamento sotto le attese nel II trimestre e stima ora per l'uintero anno un risultato operativo, al netto delle voci straordinarie, pari a circa l'11-12% dei ricavi.
Mediaset sotto pressione alla vigilia dell'assemblea. Tiene Tim
Mediaset è rimasta sotto pressione (-1,4%) per tutta la seduta alla vigilia dell’assemblea dei soci chiamata ad approvare il bilancio 2016 e nominare il nuovo collegio sindacale. L’assise dei soci dovrebbe inoltre varare un piano di buyback sul 10% del capitale, come mossa difensiva contro la posizione di forza assunta da Vivendi , che nei mesi scorsi è salita fino a un soffio dal 30% del capitale.Le azioni dell'azienda del Biscione risentono tuttavia della prospettiva che la società si trovi a subire anche la concorrenza di Facebook: il più grande social network al mondo sta trattando con le majories per realizzare miniserie tv da offrire ai propri clienti già questa estate. Ha chiuso sopra la parità invece Telecom Italia: l'ad, Flavio Cattaneo ha rassicurato sugli investimenti sulla fibra che sta portando avanti il gruppo spiegando che «la copertura in banda ultralarga della città di Roma arriverà al 98% già a fine di quest'anno, dall'attuale 88%, con tecnologia FTTC (ossia fibra fino al cabinet)». Il manager ha anche aggiunto che «È previsto inoltre che entro un anno, circa il 60% dei romani avrà la fibra sino a casa (FTTH) triplicando il dato attuale». Ieri i titoli di Telecom avevano registrato un andamento debole a Piazza Affari, risentendo delle indiscrezioni di stampa circa un accordo tra Enel Open Fiber e Acea per cablare la capitale.
Ynap riprende a correre, ma mercato si interroga su mosse Alibaba
Yoox Net-A-Porter Group ha chiuso le contrattazioni ancora in rialzo. Il mercato si interroga sulle mosse di Alibaba, il colosso cinese che in base a indiscrezioni di stampa rimbalzate dalla Cina potrebbe siglare un accordo con la società internet e potrebbe inoltre acquistare anche una quota di azioni. Operazione che ricalcherebbe lo schema dell'accordo siglato a inizio 2016 da Ynap con Alabbar Enterprises, società degli Emirati Arabi controllata da Mohamed Alabbar, che ha rilevato il 4% delle azioni versando circa 100 milioni di euro. Già ieri le azioni, su tale ipotesi, hanno messo il turbo e guadagnato oltre l'8%.
Realizzi su Nestlé dopo blitz del fondo Third Point
Nel resto d'Europa Francoforte ha perso lo 0,78% nel Dax30 poiché il balzo delle banche tedesche (+4,9% Commerzbank e +3,2% Deutsche Bank), grazie alla prospettiva di una politica monetaria Bce meno accomodante nel medio periodo, è stato più che compensato dal calo dei titoli dell'auto (in primo luogo con il -3,3% di Continental) e dalla caduta degli energetici con Eon e Rwe che hanno ceduto rispettivamente il 3% e il 2,4%. Anche a Parigi (-0,7%) banche in prima fila con Bnp (+1,7%) Societe Generale (+1,5%) e Credit Agricole(+1,2%) mentre ha corretto L'oreal (-2%) accesa ieri dalla speculazione dopo che il fondo Third Point entrato nel capitale di Nestlé (azionista di L'Oreal con il 23%) ha chiesto al gruppo svizzero di cedere il pacchetto azionario considerandolo non core business. Realizzi anche sulla stessa Nestlé (-1,6%) che dopo la chiusura dei mercati ha annunciato l'intenzione di procedere a una operazione di acquisto di azioni proprie con un impegno pari a 20 miliardi di franchi svizzeri. Ha limitato i danni la Borsa di Londra che ha ceduto lo 0,17%.
Usa: migliora fiducia dei consumatori e sale manifatturiero Richmond
In giugno gli americani si sono dimostrati più ottimisti sull'economia. L'indice sulla fiducia redatto mensilmente dal Conference Board, gruppo di ricerca privato, è salito a 118,9 punti, dai 117,6 punti di maggio (rivisto al ribasso dai 117,9 punti della prima stima). L'indice è stato superiore alle previsioni degli analisti, che attendevano un dato a 116 punti. A giugno l'attività manifatturiera ha accelerato il passo e si è confermato, seppur di misura, a livelli associati con
un'espansione dell'attività economica. L'indice redatto dalla Federal Reserve di Richmond si è attestato in aumento a 7 punti, dall'1 punto del mese precedente.
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)
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