Oltre i social

Milano laboratorio dei nuovi club, dove l’esclusività è d’avanguardia

di Marta Casadei

Soho House aprirà a Milano nel 2020

5' di lettura

Se capita sempre più spesso di osservare tavolate in cui gli sguardi dei commensali stentano ad incrociarsi perché rapiti dagli schermi dei rispettivi smartphone, la consuetudine di incontrarsi vis –à-vis non sembra essere passata di moda. A patto di fare incontri (anche nuovi) significativi, magari nell'ambito di una cerchia selezionata di persone con cui si condividono interessi, personali e di business. Come quella dei membri del proprio club.

Lo storico Brook’s Club a Londra

La formula è costruita su fondamenta solide, quelle dei club nati nell’Inghilterra del Settecento come luogo di ritrovo dei ricchi gentiluomini impegnati – tra sigari, alcolici e biliardo – a tessere trame politiche e stringere patti commerciali. I gentlemen's club esistono (o resistono) ancora, specialmente a Londra, custoditi nei palazzi che contano mentre la città si trasforma: alcuni sono impermeabili ai cambiamenti, come il Brook's in St James Park, fondato nel Settecento da 27 whigs e ancora rigorosamente riservato agli uomini. Altri li hanno accolti (più o meno con favore), come il Carlton, punto d'incontro dei conservatori, che ha aperto al gentil sesso negli anni Settanta, donando effettiva parità ai membri maschili e femminili solo nel 2008. O, ancora, il White's, che tra i propri soci vanta i primi in linea di successione al trono britannico, il principe Carlo e suo figlio William, duca di Cambridge.

I circoli nati dopo gli anni Novanta hanno un fascino meno fané e un look decisamente più dinamico. Inoltre, hanno abbandonato le barriere di genere all'ingresso, per restringere la platea sulla base dell'ambito professionale o degli interessi. Ma, indipendentemente dalle attività che è possibile praticarvi, che spaziano dall'allenamento in palestra alle cene più eleganti, continuano a essere concepiti come luoghi nei quali costruire reti di relazioni utili al business. Il tutto nel mondo reale, con la stretta di mano al posto del tap, quasi a voler sfidare i codici di un'epoca in cui si fa tutto via smartphone e sui social network. Anche il recruiting (su Linkedin)e i colloqui di lavoro (via Skype).

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La formula sta colonizzando anche l'Italia: alcuni tra i più famosi member's club d'impronta internazionale arriveranno a breve in quella che è considerata da tutti la piazza più dinamica del Paese, Milano. La città, peraltro, ospita già alcuni club, nati dall'idea di imprenditori locali alla ricerca di luoghi dove fare “networking” fisico, ma anche ascoltare musica e mangiare a qualsiasi ora del giorno. Oppure bere un drink e ascoltare un djset esclusivo.

Core New York

L'annuncio dell'apertura di Core , club che per ora ha un'unica sede al mondo, New York, e ha scelto Milano e l'Italia come seconda città di riferimento per i suoi 1.500 iscritti, ha avuto molta risonanza. Il motivo sono gli illustri iscritti, tra cui ci sarebbero Howard Schultz, ceo di Starbucks, e George Clooney. «Milano, con il suo equilibrio perfetto tra cratività, crescita, eleganza e innovazione, è il luogo perfetto», hanno scritto in una nota Jennie e Dangene Enterprise, le fondatrici, che hanno Federico Pelliccioli come partner per la struttura italiana.

La scelta di Core è stata quella di ristrutturare completamente uno spazio da 4mila metri quadrati in pieno centro (San Babila) per adibirlo a luogo leisure (ci saranno ristorante e coiffeur, tra gli altri servizi), ma anche cultura (la collezione d'arte contemporanea del club, negli Usa, conta pezzi di Andy Warhol e Alexander Calder) e soprattutto business. La membership in questo caso non si compra: si accede alla cerchia ristretta solo su proposta di un socio e previa approvazione delle fondatrici. A New York la membership si paga 50mila dollari all'ingresso e si rinnova pagando 17mila dollari l'anno, ma a Milano i costi saranno più bassi.

Il 2020 sarà anche l'anno dello sbarco di Soho House, sempre nel capoluogo lombardo: «Si troverà nell’ex headquarter di una banca, in Brera – fanno sapere dall'azienda – e avrà una piscina e un giardino sul tetto, una palestra, una sala proiezioni, una Spa Cowshed e camere da letto, oltre a un piano riservato solo ai membri». Il club londinese – quello “originale” si trova a Londra, a Soho, dove fu aperto nel 1995 – si è evoluto in una catena con 23 strutture in tutto il mondo, da Los Angeles a Mumbai, passando per Istanbul, aperte anche agli esterni.

Soho House ad Amsterdam

A Londra si concentrano diversi indirizzi tra cui quello in Dean Street, dove si sarebbero incontrati perla prima volta i duchi del Sussex, Harry e Meghan. Secondo Reuters, Soho House nel 2017 aveva 50mila membri, tutti esponenti dell'industria creativa, e una lista d'attesa di 30mila persone.

Milano, intanto, ha visto nascere anche i propri club, ispirati un po' ai modelli esteri e un po' alle dinamiche dei circoli sportivi (e, perché no, dei bar di quartiere) italiani. Nel 2016 è stato aperto ClubHouse Brera , nell'ex Teatro delle Erbe in Foro Buonaparte, un luogo dove lavorare, stringere contatti, ma anche pranzare o fare un aperitivo; nel 2017, invece, è nato Apophis , fisicamente proprio sotto la Madonnina, che vive soprattutto di notte, ma funziona con una logica simile a quella dei diurni: «Abbiamo aperto un luogo che in Italia non esisteva - racconta Aldo Alessi, fondatore e co-proprietario - ispirandoci a modelli stranieri. Adesso siamo noi che pensiamo di aprire oltre confine, a Dubai o Miami».

Apophis (foto da Instagram)

L'attività del club è concentrata in eventi serali e notturni, ma l'obiettivo è quasi sempre fare affari: «L'80% dei contatti che si stringono è business oriented - continua Alessi -; non abbiamo restrizioni in merito all'ambito professionale dei nostri soci, ma, di fatto, lavorano per lo più nella moda».

L'ultimo nato è Honesty club , uno spazio sui Navigli dove potersi incontrare per creare qualcosa insieme: «Volevamo creare una sorta di Linkedin nel mondo reale - spiega Paolo Ruffato, co-proprietario e fondatore - perché, in un mondo iper digitalizzato, cresce l'esigenza di fare esperienze di vita e incontri reali.Per esempio, mettere via il telefono e sedersi a un tavolo a parlare con qualcuno».

Honesty Club a Milano

Honesty è pensato non come un circolo ristretto, ma come uno spazio inclusivo per persone affini per interessi e background, che lavorano nell'industria creativa, nella moda, nella musica, nel design: «Non abbiamo barriere che dividano il nostro club da ciò che c'è fuori: non ci sono criteri di selezione basati sul reddito né quote d'ingresso o annuali e nemmeno prezzi proibitivi del bar e del ristorante - chiosa Ruffato -. Il nostro obiettivo è quello di creare una community che possa dare vita a progetti in collaborazione. Per questo esiste un honesty manager che ti presenta le persone che pensa potrebbero essere interessanti e con le quali potresti creare qualcosa».

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