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Modenantiquaria per il rilancio del mercato interno

Le vendite, l'indotto e le sfide per far ripartire un settore che vede soprattutto gli antiquari penalizzati. Le proposte della FIMA

di Laura Traversi

Giovanni Paolo Panini, Roma, Vista dei Fori col Palatino. Da DYS44-Londra

4' di lettura

Modenantiquaria, con un indotto sull'economia cittadina di 8 milioni di euro secondo Nomisma, propone opere in un range ragionato per sfidare difficoltà nuove, tra cui l'inflazione, e pluridecennali come l'imbuto del nostro mercato interno (0,5% del mercato dell’arte mondiale), strizzato tra crisi che paiono autoalimentarsi, una dopo l'altra, e protezionismo proto-novecentesco. Mentre la Francia ha colto in pieno l'opportunità di sostituire Londra al vertice del mercato dell'arte del vecchio continente (nella City Masterpiece è stata cancellata), l'Italia sta riducendo posti di lavoro e indotto di un settore già vanto del paese, tra restauratori, artigiani (corniciai, doratori, ecc.) e piccole o medie aziende familiari (logistica, trasportatori) a rischio di sopravvivenza.
Dal 2012 al 2022 sono state perse 694 imprese attive, di cui 469 gallerie e 235 antiquari (come riportato il 18 febbraio su Plus24 dall’analisi del Registro delle Imprese)

L'arte tra gli stand di Modenatiquaria

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Rapporto qualità/prezzo dall'antico al Novecento e al design

“Con un buon rapporto qualità/prezzo si lavora anche con l’antico” dice Enrico Lumina, antiquario a Bergamo, e pare confermarlo quel 40-60% di operatori con vendite ed aspettative soddisfatte, ed un livello medio di investimento tra 5.000-20.000 €. Per importi maggiori, interesse e contatti sono vivaci, ma il collezionismo, dalla Liguria al Veneto, pondera e temporeggia. Così, sia Fondantico che Cantore (per la pittura e gli oggetti antichi) hanno costruito stand articolati, l'uno tra disegni (da 2.000 €) e dipinti (fino a 70/120.000 €) come il pittore secentesco Michele Desubleo e o l'Ottocento di Fabio Fabbi (15/20.000€, venduto uno Studio del pittore), l'altro con ottime vendite tra 14/80.000 € per opere tra Sei-Settecento di Giuseppe Gambarini, Gaetano Gandolfi e Francesco Stringa e tre cofanetti in osso degli Embriachi (sec.XIV-XV). Non sono mancati dipinti e vendite a 5 zeri con pezzi notevoli di Bernardo Bellotto, Johannes Lingelbach (venduti) e Giovanni Paolo Panini (da DYS44-Londra), di Guido Reni (in trattativa) e Ferdinando Maria Galli da Bibbiena (venduto da Fondantico), Lavinia Fontana (da Lumina), Annibale Carracci (Baratti Antiquario).
Nel range 60/85.000 €: un ritratto di Bernardo Strozzi (Baratti antiquario); per l' Ottocento un grande e bellissimo Hermann Corrodi («Roma, verso il Colosseo», da Phidias), una «Pittrice in atelier» di Odoardo Borrani (da Enrico Gallerie, insieme a Telemaco Signorini e altri Macchiaioli). Da citare una deliziosa variante del dipinto di Brera di Girolamo Induno («Triste presentimento», 1862), vari Emilio Longoni (da ArtStudio Pedrazzini) e molti altri.

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Raffinatezze passate di mano o ancora da cogliere: un delizioso Constantin Hansen ad acquerello e un Karl Wilhelm Diefenbach (venduto da Paolo Antonacci), un Canale della Giudecca di Cagnaccio di San Pietro (a 25.000 €, da Studiolo Fine Art), alcuni Orologi scheletrici (da Phidias, tra 16/45.000 €).
Per il Novecento, visto un bel Gino Severini (1943) da Farsetti Arte, design di Bruno Munari, Mimmo Paladino e manichini cinematografici (IronMan e Darth Vader) da Roberta e basta (soddisfatti dai contatti), Mario Sironi da Tornabuoni Arte (oltre a Campigli, Guttuso ed altri), Ligabue (venduto da Phidias), disegni (da 2.000 €) e sculture dei Basaldella (da Copetti, fino a 100.000 €).
Menzione speciale per originalità a Reve Art con buone vendite per gli artisti veneti di Ca' Pesaro e Bevilacqua La Masa, coevi alle prime Biennali, come Gino Rossi e Umberto Moggioli, o meno noti come Giovanni Costantini (venduto un autoritratto).

Quale futuro per l’antico? Cosa chiedono gli operatori

Qual è il destino delle opere degli artisti italiani del nostro passato, che continuano a vedere ridotti esportabilità e valori per legge (1909 e 1939, confluite con pochi aggiornamenti nel Codice Urbani 2004)? Le norme troppo o male applicate in un paese con un regime fiscale meno vantaggioso di nostri vicini (da esempio l’Iva in entrata in Italia è al 10%, in Francia al 5,5%), limitazioni senza limiti, tortuosità burocratiche e divieti all'autocertificazione/esportazione stanno distruggendo valore più di quanto non ne difendano. Tutti temi discussi nel 4°Convegno FIMA-Antiquario Futuro (con interventi di Umberto Allemandi e Vittorio Sgarbi), che l’avvocato Giulio Volpe è riuscito così a sintetizzare con alcuni obiettivi fondamentali:
1) dare tempi e modi certi nelle spedizioni/esportazioni di beni sotto e sopra la soglia dei 13.500 €;
2) aumentare il personale e ridurre le disfunzionalità degli Uffici Esportazione del MiC, in grave carenza di organico;
3) accelerare l'adeguamento dell'Italia alla normativa UE, mai rispettata (Regolamento 116/2009) che, merita ricordarlo, fissa in 150.000 € la soglia per i dipinti, ora raddoppiata a 300.000 € in Francia;
4) facilitare la consultazione dei database di opere notificate/rubate;
5) implementare forme di deducibilità/detassazione dei beni privati notificati/restaurati/ soprattutto se a destinazione pubblica (in deposito, comodato, ecc.);
6) consentire tempi adeguati di regolarizzazione per i materiali artistici soggetti al CITES (avorio, tartaruga, certi palissandri, ecc.) obbligatorio dal 1.1.2023.

Di buono anche un dato statistico evidenziato dalla Guardia di Finanza: se era inevitabile inserire il commercio di arti ed antichità nella normativa anti-riciclaggio, la quota percentuale relativa al settore è davvero residuale. E bisogna che si guardi sempre più ai mercanti d'arte e ai galleristi come a custodi e restauratori di memorie e testimonianze d'arte, facilmente destinate alla distruzione. Ve li immaginate i nostri centri storici senza nemmeno una bottega antiquaria?

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