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Mobilità elettrica: semplificare il PNRR e accelerare la riconversione dell'automotive per essere pronti al 2035

Migliorare le infrastrutture di ricarica, utilizzare i fondi a disposizione senza disperdere le risorse economiche, far evolvere l’industria automobilistica e rendere “conveniente” la scelta dell’elettrico anche per i consumatori

di Eugenio Sapora, General Manager di Electra Italia

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3' di lettura

Migliorare le infrastrutture di ricarica, utilizzare i fondi a disposizione senza disperdere le risorse economiche, far evolvere l’industria automobilistica e rendere “conveniente” la scelta dell’elettrico anche per i consumatori. 

 Sono questi gli step su cui l’italia deve rapidamente accelerare per arrivare pronta al 2035, anno a partire dal quale, secondo le misure approvate dal Consiglio UE, sarà possibile immettere sul mercato soltanto auto a emissioni zero, con l’intento di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. 

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 Per quanto riguarda le infrastrutture, al momento in Italia non vi è una situazione ideale, con stazioni di ricarica non distribuite in maniera capillare: si tratta invece di una condizione necessaria per far sì che chiunque possa spostarsi in tutto il territorio senza il timore di rimanere senza carica. Sono tanti gli attori, tra cui Electra, che si stanno mettendo a disposizione per creare hub supercharger, le “stazioni di combustibile del domani”, in grado di assicurare una ricarica significativa in appena dieci minuti, avvicinando il più possibile l’esperienza dell’utente - da questo punto di vista - a quella del combustibile fossile, dove per il pieno sono sufficienti pochi minuti. 

 Nella direzione di migliorare le infrastrutture vanno i decreti del MASE, che mettono adisposizione 713 milioni di euro previsti dal PNRR per installare, entro fine 2025, circa 21.000 nuove stazioni di ricarica per i veicoli elettrici sulle superstrade e nei centri urbani. Eppure c’è il rischio di non riuscire a valorizzare a pieno questi fondi: i primi bandi, pubblicati ad inizio maggio per finanziare con oltre 270 milioni di euro l’installazione di 6.500 infrastrutture, presentano delle criticità che rendono difficile portare avanti il progetto e mettere in moto gli investimenti: le stazioni devono essere costruite e rese operative entro 12 mesi, senza tenere conto dei ritardi non dipendenti dall’operatore; a livello geografico, si prevede la costruzione di stazioni anche in aree dove il tasso di veicoli elettrici rasenta lo zero; le tempistiche sono serrate, considerando che sta agli operatori trovare spazi e strutture disponibili ad accogliere i nuovi hub. 

 È quindi necessario che associazioni di categoria, player del settore e istituzioni collaborino per individuare soluzioni adatte per evitare di vanificare gli sforzi e disperdere queste risorse. In ogni caso, saranno fondamentali anche iniziative e investimenti da parte dei privati, che possono contribuire a questa transizione e ottenere in cambio diversi benefici. Per supermercati, centri commerciali, catene di hotel e ristoranti, parcheggi, infatti, installare una stazione per la ricarica ultraveloce significa entrare in contatto con nuovi potenziali clienti grazie alla geolocalizzazione delle stazioni, avere un vantaggio competitivo sulla concorrenza, mettere a reddito spazi rimasti finora inutilizzati.

 Parallelamente, è fondamentale che l’industria automobilistica italiana si converta il più velocemente possibile all’elettrico, per colmare il gap non solo con i paesi europei, ma anche con USA e Cina, che stanno investendo nella mobilità elettrica e prenderanno progressivamente quote di mercato nel continente. Questo consentirebbe di dare uno sprint anche alle vendite di auto full electric: secondo i dati riportati da Motus-e, nel 2022 l’Italia ha registrato un calo del 27,1% rispetto del 2021, con il parco elettrico circolante che ha sfondato comunque le 170.000 unità, attestandosi più precisamente a 171.196. Segno meno anche per la quota di mercato delle elettriche, che passa dal 4,6% del 2021 al 3,7% del 2022. Nei primi mesi del 2023 comincia a vedersi qualche segnale positivo, ma l’Italia resta ancora indietro rispetto a Paesi come Francia, Germania e Regno Unito, dove la quota di mercato delle auto elettriche si attesta rispettivamente al 15,4%, al 14,2% e al 15,4%. 

 Con la creazione di un’economia di scala e l’aumento della produzione si potrebbero abbassare i prezzi delle auto elettriche, per permettere più facilmente ai cittadini di acquistare questi veicoli. Nel frattempo, è urgente che vengano stanziati altri fondi pubblici e che il Governo tracci una direzione chiara. Il mercato non ha bisogno di frizioni o di scontri con l'Europa, ma di incentivi, per colmare un gap sempre più evidente. I cittadini devono poter trovare “conveniente” la scelta dell’elettrico: per questo bisogna accelerare sulla capillarità delle infrastrutture, e creare un’economia di scala che cominci ad abbattere i prezzi delle auto elettriche. Prezzi che, in ogni caso, diminuiranno, considerando che i veicoli elettrici sono più semplici da costruire e hanno bisogno di meno manutenzione. 

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