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Milano Restaurant Week, 160 menu a prezzo fisso per riscoprire il buono della città

La seconda edizione torna dal 2 all’8 maggio con offerta da 20 a oltre 80 euro e una policy food orientata alla sostenibilità

di Emiliano Sgambato

Il ristorante 28 Posti è tra i partecipanti di Milano Restaurant Week

3' di lettura

Una settimana di proposte a menu fisso da diverse fasce di prezzo (da 20 a più di 80 euro) in 160 ristoranti distribuiti in tutte le zone della città. È la formula della Milano Restaurant Week, che torna con la seconda edizione dal 2 all’8 maggio. Un’iniziativa utile ad aiutare la ripartenza della ristorazione e del turismo attraverso la valorizzazione della multiforme offerta gastronomica meneghina, che offre (anche) ai milanesi la possibilità di conoscere nuove proposte culinarie ed esplorare zone meno conosciute della città. Per partecipare basta prenotare sulla piattaforma messa a disposizione da YesMilano, che in questi giorni si sta popolando con le proposte degli chef.

L’offerta culinaria di qusto “evento diffuso” – promosso dal Comune di Milano e dalla Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi attraverso Milano&Partners con Confcommercio e Nexi – spazia dalla cucina tradizionale regionale a quella più ricercata e sperimentale, etnica e fusion, in un itinerario che idealmente collega tutte le zone della città: a partire dalle strade attorno al Duomo per arrivare fino a via Tortona, da Brera ai Navigli e Porta Nuova, fino a via Paolo Sarpi, la “chinatown” meneghina, ma coinvolgendo anche zone meno note come ad esempio Gratosoglio.

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Possibilità di scoprire quindi menu molto vari e anche in quartieri meno blasonati o battuti dai consolidati itinerari turistici e dalla movida della nuova “Milano da bere”. A fare da filo conduttore saranno invece gli obiettivi del progetto: c’è la volontà di accendere l’attenzione sulla rilevanza della food policy, la politica alimentare portata avanti dal Comune di Milano e orientata – spiegano gli organizzatori – a rendere più sostenibile il sistema «per una corretta evoluzione del rapporto tra il cibo e la città». Tra le buone pratiche promosse rientrano l'uso di prodotti a km 0 provenienti dalla filiera corta dell'area metropolitana, l'incentivo alla doggy bag e la proposta di menù vegeterariani e vegani.

«La ristorazione è un settore di grande rilevanza, rappresenta un'eccellenza per innovazione, varietà e creatività – commenta Alessia Cappello, assessora allo Sviluppo Economico e Politiche del Lavoro del Comune di Milano – . Siamo lieti di poter offrire ai milanesi e ai turisti la possibilità di scoprire la città da una diversa prospettiva, avvalorandone la multiforme cultura gastronomica e appoggiando una politica alimentare virtuosa».

«L’attrattività è fondamentale per un territorio come il nostro che vive di servizi, di turismo leisure e business – aggiunge Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza –. È importante che Milano torni a ripopolarsi. Oggi 630mila lavoratori hanno ripreso a essere presenti fisicamente sul posto di lavoro e a far rivivere negozi, bar, ristoranti e zone della città abbandonate per lungo tempo a causa delle restrizioni dovute alla pandemia. La Milano Restaurant Week, che valorizza le imprese della ristorazione, è un nuovo passo verso la normalità e verso la ripartenza».

«Di fronte ai segnali positivi di ripresa dei settori della ristorazione e dell’accoglienza che stiamo registrando in questo ultimo periodo, siamo convinti sia ancora più importante l’impegno delle istituzioni per rafforzare e dare impulso alla ripartenza, a fianco e in sinergia con il sistema delle associazioni e delle imprese, facendo scoprire ed apprezzare l’offerta, dinamica, internazionale, multietnica, di elevata qualità, dei suoi ristoranti, e che quest’anno vogliamo arricchire con i valori della sostenibilità, del rispetto dell’ambiente, e della filiera corta applicati al tema del cibo», dichiara Elena Vasco, segretario generale della Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi.

«È un’occasione per far conoscere la cultura eritrea ed etiope attraverso la tradizione culinaria del nostro Paese – è il parere di uno dei ristoratori aderenti, Aster Sagai, responsabile del Warsà – raccontando anche come la nostra offerta gastronomica possa essere salutare con opzioni vegetariane e vegane». «Siamo felici di partecipare a quest'iniziativa – dice Silvia Orazi, titolare del ristorante 28 Posti –. Proporremo un menù degustazione in stile 28 Posti, attento alla filiera, alle buona pratiche antispreco».

Tra gli altri ristoranti aderenti si possono citare a puro titolo esemplificativo: il Dry Aged di Matteo Ferrario e Stefano Carenzi; Insieme dello chef Alessandro Garlando; Manna di Matteo Fronduti; Un posto a Milano, la cui cucina è guidata da Nicola Cavallaro; Ratanà di Cesare Battisti; Obicà Mozzarella Bar; Sapori Solari; Soul Green.

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