ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùDopo la scomparsa del boss

Morte di Messina Denaro, le reazioni. Salvini: «Pietà cristiana, ma non riesco a dire che mi dispiace»

Per il fratello del giudice Salvatore Borsellino il silenzio del boss non ha aiutato a chiarire i rapporti Stato-mafia. Il sindaco di Campobello: speriamo non ci siano suoi successori

3' di lettura

Diversi gli interventi di politici e familiari di vittime della mafia sulla morte di Mattero Messina Denaro. Il vicepremier e ministro Matteo Salvini ha detto in un post su Instagram: «La preghiera non si nega a nessuno. Ma non riesco a dire che mi dispiace».

Nicola Di Matteo, fratello di Giuseppe, il bambino strangolato e poi sciolto nell’acido su ordine derllo stesso Messina Denaro e di Giovanni Brusca, ha commentato: «Ancora devo metabolizzare la notizia. Con sé si porta dietro tanti segreti. Ero certo che non avrebbe collaborato». Nelle ore immediatamente successive all’arresto del padrino di Castelvetrano, avvenuto lo scorso 16 gennaio a Palermo, Di Matteo aveva spiegato: «Mi auguro che possa vivere il più a lungo possibile per avere una lunga sofferenza, la stessa che ha imposto a mio fratello, un ragazzino innocente». Oggi la notizia della fine del capomafia nell’ospedale de l’Aquila dove era ricoverato da agosto non gli provoca «nessun sollievo». «Da credente non avrei potuto augurargli la morte. Non si può augurarla a nessuno se si ha un po’ di umanità, ma se fosse rimasto in vita sofferente avrebbe forse capito il dolore enorme che ci ha inflitto». Ai magistrati che lo interrogarono lo scorso febbraio Matteo Messina Denaro, a proposito dell’omicidio del piccolo Di Matteo, spiegò: «Una cosa fatemela dire: forse è la cosa a cui tengo di più. Io non sono un santo, ma con l’omicidio del bambino non c’entro». Ma per Nicola Di Matteo «il perdono è impossibile». «Sono tutti imperdonabili. Tutti. Lo sono per mia madre soprattutto, ma anche per me», dice. Oggi, come nel giorno dell’omicidio del fratello, il dolore si rinnova. «Non sono belle giornate, ancora una volta alla mente vengono quei giorni terribili. È una ferita che si riapre sempre, un segno che rimane a vita. Era un bambino, solo un bambino...».

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L'ex pm di Palermo Ingroia: è morto un “latitante di Stato”

«È la chiusura di un’epoca e di una stagione che è stata tra le più terribili del nostro Paese. La stagione delle stragi, della trattativa, della compenetrazione tra mafia, associazioni, servizi segreti deviati, complicità. Matteo Messina Denaro, più di qualsiasi altro latitante, più ancora di Riina e Provenzano, si può definire per quello che è emerso, per le coperture di cui ha goduto, un ’latitante di Stato’. Quindi con la sua morte si chiude certamente quella stagione e si perde una opzione in più di sapere la verità su quella terribile stagione». Lo ha detto l’ex pm di Palermo Antonio Ingroia, commentando la morte di Matteo Messina Denaro.

Salvatore Borsellino: la sua cattura non ha chiarito i rapporti Stato-mafia

«È morto un criminale. Secondo me la sua cattura non è stata un successo dello Stato, ma una resa a fronte della sua malattia. Ha preferito farsi curare dallo Stato piuttosto che curarsi nella latitanza. Purtroppo, essendo laico, non posso neanche sperare in una giustizia divina. Questa sua latitanza è stata una vergogna per lo Stato, come lo sono state le latitanze di Bernardo Provenzano, di Totò Riina». Queste le parole di Salvatore Borsellino, fratello del giudice Paolo, a commento della morte di Matteo Messina Denaro. «Vengono catturati nel momento in cui cambia qualcosa e viene meno in qualche maniera il loro sistema di protezione - ha aggiunto -. Purtroppo questa cattura non ha portato a nessun contributo nella ricerca di verità e giustizia e sui segreti che si porta, soprattuto sui rapporti tra mafia e Stato».

Il sindaco di Campobello di Mazara: speriamo non ci siano suoi successori

La morte di Matteo Messina Denaro «è la fine di un percorso di vita terrena che tutti si aspettavano da un giorno all’altra. Ma è, soprattutto, un senso di definitiva liberazione di questa parte di Sicilia, che purtroppo ha pagato un prezzo altissimo. Speriamo che si possa voltare pagina». A dirlo è Giuseppe Castiglione, il sindaco di Campobello di Mazara (Trapani), il paesino in cui Messina Denaro abitava prima del suo arresto. «È stata una cappa che ha messo in ginocchio l’economia, il popolo - dice -. Ora che il giorno è arrivato - aggiunge -speriamo non ci siano successori di Messina Denaro e che lo Stato possa continuare a garantire una ripartenza di questa fetta di territorio martoriata e messa in ginocchio».

Il sindaco di Milano Sala: speriamo la sua figura non venga mitizzata

Sulla morte del boss mafioso Matteo Messina Denaro «al di là della pietà cristiana posso dire che è stato un personaggio tragico nella storia italiana. Spero che queste figure non vengano mai mitizzate e vengano prese nel senso giusto, cioè che sono una sciagura per la nostra società». Lo ha detto il sindaco di Milano Giuseppe Sala a margine della Giornata della Trasparenza organizzata da Città Metropolitana con Libera. La lotta alla mafia secondo il sindaco «non è mai finita e bisogna proseguire, meglio se con alleati forti e convinti e vicini, come Libera, don Ciotti e tutto il mondo che con noi è sempre pronto a combattere la mafia».

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