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Mobileye debutta a Wall Street. Ipo miliardaria, ma più che dimezzata

Intel conta di raccogliere 820 milioni di dollari da questa operazione. Valutazione prevista vicina ai 16 miliardi. Ma qualche mese fa erano 50

di Biagio Simonetta

Reuters

3' di lettura

Se qualche manager di Intel si sta chiedendo cosa sarebbe successo senza l’arrivo del bear market, non si senta in colpa: la domanda è più che legittima. Già, perché oggi a Wall Street debutta Mobileye, società israeliana che si occupa di tecnologie per la guida autonoma, acquistata da Intel nel marzo del 2017 per 15,3 miliardi di dollari. E appena qualche mese fa, prima che la crisi e le incertezze geopolitiche si abbattessero sui mercati, questa Ipo era valutata in un ordine di grandezza decisamente diverso. Le stime gravitavano attorno ai 50 miliardi di dollari. Oggi, invece, questa pratica dovrebbe chiudersi con una valutazione di poco inferiore ai 16 miliardi. Un valore più che dimezzato, insomma, dal contesto attuale.

L’Ipo dopo il rinvio

Va detto che l’Ipo di Mobileye è una storia tremendamente attuale, che ben spiega il momento delicato dei mercati. L’offerta pubblica iniziale era stata annunciata a dicembre dello scorso anno. E le tempistiche previste indicavano la prima metà del 2022 per il listing. Il prospetto sembrava incoraggiante, benché l’inflazione avesse già iniziato a mordere pericolosamente le economie di mezzo mondo. Nel giro di qualche settimana, però, lo scenario si è capovolto. A Wall Street è arrivato il mercato orso, in Ucraina è esplosa una guerra che ha messo (e mette) in bilico gli equilibri geopolitici, i venti di recessione hanno iniziato a soffiare con una certa insistenza. Tutte situazioni che hanno contribuito a smorzare gli entusiasmi verso le nuove quotazioni. Ed è per questo che Intel ha deciso di rimandare l’Ipo, inizialmente prevista a luglio. Rinvio al quale ha fatto seguito una rivisitazione al ribasso della valutazione, coi 50 miliardi di dollari che oggi sembrano un miraggio. Ciononostante, la decisione di debuttare a Wall Street è arrivata.

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I numeri dell’Ipo

Le negoziazioni partono da oggi, dunque. E la valutazione attesa è di poco inferiore ai 16 miliardi di dollari. Una Ipo dalla quale Intel punta a raccogliere poco più di 800 milioni. Dal deposito normativo dello scorso 30 settembre, si evince che verranno offerte 41 milioni di azioni ordinarie con un prezzo compreso tra i 18 e i 20 dollari per azione. Sul mercato dovrebbero finire azioni per un massimo del 20%, con Intel che manterrà la proprietà dell’azienda. Nel secondo trimestre dell’anno, chiuso il 30 giugno 2022, Mobileye ha riportato ricavi in crescita del 41%, a 460 milioni di dollari. La trimestrale di Intel è prevista invece 24 ore dopo l’Ipo in programma a Wall Street.

Il momento di Intel

Mobileye, come detto, è una società di Intel che si occupa di tecnologia per la guida autonoma. Produce chip, sensori, fotocamere e software necessari alle automobili senza conducente. Un segmento di mercato in grande crescita e dalle ambizioni importanti. E attualmente l’elenco di clienti dell’azienda include marchi di grande prestigio come Audi, BMW e Volkswagen. Anche per questo, per Intel, Mobileye rappresenta un’opportunità importante, in un momento molto delicato per la società americana. Il Ceo di Intel, Pat Gelsinger, ha scommesso molto sull’Ipo di Mobileye per finanziare il passaggio alla produzione di semiconduttori a contratto. Ma con la rivalutazione (al ribasso) della valutazione questo piano sembra meno semplice. Sfortunatamente per il gigante dei chip, infatti, il mercato delle Ipo a Wall Street sta attraversando il momento peggiore degli ultimi vent’anni. E la stragrande maggioranza (l’87%) delle società quotate in borsa lo scorso anno negli Stati Uniti viene ora scambiata al di sotto del prezzo dell’Ipo. Non certo una premessa entusiasmante, per Mobileye e per Intel. Anche in virtù del fatto che il colosso dei chip pubblicherà la trimestrale 24 ore dopo l’Ipo, e gli analisti prevedono dati abbastanza opachi, con un calo del 15% delle entrate e un -81% degli utili su base annua . Numeri che potrebbero spingere Intel a una riduzione dell’organico già a novembre, seguendo una scia ormai consolidata nell’industria tech.

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