Valle D’Aosta

Montagna sostenibile, dissesto idrogeologico tra le priorità del dossier

La proposta della Regione vale circa un miliardo e contempla 50 progetti

di Filomena Greco

La montagna è una sfida per il tema della sostenibilità da diversi punti di vista a cominciare dal cambiamento climatico.

3' di lettura

Vale circa un miliardo e 50 progetti la proposta della regione autonoma per il Recovery Plan. Un piano “su misura”, definito guardando alle sfide future della Valle d’Aosta a cominciare dal tema della sostenibilità per la montagna. «La nuova Giunta – spiega l’assessore Luciano Caveri che segue il dossier Recovery Plan per la Regione Valle d’Aosta – ha avuto pochissimo tempo per lavorare al documento. Abbiamo raccolto una serie di suggestioni e proposte arrivate dai diversi assessorati orientate a favorire politiche green». Montagna, assetto idrogeologico e digitalizzazione i filoni principali del documento, driver che hanno ispirato le diverse proposte in campo.

Le sfide
«Il territorio montano della Valle d’Aosta – spiega l’assessore – ha una media altimetrica pari a 2.100 metri, questo significa molte vallate, 74 comuni alcuni dei quali di piccole dimensioni ma anche realtà come Courmayer o Ayas con pochi abitanti ma che in alcuni periodi dell’anno esplodono per la presenza di turisti diventando realtà enormi che pesano però su piccole amministrazioni».

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La montagna dunque è una sfida per il tema della sostenibilità da diversi punti di vista dunque, a cominciare dal cambiamento climatico che rappresenta uno dei principi ispiratori del piano valdostano. «L’aumento di temperatura in un lasso di tempo relativamente breve – aggiunge Caveri – incide moltissimo su un’area che ha un indice di piovosità, ad esempio, pari a quello della Tunisia. Se non avessimo le risorse rappresentate dai ghiacciai, minacciati dall’innalzamento delle temperature medie, saremmo in una situazione critica». Al capitolo Gestione integrata del ciclo delle acque la Valle d’Aosta assegna progetti per 177 milioni, per lavori sulla rete di approvvigionamento di acqua idropotabile e di trattamento dei reflui idrici. Accanto alla razionalizzazione del ciclo delle acque il tema del dissesto idrogeologico rappresenta una priorità da 125 milioni, per interventi per mitigare il rischio.

L’agricoltura praticata in montagna poi dovrà contare su una dotazione importante di infrastrutture per ottimizzare la gestione delle acque ad uso irriguo. Il piano prevede la realizzazione di tre invasi e il potenziamento delle reti irrigue con un fabbisogno di risorse stimato in 44 milioni. «Le nostre non sono montagne selvagge ma ambienti abitati e terreni coltivati – spiega l’assessore – da qui la necessità di intervenire realizzando piccole dighe per assicurare ad esempio anche l’irrigazione degli alpeggi, che sono un caposaldo in quota e rappresentano un tassello fondamentale nella filiera agroalimentare della regione».

Progetti strategici
Nel settore dell’innovazione, il Recovery Plan per la Valle d’Aosta punta sulla creazione di un Centro di ricerca sulle energie rinnovabili e sui sistemi innovativi di produzione e stoccaggio dell’energia – 20 milioni il fabbisogno stimato di risorse – con il coinvolgimento di stakeholder importanti come Cva, per promuovere la crescita di un distretto della conoscenza sulle tecnologie più avanzate in questo campo. Tra le proposte anche quella di Polo per l’Osservazione ed il monitoraggio della Terra – 6 milioni di fabbisogno stimato – per incrementare l’utilizzo di dati satellitari. Per favorire poi le tante Pmi dell’agroalimentare, il piano prevede la creazione di un polo strategico per la raccolta, la conservazione e la trasformazione dei prodotti per risolvere le criticità logistiche. L’idea – fabbisogno stimato in 6 milioni – è quella di riqualificare una struttura di proprietà regionale originariamente utilizzata per la conservazione e la maturazione della Fontina, ormai in disuso.

I prossimi passi
Dal punto di vista operativo il lavoro del Governo sui dossier presentati dalle Regioni andrà avanti e porterà ad uno screening delle proposte e a una definizione della quota da assegnare a ogni territorio. «Contiamo in un rapporto collaborativo con lo Stato – aggiunge Caveri – per poter affinare ulteriormente la nostra proposta focalizzandoci sui progetti che possano essere finanziati rapidamente ».

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