Moby Prince: una commissione d’inchiesta a Montecitorio per accertare le cause della collisione
Obiettivo arrivare alle cause del più grande disastro della marineria italiana che 32 anni fa causò 140 vittime
I punti chiave
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Semaforo verde dell’Aula della Camera alla proposta di istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave “Moby Prince”. Il via libera alla terza commissione parlamentare d’inchiesta - le altre due nelle precedenti legislature - con 282 voti favorevoli, nessun contrario e tre astenuti. La commisione, sitituita per tutta la durata della legislatura, dovrà indagare sulle cause del disastro della nave Moby Prince, di proprietà della Nav.Ar.Ma, avvenuto la sera del 10 aprile 1991 a seguito di collisione con la petroliera Agip Abruzzo nel porto di Livorno. All’urto seguì un vasto incendio, alimentato dal petrolio fuoriuscito dalla petroliera, che causò la morte di 140 persone a bordo tra passeggeri ed equipaggio. L’unico sopravvissuto fu il giovane mozzo napoletano Alessio Bertrand. La commissione, composta da venti deputati, procederà alle indaginie agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell’autorità giudiziaria.
I compiti della commissione d’inchiesta
La commissione dovrà accertare eventuali e ulteriori responsabilità relative al disastro, ricercare e valutare nuovi elementi che possano integrare i fatti finora conosciuti ed evidenziati dalla Commissione parlamentare di inchiesta sulle cause del disastro della nave « Moby Prince », istituita nella XVIII legislatura, i cui lavori son o stati interrotti dalla caduta del governo. Si dovranno accertarele circostanze in cui è avvenuta la collisione, le comunicazioni radio intercorse tra soggetti pubblici o privati nei giorni immediatamenteprecedenti e successivi al 10 aprile 1991, i tracciati radar e le rilevazioni satellitari diqualsiasi provenienza riguardanti il tratto di mare prospiciente il porto di Livorno in quei giorni. Verificare fatti, atti e condotte commissive od omissive che abbiano costituito ostacolo o ritardo per l’accertamento delle responsabilità relative al disastro della nave Moby Prince. Esaminare le procedure, le modalità e i mezzi con cui sono stati organizzati eattuati i soccorsi in mare e ogni altro fatto utile a individuare eventuali responsabilità di individui o enti pubblici o privati in ogni fase, anche successiva all’impatto. Verificare i motivi del mancato coordinamento nella gestione del soccorso delle vittime. Accertare eventuali correlazioni tra l’incidente ed eventuali traffici illegali di armi, combustibili o scorie e rifiuti tossici avvenuti nella notte del 10 aprile 1991 nella rada di Livorno.
I familiari delle vittime: la nuova commissione faccia piena luce
«Ci auguriamo che la nuova commissione di inchiesta sulla strage del Moby Prince, approvata oggi all’unanimità dalla Camera, sia al più presto operativa in modo da completare il lavoro fatto fin qui nelle scorse legislature e mettere così la parola fine su questa tragica vicenda. Ringraziamo tutti i gruppi parlamentari e il presidente Fontana per essere arrivati a questo traguardo», hanno sottolineato in una nota i presidenti delle associazioni dei familiari delle vittime della Moby Prince, Luchino Chessa (Associazione 10 Aprile-Familiari Vittime Moby Prince) e Nicola Rosetti (Associazione 140).
Arrivare alla verità sulle cause del più grande disastro della marineria italiana
Le associazioni hanno ricordato che «la strage del Moby Prince muove ancora le coscienze personali e collettive. Fin dall’inizio di questa legislatura ci siamo rivolti a tutte le forze politiche presenti in Parlamento per chiedere di completare il lavoro interrotto a causa dello scioglimento anticipato delle Camere l’anno scorso. Il Parlamento ha ascoltato le richieste delle nostre associazioni e adesso, dopo più di 32 anni, abbiamo la possibilità di arrivare alla verità sulle cause del più grande disastro della marineria italiana nel quale persero la vita 140 persone, che è anche la più grande strage sul lavoro con ben 65 membri dell’equipaggio morti adempiendo al proprio dovere».
Sotto la lente l’ipotesi di una terza nave
Marco Simiani, capogruppo Pd in commissione Ambiente nella sua dichiarazione di voto ha ricordato che «sulla strage della Moby Prince rimangono a oggi troppi misteri, ma nessun colpevole. La commissione di inchiesta avrà la responsabilità e il compito di impedire che questo evento terribile e drammatico non diventi una nuova Ustica». Pietro Pittalis (Forza Italia), ha sottolineato l’importanza dell’istituzione della commissione, per non disperdere il lavoro già fatto dalle precedenti Commissioni e, in particolare, «per approfondire ancora quegli aspetti che debbono essere accertati, soprattutto quell’ipotesi di presenza di una terza unità navale che, allo stato, non è ancora stata identificata con certezza e che avrebbe determinato la collisione tra il traghetto Moby Prince e la petroliera Agip Abruzzo, avvenuta all’interno dell’area di divieto di ancoraggio».
Fra gli scenari il traffico di armi e di rifiuti tossici
Andrea Barabotti (Lega), ha ricordato che «dopo 32 anni da quel tragico disastro ancora oggi non c’è una verità accertata e ancora oggi non c’è giustizia». Giorgio Fede (M5S) ha evidenziato la necessità di «terminare questo lavoro perché la verità e la giustizia devonosempre vincere e una Nazione democratica non può assistere in maniera silente a queste vicende che destano una brutta immagine. Penso anche ad altre vicende grigie della storia italiana, soprattutto quando in questi percorsi si sono intrecciate presunte relazioni fra vari traffici. Fra gli scenari, diciamo, immaginati e sottesi a questo discorso c’è stato quello del traffico di rifiuti tossici, del traffico potenziale di armi, anche con riferimento alla presenza di questa nave somala non ben precisata e non indicata tra le presenze nel porto di Livorno».
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