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Monte Bianco, boom di transiti: in quattro mesi +16% sul 2022

Tra gennaio e aprile oltre 600mila veicoli totali, contro i 518mila dell'anno precedente
In attesa dei lavori di manutenzione prosegue il confronto tra Italia e Francia sull'opzione raddoppio

di Carlo Andrea Finotto

Sotto esame. Il traforo del Monte Bianco sta per essere sottoposto a un lungo ciclo di lavori di manutenzione ed è al centro di negoziati per l'eventuale raddoppio

3' di lettura

I numeri dei primi quattro mesi del 2023 dicono che i transiti complessivi al tunnel del Monte Bianco sono stati 601.394, contro i 518.285 dell’analogo periodo 2022, per un incremento del 16%. Cifre che dimostrano una volta di più come il raddoppio del traforo sia un tema ineludibile quando si parla di rapporti transfrontalieri tra Italia e Francia e si ragiona sugli scenari di sviluppo delle regioni ai due lati del confine.

Il tema è tornato prepotentemente alla ribalta con l’allarme lanciato da Confindustria Valle d’Aosta e dal sistema produttivo regionale a causa dell’inadeguatezza dell’attuale struttura vecchia di 60 anni e, soprattutto, del pesante impatto economico e sociale legato al piano pluriennale di manutenzione, che prevede tre mesi di chiusura all’anno per 18 anni. Nel 2023 il periodo di lavori è fissato dal 4 settembre al 18 dicembre.

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I flussi di traffico si sposteranno inevitabilmente su altre vie di comunicazione, probabilmente soprattutto il tunnel del Frejus (anch’esso con più di 40 anni sulle spalle), con appesantimento dei costi legati alla logistica.

A complicare l’accessibilità della regione si aggiungono altri interventi programmati che riguardano l’ammodernamento della ferrovia e i lavori al tunnel del Gran San Bernardo (tra Valle d’Aosta e Svizzera).

Il 2022 è stato un anno record in termini di traffico per il tunnel del Gran San Bernardo, che è stato attraversato da ben 850mila veicoli, secondo i dati diffusi nei giorni scorsi dalla società italo-svizzera Sisex, responsabile della gestione congiunta del traforo. «Nel 2023 inizieranno importanti lavori - fa sapere la società - per garantire la sicurezza della struttura e la sua durata. La soletta sopra la carreggiata deve essere completamente sostituita. Questi lavori saranno eseguiti in quattro periodi invernali. Per ridurre al minimo i disagi, i lavori si svolgeranno di notte, con limitazioni solo per il traffico pesante. Il tunnel rimarrà aperto durante tutti i periodi di costruzione».

Quella del Monte Bianco, quindi, sembra sempre più una partita strategica destinata a giocarsi su un piano più alto rispetto a quello dei confronti-scontri tra le comunità ai due lati del confine, dove la parte valdostana sostiene la necessità e i benefici del raddoppio e quella francese invece li osteggia. Lontano dai riflettori, tuttavia, sembra sia in atto un lavorio carsico da parte della diplomazia dei due Paesi. E una conferma arriva proprio dalle righe contenute nella nota del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale diffusa al termine dell’incontro di fine maggio tra il ministro e vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani e la sua omologa francese Catherine Colonna: «I due ministri – si legge– hanno inoltre deciso di lanciare il Comitato di Cooperazione transfrontaliera. Su richiesta del vicepremier, si sono anche confrontati sulle prospettive di ammodernamento e rilancio del traforo del Monte Bianco, concordando sulla necessità di sollecitare un esame delle diverse opzioni da parte degli organismi tecnici». Quindi, mentre si riscontra l’opposizione decisa delle amministrazioni locali francesi, che temono un impatto ambientale negativo dall’eventuale raddoppio del tunnel – tesi confutata dal mondo produttivo e dall’amministrazione regionale del versante italiano – prosegue un confronto di più alto livello.

Del resto, il governo italiano è sensibile alle istanze della Valle d’Aosta e la nota della Farnesina è solo l’ultimo tassello. Ci sono stati abboccamenti tra Sitmb (la società nata nel 1957 per la gestione del traforo inaugurato nel 1965) ed esponenti del governo e l’idea di potenziare e adeguare l’opera ha ottenuto anche l’appoggio del ministero delle Infrastrutture. Realizzare una seconda canna avrebbe un costo di circa 1,2 miliardi di euro «interamente a carico dei privati» ricordava di recente il presidente di Confindustria Valle d’Aosta Francesco Turcato. Per un recente studio del Centro studi di Confindustria, « il costo sul valore aggiunto di una chiusura del traforo per tre mesi sarebbe pari a -0,54%. Questo effetto sul Pil regionale per 18 anni porta a un impatto cumulato di -9,8 punti percentuali». Sempre il Csc stima che «l’impatto sul Nord-Ovest (esclusa la Valle d'Aosta) sarebbe del -0,3% annuo».

Oggi il “Tgm”, il transito giornaliero medio supera i 4.500 veicoli, per un totale annuo nell’ordine degli 1,7 milioni di veicoli (1,732 milioni nel 2022). Ma le potenzialità sarebbero probabilmente superiori o, perlomeno, a parità di transiti questi potrebbero essere più fluidi, senza le lunghe soste dei mezzi pesanti nei piazzali (con motore obbligatoriamente acceso nel caso dei camion frigo e di conseguenza un impatto ambientale non secondario), soste dovute al fatto che le dimensioni attuali di alcuni Tir non consentono più il loro transito contemporaneo nei due sensi di marcia. In una recente dichiarazione, la presidente del Consiglio di amministrazione di Sitmb, Emily Rini, ha definito «una priorità il raddoppio del tunnel».

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