Distretti

Mobile della Brianza, impennata di ordini nel settore della casa

Terminato il lockdown produttivo della scorsa primavera l'attività nelle fabbriche è ripartita a ritmi eccezionali spesso superiori a quelli dello scorso anno. Per i grandi progetti si attende il recupero

di Giovanna Mancini

Meridiani. Dopo una graduale ripresa a partire dall'estate, da ottobre l'azienda ha registrato un boom di ordini (a sinistra, il tavolo Plinto di Andrea Parisio)

4' di lettura

Accade spesso che i numeri delle statistiche non riescano a raccontare fino in fondo lo stato di salute dell’industria. Ma forse mai come nell’anno della pandemia i dati medi sulle vendite delle aziende sono sembrati scollati dalla realtà, perlomeno in alcuni settori produttivi.

Tra questi, quello dell’arredamento, che in Italia rappresenta una filiera da 27,5 miliardi di euro di fatturato (fonte Rapporto FederlegnoArredo, dati al 2019), con 14,5 miliardi di esportazioni e che proprio in Lombardia ha il suo territorio di eccellenza, primo a livello nazionale per valore della produzione (quasi 6 miliardi di euro), numero di imprese (5mila) e di addetti (32.500).

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B&B Italia. Forte recupero nel secondo semestre per l'azienda. Divano Camaleonda

«Le aziende più grandi e strutturate, radicate sui mercati esteri con area manager in loco, fornite di strumenti e competenze digitali adeguati, hanno tenuto. Quelle piccole, meno organizzate o troppo sbilanciate sul mercato domestico, hanno invece sofferto», spiega Maria Porro, presidente di Assarredo, l’associazione che rappresenta le imprese del settore. Non solo: mentre tutti i prodotti di arredo e illuminazione destinati alla casa hanno registrato una vera e propria impennata di ordini e vendite a partire da giugno, proseguita nei mesi successivi sebbene a ritmi inferiori, il mondo del contract (le grandi forniture destinate a uffici, ristoranti, negozi, musei ecc) ha registrato una brusca frenata d’arresto.

Si spiegano così le previsioni negative di chiusura per il 2020, nonostante la maggior parte degli imprenditori assicuri che, terminato il lockdown produttivo della scorsa primavera, l’attività nelle fabbriche sia ripartita a ritmi eccezionali, spesso superiori a quelli del 2019, soprattutto sui mercati esteri. Lo conferma anche l’ultimo Monitor dei Distretti di Intesa Sanpaolo, che registra nel terzo trimestre del 2020 una ripresa delle esportazioni per i distretti italiani del mobile del 4,5% e dell’1% per quanto riguarda il distretto di Monza e Brianza, con un valore complessivo di di 535,5 milioni di euro esportati. Una crescita che non riesce tuttavia a compensare le perdite dei mesi precedenti, mantenendo così un pesante segno meno (-18,8%) nel periodo gennaio-settembre. Ma questi numeri non rendono giustizia all’impegno delle imprese per recuperare il tempo e il terreno perduto tra marzo e aprile e non fotografano una ripresa che, nei fatti, già c’è.

«Nei primi nove mesi del 2020 la provincia di Monza e Brianza è stata la terza in Italia per fatturato ed esportazioni di mobili e illuminazione, dopo Treviso e Pordenone, e si è confermata la prima per numero di imprese – dice ancora Maria Porro –. Il primo mercato di destinazione sono gli Stati Uniti, con il 12% del totale, seguiti da Francia e Germania». Cresce il peso della Cina, al quarto posto, che nel caso dei soli prodotti di arredo scavalca la Germania.

Proprio dalla Cina sono arrivati i primi, robusti, segnali di ripresa per le aziende brianzole, come testimonia Gilberto Negrini, ceo di B&B Italia: «I mercati asiatici hanno risposto subito e in maniera importante, in particolare la Cina, che ha recuperato tutto il gap e ha chiuso l’anno sopra i livelli del 2019», spiega il manager. Negli ultimi sei mesi, aggiunge, il trend di crescita delle vendite è stato costante e sostenuto su tutti i mercati, compresa l’area Emea, che ha registrato aumenti a doppia cifra mese su mese, superiori a quelli del 2019, e negli Stati Uniti. «Questo ci permetterà di chiudere il 2020 con ricavi quasi in linea con quelli dell’anno precedente (circa 200 milioni di euro, per l’80% all’estero, ndr)», precisa. Merito di un modello distributivo capillare, attraverso monomarca a gestione diretta e indiretta in tutti i principali Paesi e una rete di monobrand che privilegia sempre la riconoscibilità e l’identità del brand. Ma merito anche di importanti investimenti sul fronte della digitalizzazione e della comunicazione, tanto più necessari in questi mesi in cui sono venuti a mancare le fiere, le trasferte e i contatti diretti con clienti e partner. Più difficile la situazione sul fronte del contract, per il quale B&B Italia ha una divisione dedicata, che mediamente fattura 30 milioni di euro l’anno, ma che nel 2020 ha registrato un forte rallentamento. «Per fortuna, i progetti non sono stati cancellati, ma solo rinviati, perciò mi aspetto un recupero già quest’anno dei livelli del 2019», dice Negrini.

Analoga situazione per Meridiani, brand di arredo che esporta l’85% del fatturato, anche se i numeri della ripresa si vedranno solo nel 2021, spiega l’amministratore delegato Giorgio Gobbi. «Abbiamo avuto un agosto molto buono, anche se il vero boom di ordini, soprattutto dall’estero, è iniziato da ottobre – dice Gobbi –. Perciò i consuntivi del 2020 non riusciranno a fotografare una ripresa già avviata e robusta. Nei primi 20 giorni di gennaio abbiamo avuto incrementi a doppia cifra, anche se con un andamento molto diverso tra i mercati». Anche il contract, che rappresenta il 12-13%, sta finalmente ripartendo, dopo il blocco (ma non l’annullamento) dei grandi progetti in giro per il mondo.

Non si è invece fermato il contract per Giorgetti, marchio storico della Brianza che, negli ultimi anni, ha molto investito su una strategia legata alla realizzazione di progetti di interior design destinati al residenziale, all’hotellerie, al retail e al settore nautico. «Il nostro vantaggio è una distribuzione internazionale equilibrata su tutti i principali mercati, che ci ha permesso di assorbire e compensare i vari lockdown avvenuti in tempi diversi a seconda dei mercati», spiega l’amministratore delegato Giovanni del Vecchio. L’azienda, che realizza all’estero l’80% del fatturato, è presente in 115 Paesi con 365 punti vendita e 18 negozi monomarca. I segnali incoraggianti del secondo semestre 2020 non consentiranno di recuperare completamente i mancati ricavi determinati dalle misure di contenimento della pandemia. Tuttavia, nonostante le difficoltà, «siamo riusciti ad allargare la nostra rete vendite, con l’apertura di nuovi negozi a Londra, Johannesburg e New Dehli», spiega del Vecchio. Inoltre, l’azienda ha accelerato lo sviluppo in ambiti strategici, come quello del digitale, che sempre più dovrà affiancarsi al canale retail.

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