Milano verso il 2020: su la crescita e giù la disoccupazione
di Carlo Andrea Finotto
3' di lettura
Crescita media +1,4%; mercato del lavoro in miglioramento, con un tasso di disoccupazione previsto al 6%; reddito disponibile +2,5% e reddito familiare di 32.100 euro. Sono le performance di Milano, Monza e Brianza e Lodi proiettate al 2020, nell’annuale analisi Milano produttiva realizzata dalla Camera di commercio del capoluogo lombardo.
Milano centrale per l’economia italiana
Milano, insomma, conferma la sua centralità nel Paese. Oltre alle previsioni sui prossimi due anni ci sono i risultati messi in cascine a fine 2017. Un tasso di crescita delle imprese dell’1,5% (un dato doppio rispetto al tasso nazionale, pari allo 0,8% e a quello lombardo dello 0,6%), il primato nazionale delle esportazioni (41 miliardi, pari al 9,2% del totale italiano), l’alta densità imprenditoriale (190 imprese ogni km quadrato contro le 34 della Lombardia), il peso delle società di capitali (40% delle attive, dieci punti in più della Lombardia e quasi venti in più dell’Italia), delle imprese partecipate all'estero (16,3% nazionale) e di quelle a partecipazione estera presenti in Italia (32,4%).
I dati elaboratori dal Servizio Studi Statistica e Programmazione della Camera di commercio fotografano la situazione alla fine del 2017 per Milano e il Rapporto quest’anno comprende anche i dati relativi ai territori di Monza e Brianza e di Lodi. «Il Rapporto sottolinea la ripresa economica di un territorio caratterizzato da un tessuto produttivo e imprenditoriale in crescita rispetto alla media nazionale– spiega Elena Vasco segretario generale della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi -. I segnali positivi arrivano dall’incremento del Pil, dalle performance del commercio internazionale, che continua a rappresentare un fattore determinante e dal mercato del lavoro».
Come Camera di commercio «ci stiamo focalizzando su tre progetti strategici fondamentali – Impresa 4.0, orientamento al lavoro e marketing territoriale – con l’obiettivo di accrescere la competitività del sistema imprenditoriale e rafforzare il tessuto socio-economico» sottolinea ancora Elena Vasco.
Il ruolo di Monza e Brianza
A fine anno il sistema imprenditoriale di Monza e Brianza registra 64mila imprese attive, con un saldo positivo di 411 unità, e un tasso di crescita dello 0,6%. Le società di capitali sono il 26,9% del totale, le imprese giovani pesano il 9%, quelle straniere il 10,1% (+4,4%). Crescono soprattutto il terziario, +1,6%, le imprese femminili (+0,9%) e l’export (+10,9% raggiungendo i 10,1 miliardi per un mercato principalmente europeo). L’apertura internazionale del territorio conta anche su 770 imprese partecipate all’estero con 57mila dipendenti e un fatturato di circa 17 miliardi e 431 imprese a partecipazione estera che danno lavoro a 49 mila dipendenti e producono un fatturato di 18 miliardi. Bene gli indicatori del lavoro, crescono addetti delle imprese (+1,7%) e gli occupati sul territorio (+2,6%) trainati dalle donne (+4,5%) e dagli autoctoni (+3,3%). Diminuiscono le persone in cerca di occupazione e il tasso di disoccupazione scende dal 7,4% al 7,1% con quello giovanile che passa dal 19,5% al 16,3%. Cresce il valore aggiunto, +1,6 %.
I numeri di Lodi
Il lodigiano registra 14.593 imprese attive a fine 2017 ma vede un lieve rallentamento del tasso di crescita (-0,6%). Un sistema imprenditoriale basato sulle piccole imprese (il 58,8% sono individuali, le società di capitali sono il 19,8% ) che vede crescere imprese straniere (+1,4%) ed export, +11,9% per complessivi 3,1 miliardi. «Indicatori ambivalenti per il mercato del lavoro – sottolineano gli analisti dell’ente camerale –, in leggero aumento gli addetti delle imprese (+0,9%) ma calano gli occupati sul territorio (-1,6%) dopo quattro anni di risultati positivi, sia nella componente maschile che femminile, e i tempi indeterminati». Ma cresce l’occupazione nell’industria grazie alle costruzioni, cala il tasso di disoccupazione (dal 7,4% al 7%) soprattutto quella giovanile (dal 21,1% al 16%) e diminuiscono i Neet (giovani di 15-29 anni che non studiano, non lavorano e non fanno formazione), da 6.200 a 6.000 circa. Cresce il valore aggiunto, +1,5%.
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