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Alessandra Zinno è il direttore generale dell’Autodromo di Monza. Prima (e unica al momento) donna nel panorama dei circuiti, «un mondo non ancora pronto a non interrogarsi sul genere di chi lo gestisce, tradizionalmente legato a un altro tipo di normalità», commenta lei. Un’innovazione per il più antico impianto, costruito nel 1922, dove ancora si corre un Gran Premio di F1, con 38 dipendenti e 32 milioni di fatturato (nel 2021). Nata a Roma, una carriera dal 1988 all’interno di Aci, l’Automobile Club d’Italia azionista al 90% della società che gestisce l’autodromo (Sias), Zinno approda alla guida del circuito nel 2020, in un contesto complesso, in piena pandemia.
Quali sono le sfide che si è trovata ad affrontare?
Abbiamo sfruttato il periodo di fermo macchine per riorganizzarci e ragionare su un posizionamento del circuito come un organismo vivo, non aperto solo una volta all’anno, con l’evento per il quale abbiamo più visibilità: il Gran Premio d’Italia, che rimane la nostra fonte più importante di introiti. Qui le aziende vengono per fare i test su pista. Abbiamo inoltre congressi ed eventi aziendali. Su queste basi abbiamo lavorato per consolidare l’offerta commerciale e sportiva. E razionalizzare i processi, fondamentali in un’azienda con interessi pubblici come la nostra.
Quali azioni ha deciso di mettere in campo?
Non abbiamo più chiusure stagionali. Cerchiamo di vendere il nostro prodotto, che è un circuito iconico all’interno di un parco. Abbiamo riprogettato le visite e i tour, lanciati a fine 2021 e affidati a un’azienda interna, con nostre risorse: collaboratori che hanno vissuto in prima persona la storia di questo circuito, capaci di dare un’ impronta di personalizzazione. Entro fine anno puntiamo a raggiungere i 12mila visitatori: età media 39 anni. Non pensavo di riscontrare tutto questo interesse. Un’altra linea di azione è un deciso cambio di passo sulla sostenibilità ambientale con attenzione al risparmio e alla diminuizione dell’uso di plastica. Insieme alla F1, che ci sollecita, abbiamo lavorato sulla dematerializzazione dei documenti. Adottiamo Criteri ambientali minimi nelle procedure di approvvigionamento. Abbiamo partecipato a un bando regionale per il restauro boschivo e il ripristino di aree verdi. Abbiamo firmato un accordo con BrianzAcque per portare l’acqua pubblica nel circuito. Abbiamo riallacciato i rapporti con Scuola di agraria, all’interno del parco.
L’ultimo GP d’Italia, a settembre, è stato il primo senza restrizioni Covid.
Sì e le presenze hanno superato le 330mila unità. Avevamo un record di 200mila persone nel weekend del 2019, per fare un confronto, con 125-130 milioni di impatto sul territorio. C’è stata una risposta massiva da parte dei tifosi. La presenza del presidente Sergio Mattarella poi per noi è stato il suggello più importante del valore di questo record.
Come avete festeggiato il centenario del circuito?
Tra le diverse iniziative, abbiamo emesso una moneta celebrativa e un francobollo con annullo postale, e li abbiamo esposti. Durante il GP sono stati i due luoghi più visitati, insieme all’esposizione di auto storiche. Mentre Monza 100 – Il podcast dell’Autodromo è stato un successo: c’è il desiderio di vivere questa esperienza immersiva fisica e di narrazione. La nostra storia fa parte della storia d’Italia.
Quali sono i progetti futuri per questo luogo?
Proseguiremo l’ammodernamento previsto dal nuovo masterplan, con gli adeguati investimenti. Tra le priorità: viabilità (con i sottopassi), rinnovamento del manto di asfalto della pista e delle tribune, gestione delle acque, nuovi spazi espositivi, recupero di pezzi storici, come la curva sopraelevata che ha il valore di un monumento nazionale: uno spettacolo unico che solo Monza può offrire. Mi immagino, per un domani, un autodromo che sappia attrarre un pubblico di età e sensibilità diverse. Anche per questo ho voluto creare un’area organizzativa che si chiama Innovazione ed Heritage: il futuro parte dalla storia.
Siete sbarcati anche nel metaverso, come è andata?
L’anno scorso abbiamo ragionato sugli Nft: siamo stati il primo autodromo al mondo a lanciarli, per parlare a un pubblico diverso, di collezionisti digitali. Il metaverso è stata l’evoluzione. Abbiamo individuato le startup cui abbiamo realizzare il circuito virtuale (Rocket Dreams e Nfactory, ndr). Abbiamo lanciato una gara, a cui si sono iscritti 230 piloti nei giorni del GP d’Italia: è stato un successo. Tutto ciò è anche una riflessione su accessibilità, inclusività, assenza di barriere, nonché una sperimentazione su cui lavoreremo anche in termini commerciali, con potenziali sponsorizzazioni. Anche questo è un modo per avvicinarci a un nuovo pubblico.
Anche femminile?
Registriamo una maggiore attenzione da parte del mondo femminile, anche in termini di visite. In fondo oggi come oggi non è più una questione di genere,
ma di passione.
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