Moda, calano le imprese: Milano resiste
Da oggi fino a martedì 20 giugno in programma oltre 70 eventi per la fashion week uomo. In zona Tortona un nuovo format di White
di Marta Casadei
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la punta dell’iceberg sono le sfilate trasmesse in diretta streaming via social ai quattro angoli del globo: una finestra su cosa indosseremo (o, in questo caso, su cosa indosseranno gli uomini visto che si tratta di Men’s Fashion Week) il prossimo anno in primavera. Con volti noti nei parterre, eventi patinati, fotografi e giornalisti, buyer da tutto il mondo in arrivo sotto la Madonnina per fare acquisti per i department store e le boutique di lusso.
Alla base della piramide del sistema moda, tuttavia, c’è molto di più delle sfilate: c’è un sistema che solo in Lombardia conta - secondo i dati del Registro Imprese al 31 marzo 2023 - 27.578 le imprese, di cui 10.958 a Milano. Un numero che include industrie tessili (molto presenti in provincia di Como, ma anche di Bergamo); imprese che confezionano abiti; aziende che realizzano prodotti in pelle e pelletteria, ma anche rivenditori, all’ingrosso e al dettaglio, di prodotti di moda. E un numero che risulta in calo rispetto all’anno precedente: a marzo 2022, infatti, le imprese del settore erano 28.727 di cui a Milano 11.077. Il calo è principalmente legato alla chiusura di alcune imprese della distribuzione, all’ingrosso ma soprattutto al dettaglio: un trend che porta i segni della crisi dei negozi accelerata dalla pandemia. E che, più che a Milano, si concentra in altre province lombarde. Milano è al centro dell’industria lombarda della moda non solo sul piano commerciale o della comunicazione. E non solo perché oltre un terzo delle imprese analizzate dalla Camera di commercio ha sede nell’area metropolitana, ma anche perché queste imprese danno lavoro a oltre la metà (96.294) dei 182.116 addetti contati nella Regione. « Si tratta di comparti significativi per numero di imprese, che nell’ultimo anno resistono nel capoluogo, rispetto agli altri territori che risentono maggiormente di una crescente competizione estera», spiega Marco Accornero, presidente Unione Artigiani.
Nel capoluogo, nonostante il Quadrilatero (e in particolare Monte Napoleone) vantino affitti tra i più alti al mondo, c’è un notevole dinamismo sul fronte delle aperture, delle ristrutturazioni e delle relocation di negozi: tra i nomi coinvolti ci sono giganti del calibro di Chanel, Gucci, Louis Vuitton e Bulgari (tutti in via Monte Napoleone) , ma anche brand più di nicchia, espressione del savoir faire italiano come Testoni, che aprirà proprio durante la fashion week in Via del Gesù. Le ragioni di questo dinamismo sono facilmente spiegabili: Milano ha recuperato e superato il livello di turisti pre Covid e - dopo un vero e proprio boom di presenze da Usa e Medio Oriente registrate - sta cominciando a riaccogliere i cinesi. Che prima della pandemia erano i principali acquirenti del lusso a Milano ( ma anche in Italia e in Europa) secondo gli operatori tax free come Global Blue. La vivacità che Milano ha recuperato grazie al ritorno dei turisti - che secondo quanto dichiarato dall’assessora al Turismo del Comune di Milano Martina Riva sono stati più di 2 milioni e mezzo dal 1° gennaio a fine aprile 2023.- rappresenta una spinta importante anche per la settimana della moda uomo. In piena continuità con il Pitti Uomo di Firenze, Milano rappresenta ad oggi forse la settimana più importante al mondo per il menswear. Una conferma di questa centralità arriva dalla scelta di Valentino di tornare a Milano - con uno show solo maschile, dopo anni in cui la maison aveva presentato insieme le collezioni donna e uomo - a inaugurare la fashion week.
La manifestazione, organizzata in sinergia con il Comune di Milano e con Ice-Ita, che porterà a Firenze prima e poi a Milano buyer internazionali, conta come detto 72 appuntamenti da oggi a martedi 20 giugno di cui 22 sfilate fisiche e 5 sfilate digitali (tutte in calendario martedi 20), 30 presentazioni, 4 presentazioni su appuntamento, e 11 eventi per un totale di 72 appuntamenti. Il calendario affianca nomi noti (come Prada, Giorgio Armani, Missoni, Dolce&Gabbana e Zegna, che chiuderà le sfilate fisiche lunedi alle 14) a quelli di emergenti come Magliano che è stato tra i finalisti/vincitori del prestigioso Lvmh Prize. Accanto alle sfilate ci sarà, in zona Tortona, la prima edizione di un nuovo format di White, storico salone della moda contemporary fondato da Massimiliano Bizzi nei primi anni Duemila: la manifestazione torna a giugno, dopo uno stop dovuto alla pandemia, come White Resort, con un focus sull’abbigliamento da spiaggia e letteralmente “da vacanza” e circa 50 marchi internazionali.
Sebbene la settimana della moda uomo abbia altri numeri rispetto alle fashion week donna - quella di febbraio ha avuto un indotto di circa 70 milioni di euro sulla città - la moda uomo cavalcherà l’onda, come già detto, di una Milano in piena ripresa. Una città che però non deve distogliere lo sguardo dalle sfide che il futuro imporrà, come quella delle professionalità da reperire: «Bisogna favorire rapidamente la crescita di nuove figure professionali - continua Accornero -, che possano essere inserire nei nostri settori artigiani e anche nella sartoria. Si stima infatti che entro il 2027 dovrebbero mancare circa 300 mila persone, di difficile reperimento, nel sistema moda nazionale.Occorre far fronte alle richieste di nuovi profili in grado di utilizzare l’intelligenza artificiale, di unire i saperi consolidati con le nuove tendenze innovative. Si tratta di una sfida da cogliere per lo sviluppo futuro e l’affermazione di questi settori».
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