Mondiali di rugby, in finale vanno Sudafrica e Nuova Zelanda
Fin troppo facile per la Nuova Zelanda, ai limiti dell’impossibile per il Sudafrica. Ma comunque la mettiamo alla fine arrivano le migliori
di Giacomo Bagnasco
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Fin troppo facile per la Nuova Zelanda, ai limiti dell’impossibile per il Sudafrica. Però, rispettando i pronostici delle semifinali, all’atto conclusivo della Coppa del Mondo arrivano proprio le due squadre che nella storia del rugby - lunga esattamente 200 anni - si sono affermate come le migliori.
Si rifarà la finale del 1995, quella giocata in Sudafrica e vinta dagli Springboks sugli All Blacks; quella del Paese Arcobaleno, di Nelson Mandela e del “suo” capitano François Pienaar. Stavolta mancheranno risvolti politico-sociali così forti, ma resta (scusate se è poco) tutto il valore agonistico e sportivo di una sfida che - tra l’altro - assegnerà all’una o all’altra squadra il record del quarto trofeo vinto.
Per la nona volta su 10 edizioni dei Mondiali, la Coppa finirà nell’emisfero Sud. Finora le due contendenti di sabato prossimo sono alla pari con tre affermazioni a testa (ma bisogna ricordare che il Sudafrica è stato presente solo dal ‘95 in poi, saltando i primi due appuntamenti per l’esclusione dalle competizioni internazionali causata dalla politica dell’apartheid). A laurearsi campioni del mondo sono stati anche gli australiani (due volte) e gli inglesi (una volta sola, giusto 20 anni fa, ancora una cifra tonda).
Da allora i Bianchi britannici hanno perso due finali: nel 2007 e nel 2019, sempre di fronte al Sudafrica. Questa volta hanno fornito una prestazione monstre - a partire giovane estremo Stewar - sono andati a tanto così dal battere gli Springboks e condannarli alla finalina per il terzo posto. Hanno condotto per tutta la gara, inizialmente sorprendendo gli avversari con le loro doti di consistenza, lucidità e fisicità, “rubando” rimesse laterali e palloni in giro per il campo. Hanno piazzato tutto il piazzabile grazie a Farrell, che però ha le sue colpe nella punizione messa tra i pali da Libbok per il 3-6 dopo un quarto di gara.
Pioggia intensa e squadre “chiuse”: logico aspettarsi un match poco spettacolare, con tanti calci di spostamento, un gioco alla mano inesistente, un numero piuttosto alto di errori. Il primo segnale di un possibile cambiamento di marcia lo dà lo staff tecnico sudafricano, sostituendo già al 31’ Libbok con Pollard. Il nuovo mediano di apertura va subito a segno per il 6-9, ma Farrell trova ancora i pali. Il primo tempo finisce 12-6 per la sua squadra e nella ripresa il n. 10 inglese aggiunge altri tre punti con un drop ad alto coefficiente di difficoltà.
Però mancano ancora 25 minuti e i Verdi cominciano a raccogliere i frutti della loro arma vincente: così come nei quarti contro la Francia, la differenza di qualità negli innesti dalla panchina si rivela fondamentale, in particolare perché consegna al Sudafrica la netta superiorità in mischia chiusa, tradotta in una serie di calci di punizione a favore. Dentro il mediano de Clerk al posto di Reinach, due piloni freschi (tra cui lo straordinario Nche), Snyman in seconda linea e Fourie e Quagga Smith in terza, mentre lasciano il campo due totem come Etzebeth e capitan Kolisi.
Proprio Snyman, a 10 minuti dal termine, va in meta, sfondando la difesa avversaria dopo una punizione guadagnata in mischia e giocata con la formula della “penaltouche”. Pollard trasforma e all’Inghilterra rimane un vantaggio di due punti da difendere. Troppo poco: a tre dalla fine arriva l’ennesimo fischio per irregolarità degli avanti in bianco, la distanza non spaventa Pollard che da metà campo infila il calcio decisivo per il sorpasso.
Grandi emozioni per lo Stade de France, un batticuore che era completamente mancato 24 ore prima, con la Nuova Zelanda semplicemente troppo forte per l’Argentina. I Pumas ci hanno messo tutta l’applicazione possibile, hanno difeso con tutte le loro forze ma - a parte il vantaggio iniziale grazie a un calcio di Boffelli - si sono trovati quasi subito a inseguire, subendo mete che sembravano inevitabili per la disparità delle forze in campo. Impressionante lo scarso numero di errori degli All Blacks, notevole anche la differenza nelle punizioni concesse. Il primo tempo, nonostante le tre mete segnate dalla squadra oceanica, si concludeva su un punteggio (20-6) che teoricamente concedeva ancora qualche chance all’Argentina, ma l’exploit di Aaron Smith al 2’ della ripresa (con il n. 9 che raggiungeva la meta volando tra gli avversari) metteva in chiaro che niente sarebbe cambiato.
Gli All Blacks completavano il lavoro consolidando il dominio e finendo sul 44-6. Sette le mete all’attivo, con una tripletta di Will Jordan che arriva così a otto marcature pesanti nel corso del torneo: gliene basterebbe una per stabilire un record che al momento ha eguagliato. In questo modo, infatti, l’elegante trequarti ala in nero supererebbe nientemeno che il suo connazionale Jonah Lomu e il sudafricano Brian Habana, oltre che l’altro neozelandese Julian Savea. Ma contro questo Sudafrica ci sarà da sudare.
LE SEMIFINALI
Nuova Zelanda-Argentina 44-6 (primo tempo 20-6). Per la Nuova Zelanda: 7 mete (Jordan 11’, 62’, 74; Frizell 40’+2, 49’; J. Barrett 17’; A. Smith 42’), 3 trasformazioni (Mo’unga 11’, 42’, 49’), 1 calcio piazzato (Mo’unga 37’). Per l’Argentina: 2 calci piazzati (Boffelli 4’, 33’). Calci fermi: Mo’unga 4 su 8; Boffelli 2 su 2. Al 65’ cartellino giallo a S. Barrett (Nuova Zelanda).Sudafrica-Inghilterra 16-15 (primo tempo 6-12). Per il Sudafrica: 1 meta (Snyman 69’), 1 trasformazione (Pollard 69’), 3 calci piazzati (Libbok 20’; Pollard 34’, 77’). Per l’Inghilterra: 1 drop (Farrell 53’), 4 calci piazzati (Farrell 2’, 9’, 23’, 38’). Calci fermi: Libbok 1 su 1, Pollard 3 su 3; Farrell 4 su 4).
LE FINALI IN PROGRAMMA
Per il terzo posto: Argentina-Inghilterra (venerdì 27 ottobre, alle 21)Per il primo posto: Nuova Zelanda-Sudafrica (sabato 28 ottobre, alle 21)
IL CAMMINO VERSO IL TITOLO
Fase a gironiNuova Zelanda-Francia 13-27; Nuova Zelanda-Namibia 71-3; Nuova Zelanda-Italia 96-17; Nuova Zelanda-Uruguay 73-0Sudafrica-Scozia 18–3; Sudafrica-Romania 76-0; Sudafrica-Irlanda 8-13; Sudafrica-Tonga 49-18Quarti di finaleNuova Zelanda-Irlanda 28-24; Sudafrica-Francia 29-28
Semifinali: Nuova Zelanda-Argentina 44-6; Sudafrica-Inghilterra 16-15
L’ALBO D’ORO DELLA RUGBY WORLD CUP
1987: Nuova Zelanda
1991: Australia
1995: Sudafrica
1999: Australia
2003: Inghilterra
2007: Sudafrica
2011: Nuova Zelanda
2015: Nuova Zelanda
2019: Sudafrica
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