Serie Tv

Montalbano è finito in carcere

di Gianluigi Rossini

Luca Zingaretti

2' di lettura

Quando sono in branco, spesso i giornalisti danno il peggio di sé. Alla conferenza stampa di presentazione del Re, nuovo originale Sky (su Atlantic e Now), erano presenti nove membri del cast tra autori, attori e produttori, ma al momento delle domande sembrava che tutti volessero chiedere la stessa cosa alla stessa persona: Luca Zingaretti, dopo Montalbano che era un buono, adesso interpreti un cattivo? Date un premio a quell’uomo per la calma impassibile con cui ha risposto.

Nella serie Zingaretti è Bruno Testori, direttore dell’immaginario San Michele, un carcere vicino alla frontiera con la Slovenia. Testori è un protagonista negativo da manuale della serialità pay tv: ha molto potere e ne abusa senza remore, ma lo fa perché per lavoro deve confrontarsi con il male; sniffa cocaina e va a prostitute, ma è tenero con la figlia e ancora innamorato dell’ex moglie; trasuda hybris e si crede Dio, ma il suo regno è pericolante. Il re ha una concezione di fondo un po’ vecchia, non riesco a non dirlo: di cattivi seriali ne abbiamo visti tanti, dubito che qualcuno davvero trasalirà nel vedere Testori che stende una striscia di polvere bianca. Un racconto così centrato sul dramma shakespeariano di un carismatico semi-malvagio dà a volte l’impressione di essere l’ennesimo epigono del genere creato dai Soprano ormai più di vent’anni fa.

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Di converso, di prison drama italiani ne abbiamo visti pochi, e Il re ha il grande merito di muoversi all’interno del genere senza pretendere di formulare un giudizio sul sistema carcerario italiano, ma senza nemmeno mai scadere nella superficialità o nella mancanza di autocoscienza. Il carcere in Italia è un fronte emergenziale permanente, come ha detto lo sceneggiatore Peppe Fiore, è un argomento di cui non è facile parlare. Posizionare il conflitto drammatico all’interno di un singolo essere umano è una scelta di campo ben precisa che qui funziona, ma il micromondo che lo circonda (guardie, detenuti divisi per fazioni etniche, altri organi dello Stato) è credibile e interessante. La fotografia cupa, i grandangoli, le location, tutto è ben armonizzato nel creare un’atmosfera tesa e sporca, molto coerente ed efficace.

Il re
Stefano Bises, Peppe Fiore, Giuseppe Gagliardi,Bernardo Pellegrini, Davide Serino,
Sky e Now

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