Morti a Corinaldo, una conseguenza prevedibile dell’uso dello spray
Depositate le motivazioni delle condanne per i sei morti nella discoteca. Gli imputati erano consapevoli delle conseguenze del loro gesto
di Patrizia Maciocchi
I punti chiave
2' di lettura
L’uso dello spray è stato consapevole. E chi lo ha utilizzato o ha approfittato dell’uso che altri ne avevano fatto, era consapevole che la diffusione della sostanza urticante avrebbe provocato delle lesioni ed ha accettato l’evento. Queste le motivazioni alla base della sentenza con la quale la Cassazione, lo scorso 12 dicembre, ha confermato le condanne a carico di sei giovani del modenese, la cosiddetta “banda dello spray”, per accuse che vanno dall’omicidio preterintenzionale all’associazione per delinquere. I fatti risalgono al 2018, quando nella notte tra il 7 e l’8 dicembre nella discoteca “Lanterna Azzurra” di Corinaldo, in provincia di Ancona, morirono 6 persone: cinque ragazzi e una donna di 39 anni, nel crollo di una balaustra. Un cedimento dovuto alla calca scatenata dal panico dopo che nel locale era stato spruzzato uno spray al peperoncino. Per i giudici di legittimità una conseguenza “ampiamente prevedibile”, dovuta ad una «specifica situazione di pericolo determinata dalla condotta intenzionale degli imputati che, consapevolmente», in diverse forme, «avrebbero partecipato all’utilizzo dello spray proprio per innescare una situazione di confusione generalizzata, strumentale alle condotta predatorie poi effettivamente poste in essere».
Il nesso tra l’azione e l’evento
Conclusioni raggiunte, ad avviso della Suprema corte, con ragionevole certezza dai giudici di secondo grado. Per la Cassazione chiaro il nesso tra l’azione e la morte delle persone, «se non fosse stato utilizzato a fini lesivi lo spray urticante, non si sarebbe creata una situazione (incontrollabile) di panico generalizzato - si legge nella sentenza depositata oggi - le vittime non sarebbero state costrette a fuggire e a percorrere la rampa dell’uscita di sicurezza». E non ci sarebbe stata «la presenza di una massa di persone pressante sulle balaustre. L’evento, quindi, non si sarebbe verificato». Un panico che, una volta innescato, è stato impossibile controllare. Quanto alle pene inflitte agli imputati, tutte comunque vicino ai minimi previsti per i reati contestati, ha pesato la considerazione che i ricorrenti, malgrado la giovane età , fossero dediti in maniera stabile, professionale e costante alla commissione di reati. A questo si sono aggiunte le circostanze, la modalità della condotta e «la riprovevolezza dei fatti (posti in essere in ambienti frequentati da giovani e giovanissimi in momenti di svago)». E, naturalmente le gravissime conseguenze.
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