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«Quando fu introdotto il bail-in credo il ministro dell'epoca, Saccomanni, fu praticamente ricattato dal ministro delle Finanze tedesco che, se l'Italia non accettava, si sarebbe diffusa la notizia che il sistema bancario era prossimo al fallimento, il che significava il fallimento del sistema bancario». Così il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, rispondendo in commissione Finanze del Senato . E poi, sull'ipotesi di dedicare una parte del bilancio europeo al «pilastro sociale», Tria ha detto: «Ho sempre sostenuto che evidentemente si va alla disgregazione se non si affronta il problema di creare la rete di protezione sociale alle conseguenze della globalizzazione, in generale e anche in Europa».
Tria ha aggiunto che «di fronte alla globalizzazione che cambia il sistema generale di produrre e distribuire beni, e finanziario, la parte dell'impatto sociale di questo, che può essere anche transitorio, viene lasciato alle politiche nazionali. È chiaro – ha osservato - che in questo modo si creano facilmente le incompatibilità fra bilanci nazionali e regole fiscali europee», mentre «questo andrebbe affrontato in parte a livello europeo. È chiaro – ha concluso Tria - che l'Italia, che ha bisogno di un consolidamento fiscale e di ridurre il debito, si troverebbe in una situazione molto più facile se potesse fare una politica di consolidamento fiscale forte in Italia in presenza di una politica fiscale e di bilancio espansiva nel resto d'Europa, dove c'è spazio».
Il nodo della concorrenza fiscale
«Sul problema del coordinamento fiscale - ha ggiunto Tria - c'è stata una discussione che è partita dalla proposta della Commissione di passare su alcune misure fiscali dal voto all'unanimità a maggioranza qualificata su temi specifici. Coloro che si opponevano ad abbandonare la regola dell'unanimità sono tutti i Paesi che fanno concorrenza fiscale». Tria ha riferito di essere intervenuto sul punto a fronte di diversi Paesi del Nord Europa. Il Ministro ha rilevato che in un regime di moneta unica e di tassi di cambio fissi «non si può fare la politica cosiddetta di 'imbrogliare il vicino' attraverso il tasso di cambio ma viene fatta attraverso la concorrenza fiscale». Ma «in un contesto di regole fiscali che impediscono ai Paesi di rispondere a questa politica di 'imbrogliare il vicino' attraverso una specie di svalutazione fiscale, evidentemente la situazione non può funzionare perché non ci sono meccanismi di aggiustamento».
«Sul bail-in Saccomanni fu ricattato dai tedeschi»
Tria è intervenuto anche sul tema del «bail in», il salvataggio delle banche a carico di azionisti, obbligazionisti e in ultima analisi correnitsti oltre i 100 mila euro introdotto con la direttiva BRRD a partire dal 1° gennaio 2016. «Condivido l'opinione di Patuelliil ministro - d'altra parte quando fu introdotto il bail-in credo che fossero quasi tutti contrari, anche la Banca d'Italia in modo discreto si oppose». Il ministro ha però aggiunto che «non prevedo che in tempi brevi possa essere abolito o che ci sia una convergenza tale da poterci arrivare, almeno per ora». Tria ha riferito che il ministro dell'epoca, «Saccomanni fu praticamente ricattato dal ministro delle Finanze tedesco che, se l'Italia non accettava, si sarebbe diffusa la notizia che il sistema bancario era prossimo al fallimento, il che significava il fallimento del sistema bancario». In serata, poi, la precisazione: «Con un'espressione evocativa ma infelice», si legge in una nota ministeriale, Tria in Senato «ha voluto fare riferimento a una situazione oggettiva in cui un rifiuto isolato dell'Italia di approdare la legislazione europea sul bail-in avrebbe potuto essere facilmente interpretato come un segnale dell'esistenza di seri rischi nel sistema bancario italiano. Con questo il ministro non intendeva certamente lanciare un'accusa specifica né alla Germania né al ministro delle Finanze tedesco dell'epoca».
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