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Misure cautelari, calo consolidato: a giorni la riforma

Dal carcere preventivo agli arresti domiciliari, la Relazione del ministero conferma la diminuzione alla vigilia di nuove modifiche

di Giovanni Negri

Carcere preventivo, numeri in calo e poi arriva la condanna

3' di lettura

Carcere preventivo, numeri in calo e poi arriva la condanna

Si conferma, nel 2022, la diminuzione delle misure cautelari personali. Dal carcere preventivo agli arresti domiciliari. Una linea di tendenza tanto più significativa se si tiene conto che a giorni, come confermato ieri dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, nel pacchetto di interventi che sarà presentato in consiglio dei ministri, troveranno posto anche misure specifiche di riforma. In particolare, a cambiare sarà il procedimento di decisione sulla custodia cautelare che il progetto del ministero intende affidare sempre a un collegio di tre magistrati, in maniera tale da rendere la decisione finale il più meditata possibile. Scelta che dovrà comunque misurarsi con i vuoti in organico tra i magistrati e non rendere di fatto impraticabile l’intervento negli uffici medio-piccoli, sotto l’effetto estensivo delle incompatibilità.

I numeri

Ancorandosi ai dati contenuti nella Relazione annuale sull’applicazione delle misure cautelari emerge che l’anno scorso sono state emesse 81.568 misure cautelari personali coercitive; dal confronto dei dati relativi al triennio 2020-2022 con quelli del biennio 2018-2019, risulta una diminuzione significativa del numero totale delle misure emesse. Solo nel 2019, infatti, quetse ultime erano state in tutto 94.197.
Le misure cautelari custodiali (carcere-arresti domiciliari -luogo di cura) costituiscono il 57% circa di tutte le misure emesse, mentre quelle non custodiali (restanti tipologie) ne costituiscono circa il 43%; una misura cautelare coercitiva su tre è quella carceraria (32%), mentre una misura cautelare coercitiva su quattro è costituita dagli arresti domiciliari (25%), il 14% dei quali viene applicato con procedure di controllo mediante mezzi elettronici o altri strumenti tecnici (“braccialetto elettronico”).
La Relazione sottolinea che i procedimenti dove vengono emesse misure di tipo coercitivo sembrano avere tempi di definizione molto ridotti (circostanza verosimilmente dovuta, si spiega, al fatto che già esistono gravi indizi di colpevolezza a carico della persona); ad esempio, il 40,5% (33.039) delle 81.568 misure cautelari emesse nell’anno 2022, è stato emesso in procedimenti definiti nel medesimo anno 2022; di queste 33.039 misure, l’82,3% (27.203) appartiene a procedimenti iscritti (e anche definiti, appunto) nel medesimo anno 2022;

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Prima della condanna

Sempre nell’ambito delle misure emesse nei procedimenti definiti, La Relazione osserva come il 76% delle misure sia stato emesso in un procedimento che ha poi avuto come esito la condanna (definitiva o non definitiva) senza sospensione condizionale della pena; se si aggiunge al 76% sopra indicato la percentuale del 14,5 % relativa alle misure emesse in un procedimento che ha poi avuto come esito la condanna (definitiva o non definitiva) con sospensione condizionale della pena, ne deriva che in circa il 90% dei casi la modalità di definzione di un generico procedimento nel quale è stata emessa una misura cautelare coercitiva è la condanna, mentre nel restante 10% circa si è avuta un’assoluzione o un proscioglimento emesso a vario titolo.

L’ingiusta detenzione

Ma la Relazione permette anche di fare il punto su due altri elementi chiave. Il primo è relativo alla riparazione per ingiusta detenzione dove la serie storica del numero complessivo dei procedimenti sopravvenuti evidenzia una sostanziale stabilità. Detto che i distretti con più richieste sono quelli di Napoli, Reggio Calabria, Catanzaro e Roma, complessivamente, nel 2022, sono stati 1.229 i procedimenti sopravvenuti. Le percentuali delle ordinanze di accoglimento (definitive e non) e dei rigetti si equivalgono approssimativamente, mentre sono molto residuali le definizioni per inammissibilità.
Quanto alla entità delle riparazioni, dai dati forniti del ministero dell’Economia risulta che l’importo complessivamente versato a titolo di riparazione per ingiusta detenzione nel 2022 risulta pari a 27.378.085 euro ed è riferito a 539 ordinanze di pagamento. Una cifra simile a quella versata nel 2021 (24.506.190 euro), di entità significativamente inferiore rispetto agli importi versati nel triennio precedente (2018-2020), dove la media annua è stata pari a circa 38 milioni.

Da record è invece il dato, peraltro sempre assai esiguo, sul numero di azioni disciplinari promosse per una misura cautelare applicata fuori dai casi previsti con negligenza del magistrato: una sola azione è stata promossa nel corso del 2022, conclusa oltretutto con un non doversi procedere.

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