Napolitano, Monti: «Nel 2013 fu implorato dai partiti per secondo mandato»
L’ex premier: «La scelta di conferirmi il mandato nel 2011 ha registrato la più grande maggioranza in Parlamento. Il mio governo tecnico non ha alimentato il populismo»
di Andrea Carli
I punti chiave
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Mario Monti è stato presidente del Consiglio dei ministri dal 16 novembre 2011, dopo aver accettato dall’ex presidente Giorgio Napolitano, scomparso ieri, l’incarico di formare un nuovo esecutivo. Il suo governo è rimasto in carica fino al 27 aprile 2013. Intervenuto questa mattina alla trasmissione “Amici e Nemici - l’informazione della settimana” su Radio 24, trasmissione condotta da Lucia Annunziata e Daniele Bellasio, Monti ha raccontato il “suo Giorgio Napolitano”, ovvero quell’esperienza di governo tecnico vista con gli occhi di uno dei principali protagonisti.
E alla domanda se considerasse Napolitano una figura divisiva nella recente storia della Repubblica, Monti ha subito chiarito come la pensa. «Distinguerei tra le polemiche politiche che sempre esistono ed esisteranno e che animano le nostre democrazie e i comportamenti effettivi».
«La scelta del 2011 ha registrato la più grande maggioranza in parlamento»
«L’uomo che più rappresenta il cambio di passo che Napolitano prese dopo la crisi del 2011», come ha ricordato Annunciata durante la trasmissione, «parlando oggi del presidente Napolitano» ha sottolineato che « i fatti sono stati di adesione alla sua impostazione. Napolitano è stato criticato e da alcuni viene criticato anche oggi per avere esercitato i poteri che la Costituzione gli conferiva in momenti drammatici per la vita del Paese. La soluzione che lui, avendo accolto le opinioni dei diversi partiti, ha prospettato al parlamento attraverso il conferimento dell’incarico (di creare un nuovo governo, ndr) al sottoscritto nel novembre del 2011, ha avuto come riscontro da parte dei parlamentari - ecco i fatti, i voti - la più grande maggioranza al momento della fid ucia che un governo abbia mai avuto nella Repubblica italiana. Questo era un record allora, e lo è ancora oggi».
«Nel 2013 i partiti hanno implorato Napolitano di accettare il secondo mandato»
E ancora: «Secondo fatto - ha continuato Monti -: nel 2013 i partiti, compresi quelli che guidati da personalità che qualche volta avevano contestato Napolitano, mi riferisco al partito di Silvio Berlusconi, hanno implorato Napolitano di accettare per la seconda volta il mandato presidenziale. Se si fosse trattato di “golpe” o di manovre oscure...».
Governi tecnici? Monti: «Nel 2011 lo Stato stava per andare al default»
Mario Monti ha avviato il decennio dei “governi tecnici”, ovvero di premier nominati dal Capo dello Stato, segnando un cambiamento di passo, in linea con la Costituzione. Una scelta che ha determinato un risentimento in una fascia della popolazione. Monti rifarebbe la scelta fatta nel 2011? «Ovviamente sì. Oggi è facile discettare - ha ricordato Monti -, ma in quel momento la casa stava per bruciare, lo Stato stava per andare al default. Tutte queste sono disquisizioni interessanti, ma abbastanza futili».
«Il mio governo tecnico non ha alimentato il populismo»
«Non condivido minimamente la tesi secondo la quale quegli anni di politica assolutamente costituzionale, sempre con l’approvazione del parlamento, ma un po’ più necessariamente dura che nella scialba tradizione italiana, io contesto che siano stati quegli anni ad alimentare il populismo. Il populismo - ha continuato Monti - , e per esempio la grande vittoria dei Cinque Stelle nelle elezioni 2013, è stato alimentato soprattutto dal fatto che i partiti, che per un anno, sentendo la pressione di quella situazione, avevano sempre votato in modo libero e responsabile, poi al momento delle elezioni hanno come dire voluto nascondere le proprie tracce, e criticare quelle cose che avevano invece votato».
«Napolitano mi ha scelto perché serviva qualcuno sapesse dialogare con l’Ue»
Monti, economista di stampo liberale, allora presidente della Bocconi, è stato scelto da Napolitano, ex comunista. «Perché lui abbia fatto questa scelta, ahimé bisognerebbe chiederlo a lui ma l’ha motivata in varie occasioni - ha spiegato Monti - In quel momento probabilmente occorreva che prendesse la guida del governo italiano qualcuno che capisse qualcosa di questi problemi, che sapesse dialogare con l’Europa, tenendo la testa alta ma dialogando e portando a risultati anche di cambiamenti delle politiche europee, come avvenne. È stato di grandissimo sostegno, per me e per i miei colleghi di governo, avere questa sua guida a largo raggio, ma è sempre stato sempre rispettoso delle prerogative distinte tra il presidente della Repubblica e quello del Consiglio, e nei contenuti delle decisioni - naturalmente ne abbiamo discusso - è sempre stato rispettoso delle nostre scelte e decisioni. E sono estremamente grato per tutto questo».
«Oggi il nostro rapporto con l’Europa è migliorato rispetto al 2011»
Nel 2011 Monti è entrato sulla scena della politica italiana perché l’Italia aveva un problema con l’Europa. Ce l’ha ancora? «Siamo certamente meglio del 2011 - è stata la risposta del senatore a vita -. Anche perché con quella crisi allora e successivamente il modo di governare l’economia europea, e la moneta, è cambiato, e in meglio. Siamo un Paese che non solo tollera di avere un grande debito, ma crede di fare cosa buona dal punto di vista sociale con misure che alimentano questo debito chiudendo gli occhi propri e degli elettori sul dopodomani».
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