Mille medici vanno via ogni anno, spesi 150 milioni per formarli
In Germania, Inghilterra e Francia il guadagno è da un terzo in più fino al doppio
di Marzio Bartoloni
2' di lettura
La grande fuga dagli ospedali pubblici italiani è cominciata da oltre un decennio e riguarda almeno mille medici che ogni anno scelgono di andare all’estero in cerca di stipendi più alti e possibilità di carriera maggiori. Germania, Inghilterra e Francia sono le destinazioni più gettonate dai nostri giovani camici bianchi per i quali lo Stato italiano spende per ciascuno di loro oltre 150mila euro per formarli in un percorso che dura in media 11 anni: 25mila il costo per i 6 anni di laurea e 128mila per la specializzazione che prevede anche molte ore di pratica nelle corsie di Policlinici e ospedali universitari. A conti fatti si tratta di oltre 150milioni “regalati” dall’Italia ogni anno agli altri Paesi che si trovano medici già formati - una delle “merci” più preziose a livello globale ancora di più dopo il Covid - senza dover investire nulla. E proprio la pandemia è stato un fattore di accelerazione di questa fuga che riguarda anche altri duemila camici bianchi che ogni anno lasciano il Servizio pubblico per andare a lavorare nelle cliniche private oppure a fare il medico “gettonista” che guadagna fino a mille euro per coprire un turno in ospedale.
Un esodo, questo, che aggravava così la carenza di sanitari provocato da una lunga tradizione di tetti di spesa alle assunzioni, frutto di anni di spending review, ma anche di stipendi mediamente più bassi rispetto ai colleghi europei.
«Inghilterra e Germania sono le destinazioni preferite, poi la Francia e sta crescendo anche la Spagna, perché si trovano stipendi più alti. In Germania si guadagna quasi il doppio rispetto ai 56mila euro lordi che percepisce un giovane medico specializzato a inizio carriera, mentre in Inghilterra e Francia si guadagna circa un terzo in più», avverte Pierino Di Silverio, segretario di Anaao Assomed, principale sindacato dei medici ospedalieri che ha recentemente realizzato una indagine dalla quale risulta che un camice bianco su tre lascerebbe volentieri il posto di fronte a un’altra opportunità. Per Di Silverio all’estero c’è anche una «maggiore considerazione dell’atto medico rispetto all’Italia dove si rischia anche di finire in tribunale e poi se all’estero la carriera è quasi automatica qui segue altre logiche molto meno trasparenti».
il ministro della Salute Orazio Schillaci ha messo subito nel mirino, appena arrivato al dicastero, il nodo della fuga del personale sanitario e dei camici bianchi soprattutto da alcune specialità mediche, rese sempre meno attrattive da turni massacranti, stress e stipendi non adeguati. Un disagio questo acuito da tre anni di Covid che hanno sfibrato il personale. Un primo segnale di attenzione al problema è stato dato con l’ultima legge di bilancio dove si prevede un aumento dell’indennità per gli operatori sanitari del pronto soccorso a partire dal primo gennaio 2024 con uno stanziamento di 200 milioni di euro annui.
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