Impresa sociale

Moda, la cooperativa che ricicla le stoffe e dà lavoro alle donne

Anna Fiscale presidente di Progetto Quid ha appena siglato un accordo di collaborazione con Zalando. In cambio delle commesse la coop assume addetti con disabilità

di Valeria Zanetti

«Abbiamo cominciato con una piccola collezione di t-shirt - dice Fiscale – Riempivo una valigia e facevo tappa in tutti i negozi del centro»

4' di lettura

State cercando online il vostro nuovo outfit per la primavera-estate? Vistando il portale di Zalando, il più importante del fashion europeo, potreste soffermarvi sui capi della capsule collection realizzata da una piccola impresa veronese, Progetto Quid che ha una mission speciale: trasformare i limiti in punti di partenza, offrendo così una seconda opportunità alla materia prima utilizzata e soprattutto alle persone che tagliano, cuciono, stirano ed etichettano abbigliamento femminile nello stabilimento di Avesa, frazione di Verona.

La collaborazione tra i due brand è stata annunciata nella settimana della “Festa della donna”, per promuovere il concept di moda etica e sostenibile nel Dna della realtà scaligera, nata nel 2013, grazie all'idea e alla caparbietà della presidente e fondatrice, Anna Fiscale, 32 anni, che ancora prima della laurea aveva un sogno: sviluppare l'imprenditoria sociale declinandola in azioni a favore dell'emancipazione femminile.

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«Per questo dopo la triennale in Economia, a Verona, ho completato il mio percorso di studi con la doppia laurea specialistica alla Bocconi, a Milano, e arricchito il mio bagaglio con esperienze internazionali ad Haiti e Parigi, partecipando a progetti della Comunità europea. Infine, sono stata in India al seguito di una organizzazione non governativa che attraverso il microcredito sostiene piccole iniziative imprenditoriale al femminile», racconta. «Chiuso questo capitolo, sono tornata a casa, con un'intuizione chiara che doveva trovare forma e fattibilità. Per questo ho aggregato un gruppo di amici ed ex compagni di università e rinunciato a due proposte di lavoro interessanti che erano arrivate nel frattempo: avevo deciso di darmi un anno per concretizzare l'idea in cui credo e che mi appassiona», aggiunge.

Il laboratorio

Anna e il suo “staff” cominciano a lavorare al business plan da presentare alle fondazioni del territorio, per ricevere sostegno economico. Il programma è inedito: ritirare o acquistare a peso il tessuto di rimanenza dell'industria tessile diversamente destinato a diventare scarto, per trasformarlo in un capo d'abbigliamento o in accessorio moda, impiegando soprattutto donne, con alle spalle vissuti di fragilità, ex vittime della tratta, ex detenute, ma anche disabili.

«Abbiamo cominciato con una piccola collezione di t-shirt “personalizzate”. Riempivo una valigia e facevo tappa in tutti i negozi del centro: proponevo a commesse e titolari di esporle in vetrina. Non ho mai avuto titubanze ed imbarazzi nel chiedere collaborazione. Anche con Zalando è andata così: ci siamo proposti semplicemente, scrivendo a Berlino, e abbiamo avuto ascolto», afferma. La città risponde: i negozi accettano, i clienti arrivano nei punti vendita e acquistano le magliette di Progetto Quid. Le fondazioni non sono da meno. La prima ad assicurare il suo appoggio è Fondazione San Zeno, che fa capo a Sandro Veronesi, presidente di Gruppo Calzedonia, cui si aggiungono contributi e aiuti da Cattolica, Cariplo, Cariverona, solo per fare alcuni esempi. Nei primi tempi le risorse sono finalizzate a lanciare i temporary shop monomarca per testare il gradimento del pubblico. Negli anni si uniscono anche privati, che credono nella mission di Quid e rendono possibile l'acquisto del sito produttivo di Avesa. Partner privati e pubblici concorrono a mettere a disposizione spazi commerciali ad affitto agevolato, dove vengono inaugurati i punti vendita a marchio, attualmente nove, molti a Nord Est e precisamente a Verona e provincia (due a Bussolengo, uno a Vallese di Oppeano), Mestre, Bassano del Grappa e Cadriano di Bologna. Ultimi tagli del nastro, a fine 2019, per i negozi di Milano, in Corso di Porta Ticinese e Genova, nella centrale via XX Settembre. Le creazioni del brand sono disponibili anche in un centinaio di plurimarca italiani, in una cinquantina di shop Ctm Altroconsumo e acquistabili in e-commerce.

La natura marcatamente sociale dell'impresa è impressa anche nella scelta di dare vita ad una cooperativa. «La forma societaria convince immediatamente gli interlocutori della nostra mission. Inoltre, chi lavora in Quid deve capire che è partner di un progetto, il cui successo dipende da ognuno individualmente», sottolinea Fiscale. Una formula che funziona dato che i soci lavoratori sono oramai 140 di 17 nazionalità diverse, il 90% donne e il 70% con fragilità.

«La nostra sfida consiste nel riuscire a stare sul mercato con i nostri valori», rimarca Fiscale. Gli ostacoli non mancano. La difficoltà di reperire manodopera specializzata è un denominatore comune per il comparto. Così, anche con l'obiettivo di formare nuovi operatori, la coop ha aperto due laboratori sartoriali nel carcere veronese di Montorio, uno nella sezione femminile e l'altro in quella maschile. Poi c'è il nodo delle commesse. «Abbiamo collaborazioni commerciali con L'Oreal, Elena Mirò, Vivienne Westwood, Ikea, e ora con Zalando», afferma. La cooperativa però punta ad attivarne di nuove, facendo ricorso all'art.14 del decreto legislativo 276/2003. «Chiediamo ordini ed in cambio assumiamo persone con disabilità per conto del committente. Un percorso già in atto con Calzedonia, EcorNaturasì, Just», conclude. Da fine anno l'impresa veronese ha cominciato a collaborare anche con la multinazionale Unilever, realizzando per la linea personal care gadget come pochette-contenitori ed elastici per capelli. Intanto anche il fatturato cresce: nel 2019 ha toccato i 3,3milioni; nel 2020 è previsto a 4,3milioni.

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