Molino Chiavazza corre con fusioni e consumi
L’azienda cuneese ha sfruttato il cambio forzato di abitudini legato al virus
di Carlo Andrea Finotto
2' di lettura
Il Covid-19 non ferma Molino F.lli Chiavazza.
Nonostante la pandemia e la difficile congiuntura economica, il Gruppo con sede a Casalgrasso (Cuneo), leader nella produzione di farine confezionate per il consumo finale, ha messo a segno due importanti risultati: il primo è la fusione per incorporazione della ditta Al.Na di Pancalieri (Torino) – che confeziona sfarinati di grano, altri cereali e lieviti e che produce torte, budini, alimenti dietetici, macrobiotici e gluten free –, il secondo riguarda invece la fidelizzazione al 90% della propria clientela.
Anche a seguito di questi due elementi, Molino F.lli Chiavazza si avvia a chiudere l’esercizio in corso con un fatturato che supererà i 50 milioni di euro.
Come si è visto a partire dallo scorso mese di marzo, la pandemia di coronavirus e le misure di restrizione, con il lockdown e l’impiego diffuso del lavoro a distanza, costringono gli italiani a restare più tempo in casa rispolverando le abitudini del passato.
Questa situazione ha determinato una maggiore attenzione alla qualità della vita domestica e quindi dell’alimentazione. Bloccate le cene fuori e ridotti i pasti fuori casa perché non si va più in ufficio, c’è stato un ritorno alla cucina casalinga con effetti su determinati tipi di consumi.
Prima della pandemia il consumo di pane in Italia aveva subito un crollo del 40% con un utilizzo pari a 31 chili pro capite l’anno, un livello largamente inferiore rispetto a quello di altri Paesi dell’Ue come indicano i dati di Assopanificatori -Fiesa Confesercenti sulla crisi del settore.
Dal 2008 allo scorso 2019 si contavano meno di 3mila imprese della produzione, meno di 1.000 punti vendita e prezzi del pane costantemente al di sotto dell’indice medio di incremento dei prodotti alimentari, a fronte di tariffe per le utenze (acqua, luce, gas) che aumentavano a due cifre. Ad aggravare la situazione, si registrava poi il fenomeno dell’importazione del pane congelato dall’Est Europa.
La pandemia, però, ha invertito questa tendenza e nei mesi del lockdown si è verificato un boom degli acquisti di farina dell’80%, come rivelato da un’analisi condotta da Coldiretti.
In Italia si è tornati a preparare pane, pasta e dolci fatti in casa, dando nuova linfa a una tradizione che riguarda almeno una famiglia su tre. La cucina torna a essere il centro della vita quotidiana e allo stesso tempo si riscoprono piatti tipici della tradizione gastronomica italiana che hanno nella farina l’ingrediente principale.
Di questa situazione si avvantaggiano campioni del food come Molino Chiavazza, che con questa fusionione ha accelerato il business nel momento giusto. Il Gruppo, guidato dall’amministratore delegato Luigi Chiavazza, ha 47 dipendenti e cinquanta anni di vita: è nato infatti nei primi anni ’60 e con il tempo l’azienda è riuscita a ricavarsi una posizione tra le eccellenze molitorie del Paese. Tra i marchi italiani di cui la realtà cuneese è fornitrice ci sono Barilla, Rana, e gruppi della grande distribuzione come Esselunga, Carrefour, Conad.
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