Moby cerca la tregua e apre a un accordo con gli obbligazionisti
Raggiunto uno standstill sui 60 milioni da pagare, fino al 29 febbraio. In parallelo, è in corso una potenziale operazione di ristrutturazione del debito in base all’articolo 182 bis della legge fallimentare
di Carlo Festa
2' di lettura
Tregua su Moby in vista di un accordo. La società dei traghetti ha raggiunto uno «standstill» fino al 29 febbraio con i bondholder, proprio nella settimana in cui sono previsti importanti scadenze di pagamento per l’azienda della famiglia Onorato. In parallelo, è in corso una potenziale operazione di ristrutturazione del debito con gli stessi obbligazionisti e le banche in base all’articolo 182 bis della legge fallimentare.
I 60 milioni da pagare
A fine settimana era prevista la scadenza per il pagamento della cedola agli obbligazionisti (per complessivi 10 milioni di euro) e una rata di finanziamento bancario agli istituti di credito (per altri 50 milioni). In tutto 60 milioni che saranno prorogati, visto che molto probabilmente anche le banche si accorderanno in questi giorni per la stessa estensione temporale. L’obiettivo è arrivare a un accordo di ristrutturazione complessivo. Secondo indiscrezioni sarebbe in fase di discussione anche un’intesa in cui la famiglia Onorato rinuncerebbe a parte della governance di Moby in modo da rendere il gruppo una società più managerializzata. L’obiettivo finale sarebbe una ristrutturazione ex articolo 182 bis della legge fallimentare, studiato con l’avallo degli istituti di credito e dei bondholder.
Moby e la famiglia Onorato, affiancati dai legali di Gianni Origoni Grippo Cappelli, stanno già lavorando da qualche mese con l’advisor Pwc che ha effettuato un’analisi sulla liquidità del gruppo e sta predisponendo un piano finanziario. I bondholder, affiancati dall’advisor finanziario Houlihan Lokey e dai legali di Gatti Pavesi Bianchi, si sono detti disposti a collaborare a un accordo di ristrutturazione e, in caso di necessità, anche ad immettere liquidità nel gruppo. Fino a poco tempo fa la famiglia Onorato non sembrava disposta ad accettare le richieste degli obbligazionisti, ma gli ultimi accadimenti, con la necessità di trovare un accordo di standstill, avrebbero avvicinato le parti.
Il bond da 300 milioni
Moby ha in circolazione un’emissione da 300 milioni, finita in mano in grande maggioranza ad hedge fund. Questi ultimi, già nello scorso autunno, hanno lamentato un'insolvenza prospettica e futura della società.
Per denunciare questa situazione gli obbligazionisti si sono rivolti lo scorso ottobre al Tribunale di Milano, che pur rigettando l’istanza di fallimento dei fondi, aveva acceso un semaforo rosso sull’azienda, chiedendo più collaborazione con i creditori a causa del rischio di insolvenza futura. La società inoltre è impegnata in trattative volte ad una potenziale operazione di ristrutturazione del debito anche con le banche finanziatrici. Dopo il rimborso di una rata da 50 milioni nella scorsa primavera, l’ esposizione di Moby verso un pool di istituti guidate da Unicredit è a quota 160 milioni di euro: con una rata di 50 milioni in scadenza a giorni e il cui pagamento verrà dunque rinviato.
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