Montecatini Terme, bando deserto. Il Comune: ecco come sarà il nuovo bando
di Silvia Pieraccini
3' di lettura
«Il bando, così formulato, era insostenibile». Bastano le parole di Massimo Caputi, patron delle Terme di Saturnia, per capire perché è andata deserta la gara per affidare la gestione dello storico stabilimento termale Leopoldine di Montecatini Terme per i prossimi 20 anni (dal 2018 al 2037). Alla scadenza della mezzanotte del 7 dicembre scorso, nessuna offerta è arrivata alla società Terme di Montecatini spa, che fa capo per il 64% alla Regione Toscana e per il 36% al Comune di Montecatini. Dunque non si sono concretizzate le tre manifestazioni d’interesse presentate dal gruppo Qc Terme (famiglia Quadrio Curzio), da Terme di Saturnia (fanno capo al fondo americano York Capital e alla società di investimenti immobiliari Feidos) e dalla società locale Cubo; e la privatizzazione delle Terme di Montecatini, ritentata dai soci pubblici a distanza di oltre 16 anni, finisce per adesso in una bolla di sapone.
Per la città toscana che si identifica con l'attività termale, e che ai tempi d'oro attirava clienti da mezzo mondo, è il rinvio di un rilancio nel segno del benessere atteso da lungo tempo. Il bando prevedeva la ristrutturazione dell'affascinante stabilimento termale fatto costruire nel 1775 dal Granduca Leopoldo I di Toscana - i lavori per realizzare una piscina termale, progettati da Massimiliano Fuksas, si erano interrotti il 1 aprile 2011, cioè sette anni e mezzo fa, per mancanza di risorse - da completare entro 36 mesi, con un investimento stimato in circa 11 milioni; e il mantenimento dei dipendenti e dei relativi stipendi, sulla base di quanto previsto dal protocollo d'intesa sottoscritto tra Regione, Comune di Montecatini e sindacati il 18 gennaio 2018.
Il canone annuo alla base della gara era di 1,2 milioni, da scomputare in parte dal costo dei lavori. Il bando per l'affidamento della gestione delle Terme era stato prorogato più volte, da ultimo dal 7 novembre al 7 dicembre 2018. Adesso si fa incerto il futuro della società termale guidata dal febbraio scorso all'amministratore unico Alessandro Michelotti, che ha chiuso il bilancio 2016 con una perdita di 5,3 milioni. Nei primi nove mesi del 2017 la perdita è scesa a 2 milioni di euro. L'intenzione dei soci pubblici sembra quella di ritentare una nuova gara con meno vincoli. Con una nota, la direzione generale delle Terme di Montecatini informa che sono arrivate “proposte con osservazioni” da parte di soggetti interessati, che però non risultano in linea con le clausole previste, e che «la società si sta adoperando per recepire le osservazioni pervenute e indire a breve una nuova gara».
La nuova gara, spiega Ennio Rucco, assessore al Bilancio del Comune di Montecatini, sarà bandita tra poche settimane e ricalibrata su due fronti: gli investimenti previsti per completare i lavori, che salgono da 11 a 20 milioni, e la durata della concessione, che proprio per consentire l'ammortamento sarà allungata a 30 anni. «Il problema del bando attuale per lo stabilimento Leopoldine era la sostenibilità economico-finanziaria – spiega Rucco – con gli aggiustamenti che la società si prepara a introdurre ci aspettiamo risposte positive». L'obiettivo dell'Amministrazione comunale è proprio quello di ripartire dalle Leopoldine per ridare slancio al comparto: una volta completati i lavori e riaperto lo stabilimento-simbolo di Montecatini, la speranza è che anche gli altri stabilimenti (Tettuccio, Excelsior, Tamerici, Redi) trovino una nuova vita.
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