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Morto Alfredo Cerruti, anima degli Squallor: inventò il rock demenziale

A 78 anni scompare il produttore discografico e autore Tv. Colonna della Cgd anni Settanta, fu compagno di Mina e partner di Renzo Arbore a «Indietro tutta!»

di Francesco Prisco

Alfredo Cerruti ai tempi della sua relazione con Mina

3' di lettura

C’erano una volta quattro serissimi insider dell’industria discografica italiana degli anni Sessanta e Settanta. Gente colta e di gusti raffinati. Di giorno qualcuno di loro scriveva testi per Massimo Ranieri, qualcuno componeva musiche per Little Tony, qualche altro regalava hit internazionali a Tom Jones, qualche altro ancora aveva una relazione con Mina.
Di notte s’incontravano e dissacravano amorevolmente quanto di serio avevano potuto fare fino a un minuto prima. Chiudendosi in uno studio di registrazione e sfornando pezzi a base di turpiloquio come ’O camionista, Berta, Non mi mordere il dito e soprattutto l’incontenibile Cornutone.

Cerruti con Caterina Caselli

Tra la musica e gli show di Renzo Arbore

È l’anti-storia della musica leggera di casa nostra o, se preferite, la storia degli Squallor, primo gruppo rock demenziale d’Italia. E, al centro di quel progetto, c’era Alfredo Cerruti, produttore discografico, attore, autore tv, ma soprattutto fondatore della band, scomparso all’età di 78 anni. Napoletano, molto noto negli ambienti dello spettacolo, aveva avuto anche una relazione con Mina a metà degli anni Settanta, durata tre anni. È stato, specie con Renzo Arbore, anche un apprezzato e ironico autore televisivo: aveva collaborato tra l’altro ai testi di Indietro Tutta! ed era stato voce del professor Pisapia e una delle due voci dello sketch Volante 1 a Volante 2 (l’altro era Arnaldo Santoro). Ha firmato assieme ad altri le edizioni 1998-1999 e 1999-2000 di Domenica in.

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Cerruti (a destra) con Mario Marenco (Ansa)

E Pisapia (futuro sindaco) protestò con Arbore

«Starà nei cieli a guidare la sua Volante». Così Arbore ha commentato la notizia. «Aveva un talento incredibile nello scovare gli altri talenti: persone come Gigliola Cinquetti o i Pooh furono sue scoperte», prosegue Arbore che sottolinea l’importanza di Cerruti come discografico, non solo come autore televisivo. «È stato un grande direttore artistico alla Cbs, alla Cgd e poi alla Ricordi», aggiunge. Quanto agli Squallor, le loro erano «canzoni che dissacranti era dir poco» ma che «nella cultura degli anni Settanta esprimevano libertà. Per lo sketch del professor Pisapia mi telefonò un giorno - racconta ancora lo showman - Giuliano Pisapia, che poi è stato sindaco di Milano. Per le scale dell’Università Statale lo sbeffeggiavano. Mi disse: “Chiamo io o chiama lei?” E mi pregò di cambiare nome al personaggio».

Aveva un talento incredibile nello scovare talenti: Gigliola Cinquetti e i Pooh furono sue scoperte

Renzo Arbore

La prima ghost band del mondo

Ma la sua creatura prediletta erano comunque gli Squallor, prima band di rock demenziale in Italia (gli Skiantos nasceranno nel 1975) e in tutta probabilità prima ghost band del mondo. Perché nel 1972, due anni prima dei Residents e con un lustro di secolo d’anticipo rispetto ai Gorillaz, nei negozi di dischi di Roma, Milano e Napoli ci si chiedeva chi si nascondesse dietro lo sboccatissimo complesso autore dell’album Troia, omerico ma non troppo. La risposta? Quattro colonne portanti della Cgd, gloriosa etichetta discografica milanese di Ladislao Sugar: accanto a Cerruti, il chitarrista e compositore Totò Savio, i parolieri Daniele Pace e Giancarlo Bigazzi. Gli Squallor non avevano un’entità fisica: non facevano concerti, né interviste in tv. Gli Squallor erano un mistero buffo, ma nessuno si sarebbe mai sognato di insignirli di un Nobel per la letteratura.

Gli Squallor in una foto d’epoca

Gli Squallor come dopolavoro

Erano il divertissement notturno di quattro professionisti della musica che si erano trovati un secondo lavoro che completava il primo: in dischi come Pompa, Tromba o Tocca l’albicocca finivano spesso le parodie di temi, figure e figuri della musica leggera italiana: «Noi frequentavamo i cantanti – rivelerà Cerruti nel film del 2012 Gli Squallor di Michele Rossi e Carla Rinaldi - che sono i peggiori scassa-cazzi mondiali. E ci sfogavamo contro di loro». La formula ha successo e il successo li porta al cinema: con Ciro Ippolito, regista di tanti b-movies anni Settanta, realizzano i film cult Arrapaho e Uccelli d’Italia. Caro Alfredo, avevi proprio ragione: «’O tiemp’ se ne va». I tuoi Squallor erano la coscienza del Paese. Spesso sporca. Leggi il testo di Mi ha rovinato il ‘68 e non puoi non convenire: «Generazione maledetta la mia/ noi siamo ancora l’Italia che scia/ verso il domani, verso il non si sa/ perché fa rima con la libertà». Amen.

Per approfondire

Addio a Mario Marenco, il Riccardino degli show di Renzo Arbore

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